bet, beth, beith

2. Bet. La Vergine Madre

Forma

Nome

Numero

Parole con la Bet

Corrispondenze della Lettera Bet

divisore

 

Forma

 

Ideogramma

beth
Lettera dell’alfabeto fenicio o protocananeo

Nella lingua fenicia, il suo significato era “casa” e anche l’ideogramma sembra sia derivato da un pittogramma dell’Età del bronzo che rappresentava una casa. 

Il geroglifico egizio disegna un rettangolo con un’apertura in basso, centrale,  rappresentando il piano di una casa con la porta sul davanti.

L’ebraico del Sinai mantiene lo stesso ideogramma, ma con l’apertura davanti spostata a sinistra.

Nell’ebraico moderno l’apertura è sul lato sinistro e, talvolta,  Bet riceve il daghesh, praticamente un punto il cui nome deriva dalla radice דג dag che significa pesce. Simbolicamente esso rappresenta il principio della vita, per cui si dice che la Bet con il daghesh sia incinta.

Funzionalmente, il daghesh si usa per differenziare la fonetica della lettera, da V (forma base) a B (con daghesh). 

Nelle Scritture, però, i caratteri ebraici sono solo nella loro forma base, non vi sono né Daghesh né Niud (vocali), entrambi inseriti solo in tempi relativamente recenti dai Masoreti.

Nella lingua latina, l’ideogramma fenicio ha dato origine a due grafemi diversi: la V che simboleggia i genitali femminili, e la B che simboleggia la donna fecondata, rappresentando le due mammelle, oppure le mammelle e il pancione. 

 

L’Uovo

La lettera Bet individua, nella sua forma, la femminilità intesa come contenitore della vita, perciò essa è l’archetipo dei recipienti.  La forma più primitiva e fisiologicamente adatta ad indicare questo archetipo è l’uovo.

A parte il fatto di suggerire una certa perfezione e pienezza, l’uovo rappresenta una verità universale: qualsiasi forma di vita complessa, per svilupparsi, ha bisogno di un involucro che lo isola dal mondo esterno.

Dunque, Bet, è l’uovo inteso come guscio, è il contenente, mentre il contenuto è Alef. Il contenuto non può esistere senza contenente: senza Bet, l’Alef non può sussistere. Al contrario, però, il contenente esiste anche senza il contenuto, essendo semplicemente vuoto.

Rispetto ad Alef, che rappresenta il principio della mobilità, Bet è il principio della fissità. Ciò che è contenuto, racchiuso, dura nel tempo, resta a lungo, ma non per sempre. Bet permette all’Alef di rallentare la sua trasformazione assumendo una certa sussistenza, ma non può arrestare del tutto i suoi mutamenti. Perciò, prima o poi, Alef uscirà dall’involucro che non sarà più in grado di contenerlo. 

Così, Bet divide il principio vitale in due, nascita e morte, inizio e fine, causando, appunto, il dualismo vivo-morto.

Nelle Scritture, uovo si dice בֵּיצָה betsah, un sostantivo femmile (come si evince dalla He finale) che ha la radice Bet-Tzade, come la parola בּוּץ buts che, invece, è un sostantivo maschile tradotto come bisso, cioè un lino fine, pregiato, con cui si fanno le vesti. Gli abiti che indossiamo sono il guscio che ci protegge dall’esterno, dal sole, dal freddo, ma sono anche simbolo dell’apparenza con cui preserviamo la nostra interiorità.

La parola בֹץ bots, a sua volta, è un sostantivo maschile che significa fango, da cui deriva il sostantivo femminile בִּצָּה bitstsah, che significa palude.

Dalla terra arida non nasce nulla, invece. dalla palude nascono le più svariate forme di vita, compresa quella umana. Naturalmente, questo habitat paludoso e fangoso è l’archetipo della femminilità e del suo organo materiale: l’utero.

Così Bet, in qualità di archetipo dei recipienti, ricorda l’idea della gestazione, l’uovo, l’utero, il femminile, la palude, l’involucro che separa dal mondo permettendo la maturazione e, soprattutto, l’origine di ogni capacità di ricezione (Qabalah).

