tzade

18. Tzade. L’Albero e il Giusto

Tzade è la diciottesima lettera dell’ Alfabeto Ebraico e degli abjad semitici.

Corrisponde alla lettera fenicia Sade Phoenician sade.svg che ha dato origine alla lettera  greca San (Ϻ) ed eventualmente Sampi (Ϡ) all’etrusca 𐌑 Œ, ma si perde completamente nelle lingue occidentali. 

 

Lettera TzadeE’ la quinta delle lettere formate nei denti.

E’ l’undicesima delle lettere semplici.

E’ la quinta ed ultima lettera a cambiare forma quando è suffissa (sofit).

E’ una delle 11 lettere radicali.

FormaYod+Nun = 60 = unione di Hockmah e Binah, pensiero logico-razionale e pensiero intuitivo

Albero

Antenna bipolare

Volto in Miniatura

NomeTzade = Tzade Daleth Yod = 104

Lato, laterale

Cacciare

Il Giusto

Valore numerico90 – 900
Valore di posizione18
MeseShvat (gennaio – febbraio)
FestivitàTu be Shvat, festa degli Alberi
ZodiacoAcquario (Dli=secchio) il segno messianico che con il suo secchio d’acqua inonda di conoscenza superiore il mondo intero.
TribùAsher
OrganoLuria: trachea –  Donnolo: piede destro
SensoLuria: mangiare – Donnolo: spensieratezza e preoccupazione
TarocchiInglesi: La Stella; Francesi: La Luna;

Crowley: L’Imperatore

 

 

Forma

 

Geroglifico

tzadeL’ideogramma arcaico della Tzade potrebbe provenire da una scrittura proto-sinaitica basata sul pittogramma di una pianta, forse una pianta di papiro o un amo da pesca.

Nell’ebraico moderno , צד tsad  significa “[egli] caccia“, e in arabo صاد ṣād significa “[ha] cacciato”.

Già nel papiro di Saqqara assume la sua forma finale, che in seguito subisce solo delle stilizzazioni. 

 

Albero

tzade sofitLa Tzade possiede due forme: una normale (tzade) e una quando si trova alla fine di una parola (Tzade sofit). La differenza consiste nel fatto che la parte inferiore della lettera rivolta verso sinistra, diventa diritta e centrale, simbolo di un equilibrio ritrovato. 

In entrambi i casi la forma della Tzade ricorda quella di un albero (Etz).

La Tzade normale ricorda un giovane albero che si piega al passaggio del vento, che potrebbe essere rappresentato dall’influenza delle altre lettere che compongono la parola in cui è inserita. La Tzade sofit ricorda invece un albero già maturo, con le radici ben piantate al suolo e un tronco solido che si innalza dritto verso il cielo.

L’albero è simbolo di stabilità, di fermezza, di forza e resistenza. L’albero non si procura cibo né acqua, ma vive di ciò che la natura ed il tempo gli offrono. Non può spostarsi per cercare riparo, ma durante le tempeste rimane ben ancorato a suolo, ed in questa calma risiede la sua forza.

L’albero rappresenta anche la capacità di crescere per dare riparo e ristoro ad altri. Con la sua fronda offre riparo dal sole, e i suoi frutti nutrono altri esseri viventi. Ognuno di noi, durante la propria vita, dovrà cercare in se stesso le caratteristiche dell’albero, scoprendo le proprie risorse interiori e le proprie capacità, e il modo di far fruttificare le proprie azioni.

Infine, il tronco dell’albero, giunto ad una certa altezza, si divide in due ramificazioni. Dunque il simbolo dell’albero rappresenta il paradosso del due che è uno, o anche dell’uno che diventa due.

 

Tzade sofit – Tzadik finale

Simboleggia il trionfo del pilastro centrale, con l’integrazione della Sefirah Da’at che si riflette in Yesod, via Tifereth. Ciò rappresenta la percezione completa della verità, in cui la visione di Dio non contraddice più la visione del mondo.

 

Antenna bipolare

La Tzade, in entrambe le forme, ricorda un’antenna rivolta a captare i messaggi invisibili del campo elettro-magnetico. Simboleggia l’estendersi della curiosità della mente umana per svelare le leggi fisiche che governano l’universo, o la capacità di sintonizzarsi con la consapevolezza universale.

La bipolarità ricorda l’utilizzo dei due emisferi cerebrali, e la Tzade rappresenta l’unione di entrambi, dunque la facoltà di comprendere (prendere dentro, assumere dentro di sé, interiorizzare) mediante i due possibili modi di consapevolezza,  intuitivo e razionale, armonizzandoli. 

 

Yod + Nun

Yod: sapienza (Hochmah). Intuizione che collega la conoscenza col mistero.

Nun: intelligenza (Binah).Verbalizzazione dell’intuizione. Assimilazione e acquisizione di idee.

La Tzade è composta da una Nun sulla quale si innesta una Yod. La Nun rappresenta Binah, l’Intelligenza (che possiede 50 Porte, come il valore della Nun); la Yod è Hochmah, la Sapienza (il seme di ogni attività dell’intelletto).

Questi Sefiroth si riferiscono ai due diversi modi di pensare tipici degli emisferi cerebrali: l’Intelligenza e la Sapienza, il pensiero razionale e il pensiero intuitivo, la capacità di analisi e la capacità di sintesi. La Tzade  rappresenta l’unione delle due potenze mentali. Così facendo, una nuova dimensione si apre alla percezione dell’intelletto.

