Io sono Lilith-Iside, l’anima nera del Mondo;
Trema! l’essere sconosciuto, funesto, illimitato
Che l’uomo fremendo chiama Fatalità,
Sono io. Anankè, sono io. Trema! Il velo,
Sono io. Io sono la nebbia e tu non sei che la stella;
Tu non sei che una delle possibili luci; io invece sono
l’oscurità eterna e sinistra delle notti;
Io sono la bocca scura che soffia sui fari;
Vattene! Sfortuna a te, lucciola che ti smarrisci!
(La fin de Satan, Victor Hugo)
La tradizione della prima Eva
Conosciamo tutti la nascita del primo uomo e della prima donna narrata nella Genesi delle Sacre Scritture, ma non tutti sanno che esiste anche una storia diversa. E non si tratta di un mito pagano: è proprio l’antica Tradizione Ebraica a narrarci questa storia.
La prima Eva è una figura fondamentale nella Cabala Ebraica, che narra come Lilith sarebbe stata la prima donna, creata, a differenza di Eva, dalla Terra e non da una costola di Adamo.
Questa narrazione è riportata in un passaggio del libro cabalistico L’Alfabeto di ben Sirach. Si tratta di un’opera che risale probabilmente all’XI secolo e di cui si conoscono due versioni. Di fatto, è una raccolta di proverbi attribuiti all’autore di un celebre libro apocrifo, Ecclesiasticus, Saggezza di Gesù, figlio di Sirach.
Una delle versioni conosciute contiene commenti alla dottrina sotto forma di parabole appropriate. L’autore è rappresentato come un bambino i cui fatti e le cui gesta ne illustrano la saggezza, alla maniera in cui sono state narrate le gesta di Gesù nei Vangeli dell’Infanzia.
L’argomento trattato nell’Alfabeto di ben Sirach, per ciò che qui interessa, è destinato ad eliminare la difficoltà risultante dalla coesistenza dei due racconti della Creazione dell’uomo contenuta nella Genesi.
La prima versione, in Genesi 1.26-27 riferisce:
«Poi Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza, ed abbia dominio sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sul bestiame e su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. E Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina».
Nel capitolo seguente della Genesi 2.15-24, la creazione della donna è successiva e subordinata quella dell’uomo, essendo creata da una sua costola.
Numerose spiegazioni sono state avanzate per rendere conto di questa apparente contraddizione, ad esempio è stato ipotizzato che inizialmente Adamo fosse androgino, e solo successivamente sia stata separata la donna.
La tradizione dell’androgino è molto diffusa. La troviamo, ad esempio, nel Simposio di Platone, mentre James Frazer ne riporta una simile, raccolta presso gli Indiani d’America, i Lengua del Paraguay.
La soluzione proposta nell’Alfabeto di ben Sirah si fonda sull’ipotesi di una doppia creazione, o piuttosto di due creazioni successive della donna: la prima, più egualitaria, ma terminata con il fallimento. Pur tuttavia, questa versione non smentisce l’eventuale androginia iniziale, in quanto la tradizione talmudica afferma che Adamo e Lilith fossere stati creati uniti per la schiena. In questa posizione, non stupisce che sia subito nato un conflitto.
Leggiamo nell’Alfabeto di Ben-Sirach:
«Ella disse: “Non starò sotto di te”. Ed egli disse: “Ed io non giacerò sotto di te, ma solo sopra. Per te è adatto stare solamente sotto, mentre io sono fatto per stare sopra”».
Lilith contestò la supremazia di Adamo, richiamandosi all’eguaglianza dei diritti nell’ambito della coppia, ma comprese ben presto che l’ostinazione di Adamo era senza speranza e decise l’unico atto possibile: invocò il nome dell’Ineffabile. Ricevette un paio d’ali grazie alle quali volò via, fuggendo dal giardino dell’Eden.
Con il cuore spezzato, Adamo implorò l’Onnipotente: «Signore del mondo» disse «la donna che tu mi hai dato è volata via!» Il Creatore, commosso dallo sconforto di Adamo, inviò tre angeli alla ricerca di Lilith: Snwy, Snsnwy e Snglf (Senoy, Sansenoy e Semangelof detti anche Sanvi, Sansavi e Semangelaf), per persuaderla a ritornare dal suo sposo.
