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Storace: il Profumo del Piacere

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La resina che oggi troviamo in commercio con il nome di Storace è oggetto di fraintendimenti, per cui occorre fare alcune precisazioni a riguardo.

Quando acquistiamo della resina di Storace troviamo scritta la pianta di provenienza, che di solito è Liquidambar Orientalis. Ebbene, questo non è lo Storace propriamente detto, che usavano gli antichi. 

 

Styrax Officinalis e Storace Solido

styrax officinalis

 

Storace è il nome volgare dello Styrax Officinalis, una pianta caducifoglia a portamento arbustivo, che fiorisce in aprile-maggio.

I fiori sono bianchi, profumati e dolci, portati in infiorescenze a racemo. Le foglie sono ovate e pelose nella pagina inferiore.

Lo Styrax appartiene alla famiglia delle Stiracacee, e vive nella regione mediterranea orientale.

E’ presente anche in Italia, nei dintorni di Roma, precisamente nel Parco naturale dei Monti Lucretili, nella Riserva naturale di Monte Catillo e nei pressi del Pozzo del Merro. Sono presenti esemplari sporadici  anche in Campania. Tuttavia queste piante non producono resina.

Dalla Styrax Officinalis che cresce nell’Asia Minore, invece, si ricava una resina chiamata Storace solido, per distinguerla dallo storace liquido (ovvero Liquidambar Orientalis), che sarebbe il balsamo di Storace vero e proprio.

Per ottenerlo, i tronchi degli alberi sono percossi per far produrre loro una sorta di “siero da stress” che, una volta raccolto, è mischiato con la corteccia triturata. Il composto è lasciato a macerare per alcuni mesi, dando così origine al balsamo, che non ha bisogno di ulteriori trattamenti.

storaceLo Storace solido è lo Storace, noto fin dall’antichità: i Fenici lo esportarono dalla Mesopotamia all’Egitto, dove era utilizzato per creare profumi per feste e celebrazioni, infatti lo chiamavano “miniaki”, che significa, appunto, profumo delle feste.

Gli egizi lo consigliavano anche per prendere sonnonel papiro di Abraxas (IV secolo d.C.) è menzionato tra le sostanze odorose, ed è consigliato per favorire un sonno profondo.

Alcuni credono che sia stato usato insieme a incenso, galbano e onycha per produrre il Ketoret, l’incenso del Tabernacolo dell’Antico Testamento.

Lo Storace solido era molto stimato anche dai medici dell’antica Grecia.

Tutt’oggi, è registrato nella Farmacopea ufficiale italiana (5ª ed.), benché il suo utilizzo sia ormai limitato alla medicina veterinaria nei casi di scabbia. 

Sembra che oggi sulle coste dell’Asia Minore se ne ricavi una polvere cristallina utilizzata come incenso nelle chiese orientali.

 

Liquidambar Orientalis

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La resina che è comunemente (e impropriamente) detta Storace, è prodotta dai Liquidambar, alberi attualmente appartenenti alla famiglia delle Altingiaceae, ma che precedentemente erano classificati nella famiglia delle Amamelidiacee.

Il nome Liquidambar significa ambra liquida poiché, se si intacca la corteccia, ne fuoriesce una resina particolare che produce un profumo intenso e molto gradevole.

Esistono diverse specie di Liquidambar, ma tutte derivano da uno dei quattro ceppi principali.

Il primo è il Liquidambar Acalycina, varietà originaria della Cina che raggiunge fino i 30 m di altezza: la corteccia è liscia, le foglie hanno tre lobi, crescono rapidamente e assumono diverse colorazioni, dal porpora di quelle appena nate, al verde estivo e al bruno autunnale.

Il secondo è il Liquidambar Formosana, originario di Taiwan: più difficile da coltivare, è un albero vigoroso, ha una corteccia ruvida, foglie con tre o cinque lobi e dal colore che varia dal giallo-arancio al rosso.

Il terzo ceppo è il Liquidambar Orientalis proveniente dall’Anatolia, che oggi cresce allo stato selvatico in Asia minore, Iran, Libano, Cipro, Rodi, Turchia sudoccidentale.

E’ un albero caratterizzato da uno sviluppo lento, da un’altezza modesta che va dai 6 ai 10 mt.