Bet è un recipiente chiuso da tre lati (Alto, Basso, Destro) e aperto da un lato (Sinistro).

Vi sono varie speculazioni a riguardo:

  • Un recipiente chiuso da tre lati – Est, Sud, Ovest – e aperto da lato sinistro o lato Nord. Da questo lato, provengono le forze negative (credenza radicate anche nelle culture orientali). Così, si dice che Bet sia aperta a sinistra per dare la possibilità al male di entrare, permettendo il libero arbitrio. In questo caso, Bet è “La casa dalla scelta”.
  • Bet indica anche i due possibili modi di conoscere Dio: quello rivelato (aperto) e quello esoterico (chiuso). 
  • Bet insegna che la nostra bayit (casa) deve essere aperta agli ospiti.

A tali disquisizioni mi sento di aggiungere la mia personale ed ignorantissima opinione: Bet è la bocca dell’Oroboro, il serpente che si morde la coda, le ultime lettere dell’Alefbet. Inoltre, rappresenta la Luna crescente, perciò è aperta a sinistra. 

 

Bet è una Resh su una base

Bet è la prima lettera della Torah, che inizia con la parola בראשית bereshit, che significa “in principio”, o “per prima cosa”. 

Essendo l’ebraico una lingua agglutinante, Bet è prefissa alla parola ראשית reshit in qualità di preposizione e significa “in, dentro, con”.

Sarà pure un caso, ma quando si dice che la fine è nel principio e si vuole una dimostrazione tangibile, non c’è niente di meglio di questa prima parola delle Scritture: le lettere che seguono Bet, prima lettera della Torah, sono proprio Resh Shin e Tau, le ultime dell’alfabeto ebraico. 

Certo, c’è quell’Alef. Se la togliessimo, ciò che abitualmente viene tradotto come “in principio”, potrebbe essere tradotto come “nella  rete”, perchè רשת reshit significa rete. Questa rete è la struttura dell’esistenza.  

La parola ראש rosh, Nome della lettera Resh, significa testa, capo e, per estensione, il principio, l’inizio. Ecco che iniziamo a intravedere una sottile linea di connessione tra la lettera Bet, che è l’inizio della Torah, e la lettera Resh.

Il sostantivo maschile בֹּר bor indica la liscivia o potassa, cioè l’acqua mescolata con le ceneri bruciate di piante contenenti potassa, usata un tempo come sapone per il bucato. Il significato generico è quello di pulire, purificare.  

Il verbo בָּרָא barà significa creare, modellare. Siamo soliti immaginare Dio che modella la creta o del fango e, in effetti, abbiamo visto come il fango e la palude abbiano a che fare con la Creazione. 

Tuttavia, Dio crea l’universo, compiendo un gesto ben più violento: ברא barà significa modellare tagliando, come ad esempio sbucciando una canna per scrivere, o un bastone per farne una freccia. 

Nel libro di Daniele בָּרָ֤א barà o בָּרָ֗ bar vengono tradotti come campo (Daniele 2:38 4:12 4:15), riferendosi precisamente al campo di grano, come troviamo in Genesi (Genesi 41:35, 41:49, 42:3, 45:23) e in  Giobbe 39:4. Il grano, dopo il raccolto, deve essere separato dalla crusca.

In aramaico, la parola bar בַר significa figlio e corrisponde all’ebraico בן Ben, che condivide la stessa radice con il verbo בִּין bin, che significa discernere, che può essere anche la preposizione בֵּין bayin che significa tra, indicando un intervallo, uno spazio che separa due cose.

Creare in senso biblico, significa selezionare, purificare, separare. 

dea madre rinvenuta a willendorf austria
Statua della Dea Madre rinvenuta a Willendorf, Austria

Ricordi le antiche statue della Dea Madre? Non è che le donne ai primordi fossero tutte delle grasse matrone e che l’uomo sia geneticamente attratto dai sederoni a materasso. Macchè. E’ solo che la materia prima, la materia grezza, è “materia tanta” che ha bisogno di essere lavorata, purificata, selezionata.