I tre angeli trovarono Lilith sulle rive del Mar Rosso, ma ella non volle mutar d’avviso, neanche dopo che le ebbero riferito la sentenza del Signore: avrebbe generato numerosi figli e cento di questi sarebbero morti ogni giorno.
Disperata per la spaventosa crudeltà della pena, Lilith decise di porre fine alla propria infelicità gettandosi nel Mar Rosso.
I tre angeli, mossi a pietà, cercarono di controbilanciare il rigore della pena ed accordarono a Lilith un certo potere sui figli di Eva: otto giorni successivi alla nascita per i maschi, venti giorni dopo la nascita per le femmine. Inoltre, Lilith avrebbe goduto di un potere illimitato sui nati al di fuori dei legami coniugali.
Tuttavia, avrebbe dovuto impegnarsi a perdere questi poteri ogniqualvolta avesse visto l’effige dei tre angeli impressa su un amuleto. Per questo motivo veniva posto attorno al collo dei neonati un amuleto con iscritti i nomi degli angeli, oppure, secondo un’altra versione, si tracciava un cerchio magico con i nomi degli angeli attorno alla culla.
Quindi la narrazione prosegue:

«Lilith, la proscritta, niente aveva perduto della propria seduzione. Capitò che un giorno mentre si lamentava dei propri errori e della sua solitudine, incontrasse un certo Samael, signore degli angeli decaduti, il quale si innamorò di lei. D’accordo sulla questione dell’eguaglianza dei sessi, i due si stabilirono nella valle dei Jehannum, la Geenna».
Samael in ebraico (Sameck – Mem – Alef – Lamed) significa Veleno di Dio. E’ descritto come un accusatore, seduttore e distruttore, nonché come angelo della morte.
Per meglio sottolineare il ruolo nefasto della coppia maledetta, il Talmud attribuisce a Samael il nome di Adam-Belial, in opposizione all’Adam-Kadmon, l’uomo primordiale.
Per quanto riguarda Lilith, mai la ricchezza e gli onori che avrà dal suo secondo sposo potranno compensare la perdita dei suoi figli: sarà per sempre la Signora del Dolore e la sua rabbia diviene omicida nei confronti dei figli di Eva. Così il suo spirito di vendetta incombe come minaccia sulle gioie legittime.
La moltitudine demoniaca dei discendenti di Lilith e Samael popolano la terra. La sua presenza e la sua potenza spaventano e seducono.
Un’altra tradizione ebraica narra che Lilith ebbe comunque una discendenza da Adamo. Dopo che Abele fu ucciso dal fratello Caino, Adamo disconobbe la moglie, lamentandosi: «Perché generare figli per esporli alla morte?».
Da quel momento Adamo rifiutò di congiungersi con Eva per ben 130 anni, durante i quali ricevette frequenti visite nel sonno da parte di spiriti femminili, discendenti di Lilith.
Bisogna ammettere che i figli di Lilith non sono tutti nefasti, in quanto gli esseri soprannaturali prodotti dai fantasmi della mente umana affondano le radici nel fertile terreno dell’ambivalenza.
Dopo ben 130 anni, Adamo si ricongiunse con Eva, generando il figlio, Seth, a sua immagine e somiglianza. Ciò lascia intendere che, forse né Abele né Caino lo fossero. Ad ogni modo Seth, progenitore di Noè, è l’unico nostro biblico antenato, in quanto tutti i discendenti di Caino perirono nel Diluvio Universale. Secondo la Genesi, Seth e suo figlio Enos furono gli ultimi esseri umani fatti a immagine di Dio. Lo Zohar parla di Seth come del “progenitore di tutte le generazioni di tzaddikim”, i Giusti.
Possiamo dunque affermare che Lilith, la maledetta, assolve nel mondo delle tenebre una funzione omologa, ma negativa, a quella che assolve la Shekhina, la Presenza Divina, esiliata nel mondo della materia.
Lilith nella Bibbia
Lilith è menzionata una sola volta nella Bibbia: in Isaia 34,14. Si tratta di in un poema apocalittico che descrive la fine del regno di Edom e il ritorno della Terra al caos iniziale:
«I gatti selvatici si incontreranno con le iene, e i satiri si chiameranno l’un l’altro; vi faranno sosta anche le civette e vi troveranno tranquilla dimora».
