mago

1. Il Bagatto

divisore

 

Corrispondenze del I Arcano

Io sono colui che gioca a vivere! La realtà non è che un’illusione! 

Osa esprimere il tuo desiderio, qualunque esso sia, poi mettiti subito all’opera e non fermare mai la tua azione

nel medesimo senso e per lo stesso fine. Ciò che vuoi si farà, è già per te ed in te l’opera si inizia

 

Titoli dell’Arcano

Nel mondo divino: DIVINA ESSENTIA = Essere Divino, parte attiva dell’archetipo

Nel mondo umano: VIR = Uomo, personalità individuale

Nel mondo della natura: NATURA NATURANS = la natura in se stessa

 

Evoluzione dei Simboli

Nei Tarocchi Visconti (1450), nella carta denominata “il Bagatto” appare un uomo seduto ad un tavolo rettangolare che poggia su tre gambe, sul quale sono disposti cinque oggetti. 

Nel tarocco di Marsiglia (1751) l’uomo è in piedi dietro al tavolo su cui vi sono oggetti simili a quelli del Visconti. La chiave di decifrazione è collegata soprattutto ai colori, considerati come riferimenti ai diversi piani di realtà cabalistici (spirito, materia, ecc. ). 

Nel mazzo Wirth (1889) scompaiono i dadi dal tavolo a 3 gambe e appaiono i 4 strumenti dell’Arte Magica: il bussolotto per tirare i dadi diventa la coppa, il pugnale diventa la spada, i denari si trasformano nel  pentacolo e la bacchetta viene sostituita dalla Verga Magica. 

Con il mazzo Raider-Waite (1927) i 4 oggetti magici ritornano a essere 5 come nel mazzo Visconti (1450). La loro identificazione avviene attraverso i semi degli Arcani Minori (Bastoni = Fuoco ; Spade = Aria; Coppe = Acqua; Denari = Terra) corrispondenti ai 4 Elementi che il Mago desidera padroneggiare attraverso un 5° elemento: la sua volontà, rappresentata dalla bacchetta magica che tiene in mano. 

In questo mazzo, questo Trionfo perde il nome di Le Bateleur (prestigiatore, giocoliere, imbroglione) tradotto con Bagatto e diventa poi The Magician, forse in riferimento al mago occultista dei primi del ‘900. 

Il cappello dalla caratteristica foggia a 8 orizzontale si trasforma nel simbolo dell’infinito a partire dal mazzo Wirth (1889), ma con Waite (1927) si separa dal cappello per  andare a “brillare” al di sopra della testa del Mago.

Infine A. Crowley (1944) crea tre Maghi diversi, chiamati rispettivamente: l’Astrologo, il Bagatto e il Magus, ognuno con sue caratteristiche. (È possibile trovarli tutti e tre nel suo mazzo). 

 

Principio

Il Mago rappresenta l’individuo che si è risvegliato rendendosi conto che la realtà non è affatto oggettiva, ma bensì un fenomeno soggettivo della nostra psiche. A livello psichico, rappresenta l’Ego, che altro non è che lo strumento di azione del Sè. Dunque, il Bagatto o Mago corrisponde al Verbo, al manifestarsi attraverso l’azione cosciente, non attraverso la reazione istintiva. 

 

Prima Porta: la Porta dell’Illusione

Colui che cerca se stesso incontra il Mago. La magia è il puro prodotto della volontà della nostra mente unita al nostro cuore. Il potere della volontà agisce su tutto ciò che esiste. Superando la prova dell’illusione, si prende coscienza del potere magico della propria volontà. Volete regnare su voi stessi e sugli altri? Imparate a Volere. Ecco il primo Arcano dell’Iniziazione Magica.

 

Il Bagatto nella Cabala

Discesa dello Spirito (Alef) nella Materia (Beth). Materia vitalizzata con la Volontà che si manifesta attraverso il Verbo (l’azione).  

 

Il Bagatto in Astrologia

Sole o Mercurio in Ariete.

Il Sole nel senso di forza irradiazione e dunque Volontà; Mercurio per quanto riguarda destrezza e abilità. Il Mercurio creativo (in Ariete) è della natura del Sole.

Mercurio rappresenta l’azione in tutte le sue forme e fasi, è la carica elettrica, la prima manifestazione. E’ continua creazione.

Il Mago si compiace come Mercurio nel ruolo di un piccolo dio che esegue la creazione originaria e ravviva con una faccia estasiata e scaltra le sfere intorno a sé. Con un gesto nobile egli evoca le visioni dei suoi mondi fantastici in modo che l’energia si addensi in oggetti e che l’eterno si manifesti in Tempo e Spazio.

 

Gli insegnamenti di Eliphas Levi

 

Dogma e Rituale dell’Alta Magia

Il mondo è un campo di battaglia che la libertà disputa contro la forza d’inerzia opponendogli la forza attiva. Credere alle forze della natura e seguire le correnti della vita collettiva, vuol dire essere schiavo delle cause seconde.

L’uomo schiavo delle sue passioni e dei pregiudizi non potrà mai essere iniziato, non potrà essere colui che è arrivato per mezzo della sua volontà e delle sue opere, se prima non si trasformerà.