 

ZEIR  ANPIN. Il volto in miniatura

La Tzade è la lettera che più si riferisce all’essere umano, chiamato anche “albero del campo” (Deuteronomio 20,19), la creatura che ha meritato di venir posta al centro dell’universo e dell’attenzione del Creatore, e che contiene nella sua piccolezza, una mappa esatta del cosmo intero.

Il Microcosmo è infatti la somma totale dell’universo racchiusa e concentrata in una sola creatura.

Lo Zeir Anpin o Volto in Miniatura, rappresenta il lato della divinità capace di restringersi e rivestirsi di caratteristiche antropomorfe, le emozioni.

Le emozioni sono rappresentare dai sei Sefiroth Hesed, Gevurah, Tifereth, Netzach, Hod e Yesod che, nell’Albero della Vita,  ricalcano la forma della lettera Tzade.

Nella forma della Tzade finale, la scomparsa del ripiegamento a sinistra della coda della lettera, avviene uno spostamento verso destra, e l’allungarsi della linea centrale. Ciò   rappresenta come nel mondo futuro non esista più la qualità della severità, e come il piacere di Yesod si estenda all’infinito.

 

 

Nome

 

Tzad = Tzade – Daleth = cacciare.

Tzadi = Tzade – Daleth -Yod = lato; laterale.

Tzadiq = Tzade – Daleth – Yod – Qof = il giusto = persona retta = il santo.

La caccia delle scintille divine intrappolate nel mondo del caos è il compito dello Tzadiq, il Giusto. 

Nel Cristianesimo Gesù dice: “Siate giusti in quanto Io sono giusto”. Attenzione: non è come in alcune traduzioni che dicono: “siate giusti come Io sono giusto”, ma in quanto Io sono giusto”. Non si tratta di un’imitazione del divino, ma di una condizione interiore che si riflette all’esterno. Non si deve imitare Dio, ma trovare la propria misura, la propria essenza divina, e viverla. 

Qui vi è il paradosso per cui la legge che dovrebbe essere fatta per la libertà dell’uomo, diventa invece un precetto imposto all’uomo.

Il Giusto è la misura dell’uomo, ovvero è l’uomo consapevole di se stesso che si autoregola. Non può esservi regola dettata da altri, ma il confronto serve per conoscere se stessi.

Pietro Orseolo si presentò al maestro Romualdo e gli disse: “Maestro, io non riesco a far digiuno!”  Romualdo chiese allora in che modo digiunasse, e Pietro Orsoleo rispose: “Come fai te”. Allora Romualdo disse: “Sei sciocco! Per te digiunare vuol dire mangiare un pane intero. Quando digiuni, mangia un pane intero!”.

Questa breve storia ci insegna che la misura dell’uomo non è la legge né la prescrizione, bensì l’uomo consapevole, che conosce se stesso, che si confronta con altri per conoscere se stesso, che trova il suo equilibrio e la sua giustizia autoregolandosi, l’uomo che diventa misura delle proprie scelte. 

Uno degli Tzadikim più importanti della Torah è Beniamino, l’ultimo dei figli di Giacobbe, il cui nome significa “figlio della destra”.

Il valore della Tzade è 90, equivale a tzad yamin, “lato destro”, confermando come la qualità dell’amore e della compassione siano destinate a prevalere su tutto il resto. Tali qualità sono rappresentare dai Sefiroth Netzach e Hesed. Inoltre ricordiamo che con lato destro, si intende l’emisfero cerebrale destro, che controlla la parte sinistra del corpo.

 

 

Numero  90

 

Si tratta del numero indicante la consapevolezza totale, che la Tzade ci invita a raggiungere. Infatti esistono tre livelli generali nei quali la consapevolezza può manifestarsi: Intelletto, Sentimento, Comportamento. Si tratta dei tre triangoli capovolti dell’Albero della Vita, le tre triadi: Sapienza, Intelligenza, Conoscenza; Amore, Forza, Bellezza; Vittoria, Splendore, Fondamento.

In tutto sono nove entità, ciascuna delle quali può esprimersi nella gamma dei Dieci Sefiroth, e quindi in tutto sono 90.

Sara aveva novant’anni quando diede alla luce Isacco, il frutto della sua consapevolezza totale. Il nome Isacco significa “egli riderà”.

Secondo il Pirkey Avot, novant’anni è l’età della vera meditazione, che consiste in concentrazione e assorbimento totale nel mistero divino. Lo Tzadiq non può dunque essere colui che ha soltanto una conoscenza dettagliata e profonda delle leggi divine, ma è colui che ne ha esperienza diretta attraverso uno stato mistico, cosa veramente possibile solo durante la meditazione e la preghiera.

Man = Mem – Nun = Manna. Archetipo del cibo perfetto, nutrendosi del quale si può giungere alla piena rettificazione.

Maim = Mem – Yod – Mem = Acqua. Stato di coscienza superiore di cui lo Tzadiq è il ricettore. Qui l’acqua non è più un simbolo di emotività, ma della conoscenza superiore che pervade il cosmo, sotto forma di onde a frequenza elevata (le Acque Superiori descritte dalla Genesi).

Melekh = Mem – lamed – Kaf = Re

Klil = Kaf – Lamed –Yod – Lamed = Completo

Domem = Daleth – Vau – Mem – Mem = Silenzioso

Yakhin = Yod – Kaf – Yod – Nun = nome della colonna di destra posta all’ingresso del Tempio di Re Salomone.

divisore

 

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