Il termine tradotto come “civette” è Lilith. Nei dizionari di ebraico moderno, il termine Lilith è tutt’oggi tradotto con gufo, civetta, ed anche sirena. Dunque, si accoglie l’idea che Lilith sia un demone notturno, spesso rappresentato da un gufo, di cui si temono le grida lamentose e lugubri emesse durante la notte, simbolo della desolazione delle contrade maledette.
Al di fuori delle Sacre Scritture, Lilith appare in molti testi che hanno in comune l’evocazione della trasgressione e della maledizione. I demoni, che nel pensiero ebraico restano gli inviati del Signore, agenti delle calamità e delle malattie, abitano le regioni desertiche e i dintorni delle tombe; là, essi si incarnano nelle bestie selvagge e pericolose. È ciò che si ritrova in tutto il passo di Isaia appena citato.
Come ho detto, questa è l’unica menzione di Lilith nelle Sacre Scritture, tuttavia essa è stata assimilata anche ad altri personaggi biblici, primo tra tutti il Serpente che tentò Eva.
Un altro personaggio, si trova nel primo Libro dei Re, che narra l’episodio in cui due prostitute si recarono dal Re Salomone affinché egli decida chi delle due fosse la vera madre del bambino che portavano con loro.
Per risolvere la questione Salomone simulò una divisione del figlio, propriamente tagliandolo a metà. Colei che si mostrò disponibile a cedere il bambino per evitare che morisse dimostrò di essere la madre.
Per molti cabalisti moderni, le due prostitute non sono altri che Lilith e Naamah o Lilith e Agrat, idea che si trova già suggerita nello Zohar. È particolarmente interessante il fatto che Lilith, pur essendo un essere demoniaco che si accanisce contro la prole umana, ceda proprio al sentimento materno, attestato dall’episodio in questione.
Lilith è regina e madre dei demoni, insieme con altre tre demoni: Agrat, Mahalath e Naamah. Uno dei suoi figli è Ormuzd o Hormiz; anche Asmodeo, Principe dei demoni, è un altro dei suoi figli.
In quanto regina di demoni, essa regna su Roma, le altre tre avendo ricevuto in eredità Salamanca, l’Egitto e Damasco. Le assimilazioni delle une alle altre delle quattro dignitarie demoniache non sono certo eccezionali e l’Alfabeto di ben Sirach fa menzione di una sede di Lilith situata in Egitto.
La cabala fa spesso di questo paese un rifugio di demoni e stregoni, la qual cosa si spiega con la parentela del nome ebraico dell’Egitto con la parola “oppressore”: oppressori per eccellenza sono infatti i demoni. Forse proprio Lilith è evocata nel Libro di Tobia (8.3), dopo che questi dispose su braci d’incenso il cuore e il fegato del pesce: l’odore del pesce, dice l’autore, disturbò il demone che fuggì, volando, fino in Egitto.
Un altro personaggio biblico associato a Lilith è la regina di Saba, considerata una divoratrice di bambini, una strega seduttrice e formulatrice di enigmi. Ella appare all’improvviso nel bel mezzo dei racconti biblici, e se ne va.
In un libro del cabalista Joseph Angelino, il Livnat ha-Sappir o il Biancore dello Zaffiro, si suggerisce che essa non sia altri che Lilith.
Qualcuno si è anche chiesto se ella non sia anche la straniera Sulamita, protagonista del Cantico dei Cantici, attribuito proprio a Re Salomone, vissuto nel X sec. a.C. Ella dice di se stessa:

«Sono nera e tuttavia desiderabile, figlie di Sion»
Un nero profondo, come quello delle Madonne nere, come la terra d’Egitto, Kemet, da cui deriva la parola araba “al kemet”, alchimia.
Antiche leggende islamiche narrano che la sovrana era bellissima ma nascondeva, sotto le lunghe gonne, un piede d’asino e delle gambe pelose.
Nella Francia medievale, il piede d’asino della Regina di Saba divenne, tra gli alchimisti, una zampa d’oca.