Del resto, Dio è Tutto. Anzi, essendo infinito era pure troppo. Così, nell’Infinito del suo Tutto, Dio ha scelto: si è separato in due, si è tagliato via un pezzo. Tanto Lui è infinito, che gli cambia: per Lui non era che polvere…  Con il pezzo non più infinito ha fatto la sua Creazione, finita, compiuta.

Essendo Tutto, Dio non ce l’aveva la fanga da modellare perché aveva solo se stesso. E mica Dio può essere fanga: Egli è eterno, imperituro. Dio è roccia.  La fanga, cioè la sua polvere mescolata con l’acqua, è la sua Creazione: la Terra. 

Nelle Scritture, l’aggettivo בְּרִי beri significa grasso, ma questa parola identifica anche un discendente della tribù di Asher, legata al simbolo dell’ulivo e all’olio. 

Se senti l’acquolina in bocca pensando alla sublime cucina mediterranea, hai colto nel segno. Il sostantivo femminile בִּרְיָה biryah significa proprio cibo, e il verbo בָּרָה barah  significa mangiare. Quando mangiamo, il nostro organismo seleziona i nutrienti per assimilarli, separandoli dalle scorie. Naturalmente, è anche importante scegliere cosa mangiare per non intossicarsi.

La parola בַּרְבֻּר barbar nelle Scritture è un sostantivo che indica dei capponi o oche, insomma, del pollame ingrassato. Da qui deriva anche il sostantivo “barbaro”, utilizzato ai tempi degli antichi greci e romani per indicare popolazioni straniere, ritenute grezze e selvagge, non raffinate.

Ma torniamo alla Creazione, בְּרִיאָה beriah, un sostantivo femminile che indica una cosa creata. 

Spostando la Yod otteniamo בְּרָאיָה Berayah, che nelle Scritture è un nome proprio di persona maschile. Magari ti aspetti che sia un discendente della tribù di Asher, e invece no. È un discendente di Beniamino. 

Beniamino בִּנְיָמִין è il figlio più giovane di Giacobbe da cui discende l’omonima tribù di Israele. Il suo nome significa letteralmente “figlio della mano destra”. 

Il sostantivo femminile יָמִין yamin indica, appunto, la mano destra, ma anche il lato destro e il sud, o la direzione verso sud. Ma la parola Yamin, non ricorda la parola Gemini?

Berayah בְּרָאיָה significa letteralmente Yah ha creato, dove Yah sta per Dio. Dunque, Dio ha creato dei figli gemelli. 

La medesima radice Bet-Nun forma anche la parola בִּינָה binah, un sostantivo femminile che indica la comprensione, l’intelligenza, l’intelletto e che è anche il nome della terza Sefirah dell’Albero della Vita.

Spostando la Yod, si ottiene la parola בִּנְיָה binyah, che è un altro sostantivo femminile ma indica una struttura, un edificio, come una casa. La parola בָּנָה banah, invece, è il verbo “costruire”.

Binah è la Colonna a sinistra sull’Albero della Vita, non la destra. 

Se la destra è a sud, la faccia è a est, il posteriore è a ovest, la sinistra è a nord e se il figlio di Dio siede alla destra del padre, chi c’è a sinistra?

          
Nome

 

בַּת Bet – La figlia

Il sostantivo femminile בַּת bath significa figlia. Essendo la figlia una giovane donna, essa è anche vergine. Perciò si dice che Bet, la figlia, è la Vergine di Israele.

La parola che indica una giovane ragazza vergine è בְּתוּלָה Betulah, che è anche il Nome ebraico del Segno Zodiacale della Vergine. Verginità, invece, si dice  בְּתוּלִים Betulim.

Foneticamente, בְּתוּלִים Betulim è simile al nome della città di Betlemme, che però si scrive בית לחם Beit Lahem, che significa letteralmente Casa del pane, dove il pane indica il cibo in generale. 

Tuttavia, il nome Betlemme può essere scomposto anche in בְּתוּלה Betulà אם Em, che significa Vergine Madre, ed essa è intesa come Materia Prima, grezza, non ancora raffinata, non ancora purificata.

בַּת Bat – La Misura

La parola בַּת Bat  è anche un sostantivo maschile che indica una misura utilizzata per i liquidi. In Siriaco, con questa parola si indicava uno strumento per la spremitura delle olive. In qualità di misura, il בַּת Bat, serve a definire, a misurare, a confrontare.