Le sue foglie sono più piccole rispetto agli altri tipi di Liquidambar, hanno cinque lobi affusolati e sono di varie sfumature di verde in estate: l’esposizione ai raggi diretti del sole, però, le fa cambiare colore, rendendole color porpora, più scure nelle nervature.

In autunno il colore delle foglie varia dal giallo al rosso molto acceso, passando per tante diverse tonalità intermedie. Le foglie impiegano parecchio tempo a cadere, rendendo il Liquidambar Orientalis un vero spettacolo per gli occhi nella stagione autunnale.

Da questo albero si ricava la resina comunemente detta Storace, meglio conosciuta con il nome di Storace liquido. Si tratta, infatti, di una sostanza vischiosa, opaca, di colore verdastro con consistenza simile a quella del miele e odore piacevole, dovuto al suo contenuto in acido cinnamico e vanillina.

Per ottenerla si toglie la scorza all’albero, si pesta, si fa bollire nell’acqua di mare e si raccoglie il prodotto che galleggia alla superficie. Per purificarlo si fonde nella stessa acqua e si filtra.

Il composto così ottenuto è solubile in gran parte in alcool; se depurato, è solubile quasi completamente in etere, cloroformio, benzolo e solfuro di carbonio. 

Una volta bruciato, emana un intenso odore balsamico, resinoso, floreale, femminile, dolce e leggermente erbaceo.

Può essere usato come profumo per ambienti, specie se mischiato con altri incensi, oppure in profumeria come conservante per profumi.

La sua caratteristica principale è quella di intensificare gli aromi e rendere fresche le essenze, ma produce un ottimo risultato anche da solo, sia quando è bruciato che quando è lasciato libero di espandere i suoi effluvi, posto in un recipiente.

E’ disponibile in commercio nelle varietà onduregna, iraniana e turca (quest’ultima è la migliore), mentre lo storace di cattiva qualità produce un odore di gomma bruciata.

Questa resina è talvolta detta Ambra Orientale, e viene usata in sostituzione dell’Ambra Grigia, che veniva estratta dalle ghiandole di alcuni animali, tra cui il capodoglio, oggi protetto in quanto in via di estinzione.

Infine, il quarto ceppo, è il Liquidambar Styraciflua, originario del Nord America.

Arriva fino a 40 m di altezza, ha foglie acuminate, lunghe e verdi, che in autunno assumono una colorazione gialla, porpora, viola e arancio. Generalmente viene coltivata a scopo ornamentale ai lati dei viali, o isolata all’interno di giardini.

Dalla pianta si estrae una resina profumata, chiamata impropriamente storace, dall’aspetto di torba di colore nero, ma che non ha nulla a che fare con il genere Styrax. 

Questa resina è morbida al tatto e se posta su carboncini ardenti sprigiona un fumo bianco e profumato. Anch’esso, come il Liquidambar Orientalis, è un ottimo conservante per profumi e ne bastano piccole quantità per mantenere fresche le altre essenze nelle miscele.

Quando si acquista della resina Storace occorre prestare molta attenzione, leggendo sempre il nome della pianta di provenienza e la località.

Proprietà del Liquidambar Orientalis

Le proprietà attribuite alla resina dei Liqudambar sono molteplici.

Intensifica gli aromi e conserva i profumi e le altre essenze usate nelle miscele. Anche a livello sottile si può utilizzare per potenziare altri ingredienti. 

Azione anticatarrale (utile nelle affezioni bronchiali).

Applicato esternamente è un ottimo balsamo per la pelle, in grado di renderla estremamente liscia, morbida e profumata. 

Può essere bruciato su carboncino o nell’incensiere a fiammella, ma sempre in piccole quantità.

Nelle miscele conferisce una nota sensuale e seducente.

Spesso viene associato al calamo, un’associazione costante come incenso e mirra. Le fumigazioni hanno un potere calmante e rilassante, ideale per la meditazione.

A livello planetario è considerato in sintonia con Venere, in quanto è un profumo di genere femminile che aumenta la sensualità.

Viene usato nei rituali di accrescimento e conoscenza, per neutralizzare le influenze negative che colpiscono il benessere materiale. 

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