E il Cantico ci informa:
«Io vi scongiuro, figlie di Sion, per le gazzelle o per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l’amata, finché essa non lo voglia». (Cantico dei cantici, II- 7)
Lilith nel Talmud e nello Zohar
Lo Zohar spiega che Lilith è una figura impura in quanto i demoni sono creature metà divine e metà umane. I suoi tratti fisici sono il viso di donna incorniciato da lunghi capelli folti e fluenti e le ali. Così è rappresentata in due diversi passaggi del Talmud, che parla di un “feto alato come Lilith”, o ancora racconta di una donna che “lascia crescere i capelli come Lilith”.
L’aspetto di Lilith che viene sottolineato in questi due testi è quello della seduttrice: si avvinghia agli uomini che essa istiga a rapporti malefici e scellerati. Lilith è per eccellenza la profanatrice del seme umano: quando lo sperma dell’uomo si disperde, esso forma spiriti malvagi con l’aiuto di Machlath e di Lilith, ma “questi ultimi morranno quando sarà tempo”.
In pratica, il seme che, in seguito alla masturbazione, si diffonde sul terreno, feconda Lilith e la fa generare, così che ella riempie il mondo della sua discendenza di demoni.
Quando calano le tenebre, guai a quell’uomo sul quale si imprime il desiderio di Lilith! Ella si impadronirà di lui, dice il Talmud, nel quale è rammentata anche la proibizione per l’uomo di dormire da solo in un’abitazione.
Ma non solo: non soddisfatta di spingere l’uomo verso pratiche sessuali illecite, Lilith tenta di sostituirsi alla sposa legittima. Per questa ragione nello Zohar si raccomanda di utilizzare un rituale magico appropriato per allontanarne Lilith dal letto coniugale.
Nel momento in cui l’uomo si unisce alla moglie, egli deve rivolgere il suo pensiero alla santità del suo Signore e dire: “Nelle tue dolci vesti di velluto, sei tu qui? Fermati, fermati! Non entrare e non uscire! Niente di te e niente in te! Ritorna, ritorna! Il mare rumoreggia, le onde ti chiamano. Mi sono appropriato di ciò che è sacro, sono circondato dalla Santità del re”. Poi egli deve per qualche tempo coprire il suo capo e quello della moglie di panni e, in un secondo tempo, aspergere il letto con acqua pura.
Lilith nelle Tradizioni Magiche

Lilith è una creatura essenzialmente notturna. Senza dubbio è lei che ritroviamo nel Testamento di Salomone – opera greca del III secolo derivata probabilmente da un’opera esoterica giudeo-ellenistica – che ce la presenta, con differenti appellativi, come una creatura errante nella notte, in visita alle partorienti allo scopo di strangolare i neonati. Il carattere di Lilith in qualità di “assassina di bambini” è chiaramente attestato in varie fonti; tra queste troviamo anche un midrash in cui si racconta che “quando Lilith non trova neonati da divorare, si rivolge contro i suoi propri”.
Questo ruolo di divoratrice di bambini, accomuna Lilith alla Lamashtu babilonese e ai demoni sumeri Lilu, Lilitu e Ardat Lili, i quali formano una triade di demoni (la mitologia mesopotamica è spesso formata da triadi divine), in cui Lilu è il demone maschile, Lilitu quello femminile e Ardat Lili la giovane figlia. Di Lilitu, si dice che è il demonio che l’uomo crea sul letto durante il sonno.
Nel XVI secolo, nel Thesaurus, Gesenio reputa Lilith una sorta di demone notturno femminile, omologo alla Ghula degli Arabi, che attacca i bambini e gli uomini per succhiarne il sangue. Altrettanto ritiene Rosenmuller, l’erudito commentatore, nei suoi Scholiajesaiae Vaticina, pubblicati a Lipsia nel 1793.
Robertson, nel Thesaurus Linguae Sanctae, pubblicato a Londra nel 1680, parla di Lilith come di una strige, termine di origine greca che significa gufo, in seguito latinizzato come “strix”, e indicante un uccello notturno di cattivo auspicio, dedito a nutrirsi di sangue umano, e dunque simile alla figura del vampiro.
Lilith viene associata anche all’onocentauro, una chimera analoga al centauro ma dal corpo d’asino, animale che simboleggia la sensualità perversa e la crudeltà.
Il carattere di divoratrice di infanti è probabilmente l’aspetto che meglio evidenzia la negatività di Lilith, del suo essere distruttiva e temibile.