La misurazione in sè indica la fine, così il sostantivo femminile בָּתָה bathah è esattamente la fine, intesa sia come sterminio e distruzione, sia come burrone, precipizio, baratro. 

 

בֵּית Bait  – La Casa e il Tempio

Abbiamo visto che l’archetipo di Bet è quello del recipiente, del contenitore, dell’involucro. In qualità di Casa, Bet è la Materia intesa come Dimora dello Spirito.           

La dimora, luogo in cui si abita, è intesa come interiorità, il ritiro nel guscio che, isolando, permette lo sviluppo. Tuttavia, un lato della Bet è sempre aperto: non si è mai davvero isolati. Di solito questo rasserena, mentre la solitudine e l’isolamento spaventano. Se ciò è di conforto, benvenga. Però, il fatto di non essere mai davvero isolati,  significa che  riceveremo sempre delle influenze esterne che ci condizionano e ci plasmano.

Siamo presi dentro una rete, siamo tutti interdipendenti, condizionati da ciò che ci circonda e dotati della possibilità di condizionare, se comprendiamo come funziona il gioco di intrecci di questa meravigliosa e terribile struttura chiamata esistenza. Per comprendere,occorre considerare che Bet ha a che fare con Binah, Sefirah dell’Intelligenza, a capo della Colonna di sinistra dell’Albero della Vita, e con la costruzione degli edifici.

In pratica, la testa è sede del cervello che a sua volta è formato da due emisferi che, grazie alla loro rete neurale, sono la dimora fisica di quella cosa astratta, eterea, intangibile e volubile chiamata pensiero. 

Permutando la parola בראשית bereshit si   ottiene בית אשר beit osher che, tradotto, significa Casa della Felicità.

Se aggiungiamo una He, che posta alla fine delle parole foma i Nomi e, solitamente indica il genere femminile, otteniamo il nome della dea אֲשֵׁרָה Asherah (Ishtar, Ashteroth o che dir si voglia), scoprendo che essa è, letteralmente, la dea della Felicità.

E’ sempre identificata come dea dell’amore, della fertilità, dell’abbondanza, bla bla bla. Invece, la Grande Dea dei nostri predecessori era la pura e semplice Idea di Felicità. La ricerca della Felicità non è forse lo scopo di ogni nostro desiderio, di ogni preghiera? Gli antichi ben sapevano che proprio lei è la Madre di tutto, Lei che, Velata, dimora nel Tempio.

La casa dell’uomo, בֵּית bait, può diventare un santuario, מִקְדָּשׁ migdash; Bet Ha-Mikdash è il Tempio di Gerusalemme. La differenza tra il valore numerico di mikdash (tempio, santuario 444) e bait (casa, 412) è 32, ovvero il valore numerico di cuore, לֵב  leb o  לְבַב lebab.

Ognuno di noi dovrebbe rendere la propria casa un tempio e trasformare la propria tavola in un altare.

 

בָּבָה Babah, la Pupilla

La Torah inizia con una doppia Bet, iniziali delle prime due parole: Bereshit Barah. 

Numericamente, 2 e 2 fa 4, oppure 22, come le lettere dell’Alfabeto ebraico. Letteralmente, invece diventa  בָּבָה  babah, un sostantivo femminile che significa “mela” ma non indica il frutto… si tratta della mela dell’occhio, la pupilla. 

La Creazione è la Pupilla del suo Creatore. 

Dalla stessa radice deriva il Nome בָּבֶל Babel, Babilonia, ma anche la Torre di Babele. Gli abitanti di Babilonia, i בּבְלִי Babeli, parlavano una sola lingua e non volevano  disperdersi, perciò vollero costruire una città con una torre. Ma Dio non voleva che fossero Uno, come Lui. Così, li disperse su tutta la terra e confuse le loro lingue. Da allora ci fu l’incomprensione.

 

Numero Due

Bet è la lettera della dualità, l’origine della pluralità. Essa rappresenta ogni coppia di opposti presenti nella Creazione.

