Temurah
La tecnica di decriptazione detta Temurah è uno dei tre antichi metodi utilizzati dai cabalisti per riordinare le parole e le frasi della Bibbia ebraica (Tanakh). modificando le lettere in certe parole e trovare un significato “esoterico” in un dato passo biblico.
Ricordiamo che queste tecniche vengono applicate esclusivamente sulla Bibbia Ebraica in quanto, se fossero applicate all’italiano (o a qualsiasi altra traduzione), le parole si trasformerebbero in una serie di lettere senza senso.
Esistono diversi cifrari di Temurah, ognuno dei quali conduce a risultati diversi. Vediamone alcuni.
Atbash
Il sistema più semplice è detto Atbash: la prima lettera dell’alfabeto ebraico è sostituita con l’ultima, la seconda con la penultima, e così via. Da queste quattro lettere è derivato il nome di Atbash.
Questo sistema non tiene conto delle lettere sofit, per cui esiste anche in una versione un po’ più complessa:
Un utilizzo esemplare di questo codice riguarda il libro di Geremia nella Bibbia, dove la parola Sheshach viene ripetuta varie volte: Il re di Sheshach, il popolo di Sheshach, la città di Sheshach, eccetera.
Dopo varie ricerche non si è mai riusciti a identificare tale città, finché uno studioso applicò il codice Atbash: in ebraico Sheshach si scrive Shin-Shin-Kaph, che applicando l’Atbash corrisponde a Beth-Beth-Lamed, la cui pronuncia è Babel, cioè Babilonia.
Sempre nel libro di Geremia, il codice Atbash applicato alle parole Leb Kamai, citate in Geremia 51:1 (Così dice il Signore: Ecco susciterò contro Babilonia e contro gli abitanti di Leb Kamai un vento distruttore) permette di ricavare il termine Kashdim, cioè i Caldei.
Tale decriptazione è stata avvalorata al punto tale da essere regolarmente inserita nelle traduzioni della Bibbia.
Il termine Leb Kamai significa letteralmente “cuore in rivolta”.
Non si sa cosa potesse significare il verbo לבב (labab), ma i sostantivi לבב (lebab) e לב (leb) significano entrambi cuore nel senso del centro del proprio coraggio e determinazione. Per gli antichi, una creatura con un cuore era una creatura in grado di valutare con calma il caleidoscopio di impulsi circostante, setacciare e immagazzinare le cose più importanti e più o meno ignorare il resto. La formazione del cuore è alla base sia dell’intelligenza che della determinazione, e l’opposto di avere un cuore è essere ignoranti, indifferenti o codardi.
Il verbo קום (qum) significa alzarsi o alzarsi, sia letteralmente (alzarsi dalla posizione seduta o erigere una statua) o figurato (sistemare qualcuno in qualche ufficio). Il sostantivo קימה (qima) significa un insorgere, il sostantivo תקומה (tequma) denota un’abilità o un potere di stare in piedi e il sostantivo מקום (maqom) descrive un luogo prestabilito, un luogo in cui sostare o una stazione.
Il sostantivo קמה (qoma) o קומה (qoma) significa altezza o altezza e il sostantivo קים (qim) descrive qualcuno che insorge contro qualcuno (un avversario o un nemico). Il sostantivo קיממיות (qommiyut) significa rettitudine. Il sostantivo קמה (qama) denota il grano in piedi. E il sostantivo יקום (yequm) denota sostanza o esistenza.
Un altro utilizzo molto interessante del codice Atbash è stato applicato da Hugh Joseph Schonfield ( Londra , 17 maggio 1901 – 24 gennaio 1988, Londra), uno studioso britannico specializzato nel Nuovo Testamento e nel primo sviluppo della religione e della chiesa cristiana, che si interessò molto anche alle accuse di eresia lanciate contro i Cavalieri Templari.