Resistere alla natura e domarla, è formarsi una vita personale ed imperitura, è liberarsi dalle vicende della vita e della morte.

L’ultima vittoria che l’uomo può riportare sulla morte è trionfare del piacere della vita, ma non per disperazione o lassismo. Poter godere e astenersi, è potere due volte. Imparare a vincersi, è imparare a vivere.

Saper soffrire, astenersi e morire sono i primi segreti che mettono al di sopra del dolore, delle veglie sensuali e della paura del nulla. 

L’uomo può essere modificato dall’abitudine che, secondo il proverbio, diviene per lui una seconda natura.

Il Mago sia dunque impassibile, sobrio e casto, disinteressato, impenetrabile e inaccessibile a tutte le specie di pregiudizi e di terrori. Egli deve essere provato da tutte le contrarietà e da tutte le sofferenze. La prima e la più importante di tutte le opere magiche, è quella di giungere a questa rara superiorità.

Derivando tutto da un unico principio invariabile, e di conseguenza imperituro, giacché mutamento è ciò che noi chiamiamo morte, l’intelligenza che fortemente aderisce e si identifica con questo principio, si rende invariabile e quindi immortale.

Si capisce facilmente come, per aderire invariabilmente alla ragione, sia necessario essersi resi indipendenti da tutte le forze che col movimento producono fatalmente e necessariamente le alternative della vita e della morte. Per dirigere le correnti di luce mobile, si deve essere fermi in una luce immobile.

Sul frontone del Tempio di Salomone si leggeva l’iscrizione “conosci te stesso”. Il Mago è colui che i cabalisti ebrei chiamano il microprosopo, cioè il creatore del piccolo mondo. La prima scienza magica è dunque la Conoscenza di se stesso, mentre la prima di tutte le opere, quella che racchiude tutte le altre ed è il principio della grande opera, è la Creazione di se stesso.

Dunque, Tu sei chiamato ad essere re dell’Aria dell’Acqua della Terra e del Fuoco, ma per regnare su questi quattro animali del simbolismo è necessario domarli e incatenarli. 

Chi aspira alla Sapienza di conoscere il grande enigma della natura, deve essere l’erede e lo spogliatore della sfinge, deve avere la testa Umana per averne la parola, le ali d’Aquila per conquistarne le altezze, i fianchi di Toro per lavorare le profondità, gli artigli del Leone per farsi largo.

Sapere, Osare, Volere, Tacere: ecco i quattro verbi del Mago che sono scritti nelle quattro simboliche forme della sfinge.

Questi quattro verbi possono combinarsi insieme in quattro maniere diverse e si spiegano quattro volte l’uno con l’altro.  Si deve sapere per osare. Bisogna osare per volere. Occorre volere per avere l’imperio. Tacere si deve per regnare.

L’essere è il principio. La rivelazione è la parola. La parola è il mezzo, lo sviluppo e la perfezione dell’essere sono il fine. Parlare è creare. Ego Sum qui sum: Io Sono dunque l’essere esiste.

Il mago innalza una mano verso il cielo e abbassa l’altra alla terra e dice: lassù l’immensità e laggiù immensità ancora; l’immensità eguaglia l’immensità, questo è vero nel visibile come nell’invisibile.

La lettera Alef raffigura un uomo che alza una mano al cielo e abbassa l’altra verso la terra: questa è l’espressione del principio attivo di ogni cosa e la creazione nel cielo corrispondente all’onnipotenza del verbo in terra.

Questa lettera da sola è un pentacolo, cioè un carattere che esprime la scienza universale. Può supplire i segni del Macrocosmo e del Microcosmo, spiega il doppio triangolo massonico e la stella a cinque punte, poiché il Verbo è Uno e una è la Rivelazione.

L’intelligenza e la volontà sono strumenti di una forza e di una portata incalcolabili. Essi hanno, per alleato e strumento, una facoltà troppo poco conosciuta, la cui potenza appartiene alla Magia: intendo parlare dell’immaginazione, che i cabalisti chiamano il diafano o il traslucido.

L’immaginazione è l’occhio dell’anima: in essa si disegnano e si conservano le forme, per essa percepiamo i riflessi del mondo invisibile, essa è lo specchio delle visioni ed è l’apparato della vita magica, giacché esalta la volontà e le da presa sull’agente universale.

Non c’è alcun Dogma in magia se non questo: il visibile è manifestazione dell’invisibile. 

L’immaginazione applicata alla ragione è il genio. L’immaginazione è strumento dell’adattamento del verbo. La rivelazione è il verbo.

Il verbo è il segno caratteristico della vita. Ogni forma è velo di un verbo, giacché l’idea, madre del verbo, è l’unica ragione d’essere della forma.

Ogni figura è un carattere, ogni carattere appartiene e ritorna ad un verbo. Ciò che è al di sopra è simile a ciò che è al di sotto, e ciò che è al di sotto è simile a ciò che è al di sopra.