A riguardo, si narra che, un giorno, il profeta Elijah incontrò Lilith sul suo cammino, mentre ella era diretta alla casa di una giovane partoriente “per regalarle il suo sonno di morte, impadronirsi del bambino e berne il sangue, aspirarne il midollo dalle ossa e pascersi della sua carne”.
Con un personaggio così funesto in circolazione, era buona norma prendere ogni sorta di precauzione possibile. Era pratica ricorrente proteggere donne partorienti e neonati con amuleti fissati alle quattro pareti della stanza o sopra il letto. Questi assumevano il loro potere apotropaico dall’iscrizione del nome temuto, o ancora dalla rappresentazione della stessa Lilith, “della figura, delle ali, delle mani, delle gambe” precisa L’Alfabeto di ben Sirah.
Un amuleto persiano del XVIII o XIX secolo, un ciondolo protettivo per un neonato, conservato nel museo di Israele, a Gerusalemme, raffigura Lilith in catene, con “Lilith cieca in catene” scritto sotto ogni arma.
Talvolta invece vengono raffigurati degli Angeli, com’è riferito nel Testamento di Salomone, in cui il demone femminile è chiamato Obizoth; da costei ci si protegge con l’inscrizione, su di una delle facce dell’amuleto, del nome dell’angelo Raffaele o di qualcuna delle sue denominazioni mistiche.
Il “Lilith Prophylactic” di Arslan Tash (Museo Nazionale di Aleppo), un amuleto datato intorno al VII secolo a.C., mostra l’incisione di una creatura alata, simile ad una sfinge, ed un lupo che divora un bambino, con una inscrizione fonetica fenicio-cananea vicina alla sfinge che recita: “A colei che vola nell’oscurità delle case: passa veloce, o Lili”. Vicino al lupo invece è scritto: “O, Robbing-assassinio, Va via”. Sull’altro lato dell’amuleto, è raffigurato un dio che cammina tenendo in mano un’ascia e un’incisione che recita:
Incantesimo per demoni volanti .
Il legamento di Ssm , figlio di Pdrsh (?).
Prendi questi e di’ alla strangolatrice:
In qualsiasi casa in cui io entro,
tu non puoi entrare,
E in ogni luogo in cui io cammino
Tu non devi camminare.
Un legamento eterno è stato stabilito tra noi.
Ashshur lo ha stabilito per noi,
Insieme a tutti gli dei
E la consultazione di tutti i santi.
Attraverso il legamento del cielo e della terra,
Attraverso il legamento della moglie di Hawron,
Che dice sempre la verità ,
E le altre sette concubine
Le otto mogli di Baal.
Infine, intorno e sopra la divinità è scritto: “Sz zt, la sua [bocca] non è aperta. Il sole possa salire, eternamente, eternamente”.
Formule magiche erano recitate già all’indirizzo della Lamashtu babilonese e ci sono state trasmesse su oggetti provenienti da scavi assiri.
L’amuleto, l’equivalente fisico di un incantesimo di scongiuro, lo si ritrova spesso in forma di copia di un testo sacro, come ad esempio questo salmo:
Il soccorso mi viene da Yahvè
che ha fatto il Cielo e la Terra.
No, egli non dorme né sonnecchia,
il custode di Israele.
Yahvé, ti protegge da ogni male
Protegge la tua anima.
Ti protegge alla partenza, al ritorno,
dall’inizio e per sempre.
A questa pratica apotropaica si legava l’usanza di allontanare Lilith con letture pie durante la veglia notturna che precedeva la circoncisione dei bambini.
Lilith era temuta a tal punto che fino al sedicesimo secolo, nell’Europa centrale, venivano svegliati i bambini che nel sonno sorridevano: si temeva che “giocassero con Lilith” e che questa, avendoli così sedotti, se li portasse via.