Hugh Schonfield tradusse la parola Baphomet, composta dalle lettere ebraiche Beth-Peh-Vau-Mem-Tau, applicando il codice ATBASH e ottenendo come risultato le lettere Shin-Vau-Peh-Yod-Alef, che formano la parola Sophia, che in greco si traduce con Sapienza. Dunque nel contesto dei Templari, secondo Schonfield, la dea greca Sophia era posta in primo piano.
Abgad
Un altro sistema molto semplice, detto Avgad, utilizza un l’Alefbet circolare scritto da destra verso sinistra. Esso permette di sostituire ogni lettera con la lettera precedente, in senso orario. Dunque, Alef viene sostituita da Bet, Bet da Gimel, Gimel da Dalet, e così via.
Albam
Il terzo sistema più conosciuto è detto Albam. Anche questo sistema prende il nome dalle prime due lettere cifrate: Alef-Lamed Beth-Mem.
Infatti, esso sostituisce la prima lettera dell’Alefbet con la dodicesima, la seconda con la tredicesima, e così via.
Come l’Albath, questo sistema è reversibile: applicandolo due (o un numero pari di) volte sullo stesso testo, si ottiene il testo originale.
Aik Bekar
Una delle forme più utilizzate è detta Aik Bekar, che si avvale di uno schema identico a quello utilizzato in Gematria, detto Cabala delle 9 Porte.
In ognuno dei nove quadrati, tre lettere ebraiche sono posizionate secondo il sistema predeterminato del loro valore numerico. Una lettera in una delle caselle o “camere” può essere sostituita da una delle altre lettere nella stessa casella.
Albat
Un sistema piuttosto complesso è quello del cifrario Albath, che applica i valori ghematrici delle lettere ebraiche al codice di sostituzione. La sostituzione, infatti, deve soddisfare una relazione di tipo numerico.
Le prime nove lettere dell’alfabeto sono sostituite in modo tale che la somma della lettera da sostituire e della lettera sostituente risulti uguale a 10.
Per le seguenti nove lettere dell’alfabeto la somma della lettera sostituita e di quella sostituente deve essere pari a 28.
Per le ultime 8 lettere dell’alfabeto la regola è la stessa, con somma pari a 45.
Anche questo cifrario, come l’Atbash e l’Albam, è reversibile.
Notariqon
La parola נוטריקון notarikon è mutuata dalla lingua greca νοταρικόν, mentre in latino è “notarius” che significa “stenografo”.
Il Notariqon è un tecnica di decriptazione secondo cui, da una parola, usando ciascuna delle sue lettere come fosse un acronimo, si ricavano altre parole.
Una variante di questa tecnica consiste nell’utilizzare solo la prima e l’ultima lettera di una parola, oppure le due lettere centrali, per formarne un’altra.
L’esempio più famoso di Notariqon è tratto dal Nuovo Testamento, quando Ponzio Pilato compose un epitaffio da appendere sulla croce sopra la testa di Gesù, I.N.R.I. “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum” cioè Gesù di Nazaret Re dei Giudei.
La ragione per cui questo titolo turbò particolarmente gli ebrei è che l’originale ebraico di “Gesù di Nazaret Re dei Giudei” è “Ha-yehudim ve-melech ha-nazarei Yeshua” e, leggendo da destra verso sinistra, rivela l’acronimo YHVH, il Tetragramma.
Ciò identificava Gesù non meno del Dio degli ebrei, e questo spiegherebbe perché volevano che fosse cambiato.
Il fatto che Ponzio Pilato abbia rifiutato di cambiare il segno, suggerisce che intendeva proclamare la divinità di Gesù nonostante fosse costretto a crocifiggerlo.
Come è scritto in Giovanni 19.21-22:
Perciò i capi dei sacerdoti dei Giudei dicevano a Pilato: «Non lasciare scritto: “Il re dei Giudei”; ma che egli ha detto: “Io sono il re dei Giudei”». Pilato rispose: «Quello che ho scritto, ho scritto».
Gli acronimi sono stati ampiamente usati in ebraico almeno durante il medioevo. Diversi rabbini importanti sono indicati con gli acronimi dei loro nomi. Ad esempio, Rabbi Shlomo ben Yitzchak è noto come Rashi , Rav Moshe ben Maimon (Maimonide) è noto come Rambam, oppure Baal Shem Tov è noto come Besht.
