Caratteristiche del Turchese
FORMULA CHIMICA CuAl6(PO4)4(OH)8.4H2O
CLASSE MINERALOGICA Fosfato
GRUPPO CRISTALLINO Trimetrico
SISTEMA CRISTALLINO Triclino
ABITO CRISTALLINO In noduli o in microcristalli
COLORE Azzurro-verde
LUCENTEZZA Da cerea a porcellanacea
TRASPARENZA Da opaca a trasparente (rarissimo)
FLUORESCENZA Assente
PLEOCROISMO Assente
DUREZZA 5-6
FRATTURA Concoide
SFALDATURA Difficile
STRISCIO Da blu verdastro chiaro a bianco
GENESI E’ un fosfato basico idrato che si forma per alterazione nelle rocce sedimentarie (soprattutto arenarie o vulcaniche) che contengono alluminio e un’alta percentuale di rame, al quale deve la sua tipica colorazione azzurro-verde. La presenza dell’acqua che con il tempo può evaporare e l’ossidazione del rame spiegano la variazione della colorazione originaria verso un verde mela.
GIACIMENTI La località classica nota fin dall’antichità è Ali-Marsa-Koh presso Nishapur (Iran). Proviene anche dal Sinai, dal Kazakhistan e dall’Uzbekistan. Bei noduli colorati si rinvengono in Nevada, New Mexico e Arizona. Rarissimi cristalli trasparenti provengono dalla Virginia, dal Belgio e dalla Cornovaglia.
VARIETA’ Sempre opaca o appena traslucida ai bordi, questa gemma può mostrare un colore azzurro uniforme – si tratta allora del tipo più pregiato – o venature dendritiche brune o nere di limonite.
In genere le pietre Turchese sono blu quando è presente il rame, mentre sono verdi quando vi sono elementi di ferro. Quando nessuno di questi minerali è presente, si hanno rarissime forme di Turchese bianco.
La Turchese bianca, rarissima, si trova sempre in noduli o masse microcristalline reniformi, oppure in sottili venature all’interno delle rocce incassanti.
RICONOSCERLA E’ una pietra difficile da reperire, soprattutto perché sul mercato si trovano tantissime imitazioni che possono trarre in inganno. E’ infatti una delle gemme più imitate, sia con materiali naturali che artificiali.
Se viene riscaldata, la Turchese perde acqua e diventa bruna o nera; inoltre non fonde al cannello e non tinge la fiamma in verde (al contrario delle imitazioni).
La sua porosità causa facili alterazioni al colore originario: per questo motivo talvolta si effettuano trattamenti di impregnazione a scopo protettivo.
Viene impiegata per uso gemmologico: il taglio più usato è quello a superficie curva, oppure viene intagliata per ricavare oggetti come statuette o cammei.
Il Turchese nella Storia
Il nome deriva dal francese turqueise, in riferimento al fatto che il Turchese venne scoperto per la prima volta dai crociati in Turchia e introdotta in Europa.
È anche chiamata la “spugna delle negatività”. Secondo la tradizione occidentale e orientale è un amuleto portafortuna, protettivo contro i sortilegi ed è in grado di avvertire il proprietario di un eventuale pericolo cambiando colore.
Grande importanza ebbe presso gli egizi che la ricavavano dalle miniere dello Uadi Maghara, nella penisola del Sinai, che furono i primi giacimenti di Turchese utilizzati.
Infatti, il reperto più antico in Turchese è un bracciale risalente a circa 8000 anni fa, scoperto in Egitto.
Gli egizi consideravano questa pietra un simbolo dell’Aldilà e dell’Universo, nonché della presenza divina sulla Terra. Inoltre, sembra che la ritenessero un toccasana per la cataratta.
Nell’antica Persia era simbolo di fortuna e di amicizia; la tradizione vuole che la pietra si consumi lentamente insieme a chi la indossa, perdendo il colore e spezzandosi nel momento della morte.
Molti reperti in Turchese sono stati rinvenuti tra gli oggetti aztechi, ma la pietra fu usata anche dai Maya dal 2000 a.C. e dagli Incas.
Tra il XV ed il XVI secolo, gli Indiani d’America usarono questa pietra come mezzo di scambio con i conquistadores; gli Indiani la impiegavano in gioielleria, come ornamento per i cavalli, credendo che, grazie a questo cristallo, si prevenissero le cadute, ed inoltre che avesse il potere di assicurare successo durante la caccia ed anche in guerra.
Nell’antica Grecia, Aristotele riteneva che chiunque indossasse una Turchese fosse immune dal veleno dei serpenti.
Per quanto riguarda gli antichi romani, presso la galleria degli Uffizi di Firenze, vi è un busto di Augusto (ma da alcuni ritenuto di Tiberio), ricavato da un Turchese e risalente al I d.C. che Ferdinando de’ Medici fece montare su oro da Antonio Gentili da Faenza nel 1580, che fu anche orafo al servizio del papa.
Plinio cita la Turchese nella sua Naturalis Historia chiamandola “callaina”, termine che deriva dal greco καλλαλιτηος che significa bella pietra.
Plinio ne aveva notato la porosità che la rende molto delicata, infatti asseriva che
«la callaina viene attaccata dagli oli, dai balsami e dal vizio».
Infatti, il Turchese si altera irreversibilmente a contatto con profumi, unguenti, saponi o sostanze acide, caratteristica che la rende la più delicata tra tutte le pietre, ed un uso scorretto potrebbe farle cambiare colore.
Antiche Turchesi sono conservate in Italia nel Tesoro di San Marco a Venezia.
Corrispondenze della Turchese
La presenza del rame e dell’acqua rendono il Turchese affine all’energia rappresentata dal Pianeta Venere e dal Segno Zodiacale della Bilancia.
Siamo in presenza di una pietra di cui la parola chiave è amore, inteso come equilibrio, armonia, serenità nella coppia. Si crede infatti che sia in grado di segnalare l’infedeltà, diventando nera in caso di adulterio.
Ad ogni modo abbiamo già visto come, storicamente, si ritiene che il Turchese cambi colore all’approssimarsi di una disgrazia. Questa credenza trova origine nel fatto che, essendo una pietra porosa, particolarmente sensibile a molte sostanze, tra cui anche il sudore di chi la indossa.
Il suo colore tipico, turchese, appunto, è particolarmente rasserenante. Quindi si utilizza in caso di depressione e pensieri negativi.
Essendo il suo colore assimilabile all’Elemento Acqua, può favorire l’elaborazione delle proprie emozioni e la presa di coscienza delle proprie motivazioni profonde. E’ inoltre in grado di aumentare le capacità empatiche di chi la indossa.
Come si Utilizza il Turchese
Il Turchese può essere scaricato dopo l’uso sotto l’acqua corrente per pochi minuti.
Per caricarla, invece, basta esporla al fumo di un incenso idoneo, facendo molta attenzione a non avvicinarla a fonti di calore, né tanto meno ad esporla al sole: la pietra si rovinerebbe irrimediabilmente.
Occorre anche evitare che entri in contatto con sostanze acide, profumi, o il nostro stesso sudore.
Ad ogni modo, se tenuta a lungo scolorisce leggermente.
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