L’esaltazione dell’aspetto positivo è la pretesa egoica di una sola metà di possedere tutta la verità.

L’aspetto negativo, separatore e isolante, viene superato solo quando si riconosce in esso il recipiente destinato a contenere l’unità.

Così il numero 2 sfida ogni definizione e dogma, poiché è un invito a sviluppare la facoltà della sapienza, l’unica in grado di apprezzare il paradosso insito nell’Esistenza divina, come nella Beth, le 2 linee superiore ed inferiore sono congiunte, in simbolo di alleanza.

Il Confronto

La forma della Bet rappresenta, con le sue due linee parallele orizzontali, divise e allo stesso tempo unite da quella verticale, la preposizione bên ûbên (tra… e tra), ovvero la capacità di differenziazione. 

Questo è il tratto intellettuale che genera Binah, comprensione, intendimento. Siamo in grado di comprendere, definire e misurare solo mediante confronto. 

La radice della parola אדם Adam, che notoriamente designa l’ uomo inteso come essere umano, ha la stessa radice di אדמה adamah che significa terra, spesso tradotto come argilla perché  Adam indica anche il colore rosso.

Molto raramente, però, viene detto che דָּמָה damah è un verbo che significa essere come, assomigliare, mentre come sostantivo indica un’immagine, una figura, un manichino. Se teniamo conto che la lettera Alef prefissa ad un verbo indica il primo pronome personale “io”, ecco che Adam o adamah significa proprio “io assomiglio”.

Il fatto che l’uomo Adam o la Terra Adamah siano stati creato ad immagine e somiglianza, significa che vi è un confronto con Dio. 

L’uomo è caratterizzato dalla capacità di confrontare, distinguere, differenziare, e analizzare. Tutte cose che fanno parte del processo Intelligente che permette la  Comprensione.

Se pensiamo che Dio sia unione e che, naturalmente,  sia il bene, allora discriminare, differenziare, dividere, separare, analizzare è il male. 

Da qui l’origine dell’errore: il dualismo della materia è scissione, divisione mentre lo Spirito che la vitalizza e la fa muovere è univoca. Essendo lo Spirito unitario di Vita il Bene (altrimenti saremmo morti), la materia intesa come separazione è il Male. Del resto la separazione è sempre dolorosa, a cominciare dalla nascita e dalla separazione dalla Madre. L’unione, invece, è piacevole, rassicurante, confortante.

Quindi, in questo senso, le cosiddette “energie negative” sono energie discriminanti, ma proprio esse permettono la scelta e il libero arbitrio. In effetti, Binah, l’intelligenza, è la base dell’etica.

Il dualismo implicito nella Bet è anche la polarizzazione della materia che permette all’energia di fluire in essa, vitalizzandola.

Polarizzare è esattamente ciò che fa Bet: oppone una resistenza al principio vitale causando il dualismo vita-morte, mobile e inerte.

Siamo sicuri che si tratti di separazione e non di condivisione? C’è una differenza sostanziale tra queste due condizioni: בְּרִית berith, il patto, l’alleanza, o un alleato che, in ebraico, è un sostantivo femminile e che, se pronunciato בֹּרִית borith indica di nuovo la liscivia, il sapone.

 

Giorno Secondo della Genesi

e disse ויאמר Elohim אלהים 

sia יהי il firmamento (la distesa) רקיע in mezzo בתוך alle acque המים 

e sia ויהי dalla separazione מבדיל tra בין acqua מים all’acqua למים

e creò ויעש Elohim אלהים il segno את del firmamento הרקיע 

e separò ויבדל 

tra בין le acque המים che sono אשר sotto מתחת al firmamento לרקיע 

e tra ובין le acque המים che sono אשר sopra מעל al firmamento לרקיע 

e fu ויהי così כן

e chiamò ויקרא Elohim אלהים il firmamento לרקיע cieli שמים 

e fu ויהי sera ערב e fu ויהי mattina בקר 

giorno יום secondo שני

PEH  פ

 

 

Parole con la Bet

Beth si pronuncia V (come ventro) se è normale, B (come buono) se ha un punto all’interno (daghesh).

Se è prefissa ad un nome significa “in, dentro”.