Sempre durante il Medioevo, il Notariqon fu particolarmente usato nell’alchimia, mentre nella magia cerimoniale vi era l’uso di formare Nomi segreti di Dio derivati da versetti religiosi o biblici.
Dozzine di esempi si trovano nel Berit Menuchah, un’opera teurgica scritta nel XIV secolo dal rabbino Abraham ben Isaac di Granada, che spiega l’utilizzo dei nomi segreti di Dio nei rituali per scopi magici. Per coloro che fossero interessati, è stata pubblicata una traduzione inglese nel 2007.
Riporto un paio di paragrafi:
«E fu scoperto che i Malachim furono creati dal vento e dall’aria sottile e illuminante, e che il nome della loro origine עַמַרֻמְאֵליוְהָ deriva dal versetto Salmi 104.4: “Chi rende i venti tuoi messaggeri, fuoco e fiamme i tuoi ministri”.
(…..)
E quando le luci raggiungono questa Sefirah, si uniscono e ricevono un nome che deriva dalle lettere centrali del versetto Genesi 6.2: “I figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano giuste e hanno preso in moglie quelle che preferivano”. E questo nome valoroso, che è disegnato nella Gevura, è רְנֵלבֺנקְהֵכשְיִהְ ».
Il Sefer ha-Gematriot, è un altro esempio in cui molti Notariqon tratti da versi biblici sono utilizzati su talismani.
Il più celebre è l’acronimo AGLA, in ebraico אגלא, che indica la frase “Atah Gibor Le-olam Adonai”, cioè “Tu, Signore, sei potente per sempre”.
Questo versetto si recita, nell’ebraismo, ogni giorno nella seconda benedizione dell’Amida , la preghiera ebraica centrale.
Samuel Liddell MacGregor Mathers, occultista britannico nonché membro fondatore della Golden Dawn, ha suggerito un’interpretazione arbitraria di AGLA: le due Alef sarebbero il primo e l’ultimo, la Gimel rappresenterebbe, la trinità nell’unità, mentre la Lamed sarebbe il completamento della Grande Opera.
Naturalmente, il primo e l’ultimo indicati dalle due Alef, sono un riferimento al libro dell’Apocalisse di Giovanni (22,13).
Secondo il Libro del conte di St Germain, il nome di AGLA era responsabile della conservazione di Lot e della sua famiglia dal fuoco di Sodoma e Gomorra .
Una monografia per AGLA è apparsa nel libro di Stephan Michelspacher, Spiegel der Kunst und Natur (Lo specchio dell’arte e della natura), pubblicato ad Augusta nel 1615. Si tratta di un’opera alchemica fortemente influenzata dalla visione della Cabala e della magia di Heinrich Cornelius Agrippa.
Rispetto alla formulazione dei Nomi Divini mediante la tecnica del Notariqon, non bisogna dimenticare che i 72 Nomi di Dio, che formano il Nome di 216 lettere (3×72=216 oppure 216:3=72), sono stati tratti dai 3 versetti di Esodo:
«14.19. e l’angelo di Dio, che precedeva il campo d’Israele, si mosse e andò a porsi alle loro spalle; parimente la colonna di nuvola si mosse dal loro fronte e si fermò alle loro spalle;
14.20. e venne a mettersi fra il campo dell’Egitto e il campo d’Israele; e la nube era tenebrosa per gli uni, mentre rischiarava per gli altri nella notte. E l’un campo non si accostò all’altro per tutta la notte.
14.21 Allora Mosè stese la sua mano sul mare; e l’Eterno fece ritirare il mare mediante un gagliardo vento orientale durato tutta la notte, e ridusse il mare in terra asciutta; e le acque si divisero».
Seguendo le istruzioni date nei versetti stessi, si capovolge l’ordine delle lettere del versetto 20, essendosi l’angelo venuto a trovarsi dalla parte opposta del versetto 19, mentre il versetto 21 deve essere lasciato com’è, perché riparte dalla posizione di Mosè, che è in testa al popolo d’Israele.