Lilith nella Tradizione Giudaico-Cristiana
II Nuovo Testamento e la tradizione cristiana non parlano espressamente di Lilith, ma è probabile che si senta il fruscio delle sue ali nere durante la recitazione di certe preghiere o nell’evocazione di certi fatti. Senza dubbio è a questo demone che fa allusione il Salmo 91:
«Non temerai i terrori della notte,
né il lampo che guizza di giorno;
né la Peste che si diffonde nell’oscurità,
né gli attacchi del demone del Meriggio»
A questo demone del meriggio si collega la leggenda di Gerbert d’Aurillac, futuro papa Silvestro II (999-1003). Da giovane, egli incontrò una fanciulla di meravigliosa bellezza, seduta tra stoffe di seta e circondata da cumuli di monete d’oro. Meridiana – questo era il suo nome – gli promise le sue grazie, le sue conoscenze magiche e le sue ricchezze, in cambio di fiducia. Gerbert accettò e diventò in breve tempo arcivescovo di Reims, poi di Ravenna e infine papa. All’approssimarsi della morte, egli confessò pubblicamente i propri peccati, morendo in odore di santità. La fanciulla del meriggio era Lilith.
Ancora più precisamente, l’inno Te Lucis ante Terminimi detto di Sant’Ambrogio, che concludeva la preghiera della Compietà, rimanda a Lilith e alla sua turba di demoni: “Che i sogni e i fantasmi della notte fuggano lontano da noi; domina, Signore, i nostri spiriti affinché nulla macchi i nostri corpi”.
Allo stesso modo, la drammatizzazione cattolica della masturbazione maschile, che si fonda sul mito di Onan, da cui il termine onanismo, contiene certamente un implicito riferimento a Lilith, alle sue seduzioni notturne e al suo incontrollato procreare.
Lilith nell’Iconografia

Il nome Lilith in ebreico (Lamed – Yod – Lamed – Yod – Tau) significa letteralmente “della notte”. Lilith è dunque un essere che appartiene alla notte, che vive nella notte. Questo indica sia un essere notturno, che un essere che vive nelle tenebre del nostro inconscio più profondo. Non ci è dato vedere attraverso l’oscurità, dunque Lilith è per noi un essere temibile e sconosciuto, nononostante tutto ciò che di lei si possa dire.
E di lei è detto che sia una donna dalla bellezza sovrumana, con lunga capelli rossi e ricci. Talvolta è descritta con fulgidi occhi di fuoco e la pelle blu, caratteristiche che condivide con le divinità hindu, dove la pelle blu rappresenta la capacità di guarigione, trasformando la rabbia in saggezza.
Anche gli occhi rossi, o infuocati, sono essenzialmente un simbolo di rabbia purificatrice. A testimoniare il suo essere indomita, viene descritta coperta di peli, probabilmente perchè le donne del medio oriente usavano, già allora, depilarsi, o forse solo per la sua lunga chioma che l’avvolge. E’ stata raffigurata con artigli rapaci, come le erinni e le arpie greche, forse perché come loro è un essere alato, avendo ottenuto le ali invocando il nome di dio, ma anche perchè condivide lo stesso carattere vendicativo.

Un altro modo in cui Lilith viene raffigurata è con la coda di sirena, ma questi esseri mitologici erano in origine simili agli uccelli, proprio come le arpie. La coda di pesce, si riferisce ad un pesce in paticolare, il delfino, il cui nome, etimologicamente, richiama l’utero femminile, in quanto la sillaba “delph” in greco significa appunto utero. I delfino è infatti un animale provvisto di utero, un mammifero.
Questa è una caratteristica che Lilith condivide con Echidna, una dea serpentiforme che nell’Asia Minore ed anche a Delphi, veniva chiamata “Delphine”.
Echidna ha molto in comune con Lilith: oltre alle sembianze di serpente o anche in giù: ella si nutre proprio come fanno i serpenti, ingoiando le vittime intere, e per certi versi è come se queste andassero direttamente nelle viscere della terra. echidna, come Lilith, rappresenta una fertilità e di conseguenza anche una sessualità cannibalica, proponendo il modello della prostituzione apocalittica e della corporeità.
Acquista
Penso che si racconta ancora questa favoletta della buonanotte su lilith e che non si voglia ammettere che fu lei primo vero dio visto che nella stessa favoletta furono mandati 3 angeli a convincerla ,se fosse un demone i metodi sarebbero stati altri spero che ci sia chi la pensa come me
Proprio così il primo Dio utero universale è una Donna e tutte le informazioni bibliche sono sciocchezze inventate dai Rabbini e dai preti per sabotare il potere magico del femminile.