Se è prefissa ad un verbo infinito significa “quando”.

E’ simbolicamente significativo che ab (padre) ed em (madre) inizino entrambi con la lettera Alef, mentre ben (figlio) e bat (figlia) iniziano con la lettera Beth.

 

בֹּהֶן bohen – sostantivo femminile – pollice, alluce

בֹּהן bohan – nome proprio maschile – un discendente di Reuben; lett. chiudere

בָרַךְ barak – verbo – inginocchiarsi, benedire

בֶּרֶךְ berek – sostantivo femminile – ginocchio

בָּרַח barach – verbo – passare attraverso, fuggire

בְּרִיחַ beriach – sostantivo maschile – fuga

קלָלָה qelalah – sostantivo femminile – maledizione

בְּרִיעָהַ Beriah – Nome proprio maschile – uno dei quattro israeliti  figli di Aser: Imma, Isva, Isvi, Beria e la loro sorella Serach. I figli di Beria sono Eber e Malchiel. I discendenti di Beriah si chiamano בְּרִיעִי  Berii

בָּעַר ba’ar – verbo –  bruciare, consumare

בְּעֵרָה beerah – sostantivo femminile – un ardente, un fuoco appiccato

בְּעִיר beir – sostantivo Maschile – bestie, bovini

בַּעַר baar – sostantivo Maschile – brutalità; da questa parola deriva il verbo essere brutale, stupido, insensato.

בּד bad – sostantivo Maschile – lino bianco

בּד bad – sostantivo Maschile – separazione, una parte

בּד bad – sostantivo Maschile – discorso vuoto e inattivo

בָּדד badad – verbo – essere separati, isolati, isolamento, separazione

בְּדד Bedad – nome proprio – un edomita

 בָּדָא bada – verbo –  ideare, inventare

בָּדל badal – verbo – essere diviso, separato, un pezzo tagliato

בְּהל behal verbo allarmare, allarmarsi

בָּעַת baath – verbo – cadere, spaventare, terrorizzare

בְּרִית Berith – nome proprio maschile – una divinità sichemita

בַּעַל בְּרִית Baal Berith – nome proprio maschile – “Baal (il signore, padrone del) patto”, un dio sichemita

בֹּרִית borith – sostantivo femminile – liscivia, alcali, potassa, sapone

בָּתַר – bathar verbo – tagliare in due

בֵּרוֹתָה Berothah – Nome Proprio – un luogo vicino ad Hamath

בְּאֵרֹתִי Berothi abitanti di Berothah

בְּנֵי יַעֲקָן Bene Yaaqan – nome proprio di località – “figli di Jaakan”, un luogo nel deserto

בּחִין bachin – sostantivo Maschile – torre

בּחן bachan – sostantivo Maschile – una torre di guardia

 בָּחִיר bachir – sostantivo Maschile – scelta

 בֹּחן bochan – sostantivo Maschile – un test, una prova, la pietra provata

 

Corrispondenze della Lettera Bet

 

Lettera BetLa lettera fenicia ha originato la Beta greca, la B latina e il cirillico Б.

E’ la prima lettera che si fissa sulle labbra

E’ la prima delle lettere doppie

Si pronuncia V nella forma base, B se riceve il daghesh

FormaArchetipo di tutti i recipienti 

Origine della capacità ricettiva

Resh su una base

NomeBayt – Casa, dimora, tempio, luogo materiale

Bet: Figlia; Vergine di Israele

Bat: Unità di misura dei liquidi 

Valore numerico2
Valore di posizione2
Mese
Festività
ZodiacoLuria: Luna   –   Donnolo: Saturno
Tribù
OrganoLuria: Occhio dx   –   Donnolo: Bocca
SensoLuria: Saggezza   –   Donnolo: Vita e Morte
TarocchiInglesi: Il Mago   –   Francesi: La Papessa
SentieroIl Dodicesimo Sentiero è chiamato La Coscienza Chiara (o Trasparente), poiché è la Sostanza di quella fase della Maestà (Gedulah) che viene chiamata Rivelazione (Khazakhazit). E’ la fonte delle profezie che i veggenti contemplano nelle visioni.

divisore

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