Questo tipo di scrittura è detta bustrofedica, cioè non ha una direzione fissa ma procede in un senso fino al margine scrittorio e poi prosegue a ritroso nel senso opposto, secondo un procedimento “a nastro”, senza “andare a capo” ma con un andamento che ricorda quello dei solchi tracciati dall’aratro in un campo.
In questo modo si ottengono dai versi di Esodo tre righe consequenziali che, leggendo dall’alto verso il basso, formano 72 terne. Tali terne sono esattamente i 72 Nomi “criptati” in questo brano dell’Esodo.
La Cabala Profetica
La meditazione dei Testi Sacri, condotta con uno scopo spirituale, profondo e consapevole, può avvicinare alla dimensione esperienziale completa, fino a giungere ad essere “profetica”. Si parla, allora, di Cabala Profetica.
Nella Cabala la profezia rappresenta l’espressione spirituale più elevata della vita di un essere umano.
La tradizione tramanda infatti tecniche che ci consentono di giungere a stati di coscienza – ed esperienza – capaci di cambiare il nostro modo di vivere e sentire la vita.
Alcune di queste tecniche si basano su approcci meditativi tradizionali, fondati per esempio sulla visualizzazione dei Salmi di David Ha Melekh (Tikkun Tehllim), altre appaiono in alcuni scritti medievali come quelli di Abraham Abulafia.
Si tratta, tuttavia, di approcci meditativi parziali, dove prevalgono le istruzioni di carattere ontologico, ma i lavori che si celano dietro le pratiche recitative vanno ben oltre il significato ontologico o linguistico di un testo.
Raramente si trovano indicazioni che consentono di addentrarci nella pratica di tecniche cinestetiche più affascinanti e misteriose, votate allo sviluppo di fenomeni neurologici capaci di integrare i sensi con i processi cognitivi.
L’esperienza sensoriale-cognitiva riesce ad andare oltre i linguaggi comunicativi, fino a donare un’esperienza aperta e sinestetica, capace di condurre fino alla misteriosa dimensione profetica, in cui il significato della parola non è più definibile.
La profezia è, infatti, un’esperienza animica, che la tradizione indica come uno stato dell’anima in cui il Ruach ha-Qodesh (רוח הקודש), lo “Spirito di Santità” rende possibile il “ricevere“ (la parola cabala significa proprio ricevere).
La Profezia potrebbe essere definita come la “pratica suprema del ricevere”, e si esprime in un piano esperienziale a-dimensionale, cioè fuori da qualsiasi dimensione o scala ontologica, attraverso la quale siamo abituati a catalogare cose e concetti.
L’esperienza cabalistica costituisce sempre una forma di passaggio da uno stato psichico ad un’altro e, nel caso della Cabala Profetica, il passaggio conduce ad un nuovo modello comunicativo, dove tecniche, simboli, formule, linguaggi, forme, ritmi vocali e sequenze ben strutturate, concetti e pensieri, abbandonano il controllo del nostro essere.
La Cabala Profetica permette di attingere una risposta inequivocabile sulla vita da una dimensione meditativa, esperienziale, visionaria, bellissima e tremenda.
Per giungere a questa dimensione, il cabalista può avvalersi di alcune tecniche, quali ad esempio la Gematria che si avvale di codici numerici, di cui si è già trattato nell’articolo precedente.
Chi invece preferisce i codice cifrati ai calcoli numerici, può avvalersi della tecnica detta Temurah, in cui le parole e le frasi della Bibbia rivelano, attraverso più tipi di trasmutazione delle lettere, significati profondi, nascosti dalle parole stesse.
Oppure, chi ama gli acronimi, può avvalersi della tecnica detta Notariqon .
In tutti e tre i casi, il paradosso sarà al centro della pratica stessa, ed emergeranno significati esoterici capaci di aprire una dimensione di conoscenza inaspettata.
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