In altri termini, la forma è proporzionale all’idea, l’ombra e la misura del corpo calcolata nella sua relazione con i raggi luminosi, il fodero è fondo per quanto è lunga la lama, la negazione è proporzionale all’affermazione contraria, la produzione è uguale alla distruzione del movimento che conserva la vita, e non vi è punto dello spazio infinito che non sia centro di una circonferenza che indefinitamente si allarga ed estende i suoi limiti nello spazio.

La Fede non è che la fiducia ragionata in questa unità della ragione, in questa universalità del verbo. Credere vuol dire accettare come vero ciò che ancora non si sa, ma che la ragione ci fa anticipatamente sicuri di sapere o, almeno, di conoscere un giorno. Sono dunque nell’assurdo i pretesi filosofi che dicono di non credere a ciò che non conosco. Povera gente: sarebbe forse necessario credere ciò che sapete?

 

Il Rituale Magico del Sanctum Regnum

La magia, che gli antichi dicevano Sanctum Regnum, è la scienza tradizionale dei segreti della natura che ci viene dai magi.  

Per mezzo di questa scienza l’adepto, investito di una certa onnipotenza relativa, può agire sovrumanamente, cioè in maniera da sorpassare i poteri della comune degli uomini. Perciò, essa è fatta solo per i Re e per i Sacerdoti.

La volontà umana, quando non è tradotta in opere, è morta: resta solo un vago desiderio. La stessa cosa è vera di un pensiero non espresso con un linguaggio: non è una parola ma soltanto un sogno dell’intelligenza.

Ogni intenzione che non si manifesta per mezzo di atti è una vana intenzione, e la parola che la esprime è una parola inutile.

È l’azione che da la prova della vita, ed è pure l’azione che prova e dimostra la volontà.

Si dice per questo, nei libri simbolici e sacri, che gli uomini saranno giudicati non per le loro idee ma per le loro azioni.

Dunque, la Volontà va messa alla prova e la Forza non si afferma che con la Vittoria.

Non c’è pietà senza preghiera, né religiosità senza adorazione. La preghiera è necessaria e può ottenere ciò che chiede: essa è un perfetto atto di volontà, la parola che connette le parole umane alla Volontà divina.

Tutti i cerimoniali di consacrazione, abluzione, sacrificio, sono preghiere in atto e formule simboliche. Essi sono le preghiere più potenti, poiché rappresentano la traduzione della parola in atto, rivelano la forza di volontà, mostrano che l’attenzione concentrata sul fine è più importante della preghiera espressa in parole, di conseguenza costituiscono la Vera Opera.

Per potere, bisogna credere che si possa, e questa Fede deve tradursi immediatamente in atti. La Fede non tenta neppure, essa comincia con la certezza di riuscire e lavora con calma come se avesse l’onnipotenza al suo comando e l’eternità a sua disposizione.

Osa esprimere il tuo desiderio, qualunque esso sia, poi mettiti subito all’opera e non fermare mai la tua azione, nel medesimo senso e per lo stesso fine. Ciò che vuoi si farà, è già per te ed in te l’opera si inizia.

La tua vita deve essere volontà diretta da un pensiero e servita dalla natura intera, che tu stesso avrai assoggettato allo spirito nei tuoi organi stessi, e per simpatia in tutte le forze universali che loro corrispondono.

Non dovrai parlare con nessuno di quello che stai per fare, il mistero è condizione rigorosa ed indispensabile di tutte le operazioni.

Le parole sono state pronunciate, il pensiero è stato tradotto in azione mediante un atto creativo, il verbo si è realizzato.

Non basta conoscere l’arte ed averne gli strumenti, occorre dedizione continua per riuscire alla perfezione nel difficile esercizio, e questo si ottiene annullando entro di sè tutti i dualismi di intenzione, portandosi indietro sino alla radice della Volontà. 

 

Il Bagatto di Oswald Wirth

il Bagatto o il MagoPoiché l’universo visibile è soltanto magia e prestigio, il suo creatore non è che l’Illusionista per eccellenza, il grande prestigiatore che ci stordisce con i suoi giochi di abilità.

Il turbine universale delle cose ci impedisce di percepire la realtà. Noi siamo i balocchi di apparenze prodotte dal gioco di forze a noi sconosciute.

La causa prima è dunque un prestigiatore, ma poiché essa si ripercuote in tutto ciò che è attivo, il Bagatto corrisponde, in generale, ad ogni principio di attività: nell’Universo è il Creatore, nell’uomo è il fulcro dell’iniziativa individuale, l’Io, il centro della percezione, della coscienza, della volontà.

E’ l’Io che crea la nostra personalità, poiché l’individuo ha il compito di creare se stesso: è il principio dell’auto-creazione.

Questo principio ci viene mostrato sotto l’aspetto di un giovane svelto, snello ed estremamente agile, incapace di stare fermo.

I suoi occhi scintillano di intelligenza e sono ornati di lunghe ciglia che ne accentuano il fascino.

Il cappello che le ombreggia con le larghe tese è un otto coricato. Questo segno, che si ritrova nell’acconciatura della Forza, è utilizzato dai matematici come simbolo dell’infinito. Qui rappresenta la sfera vivente costituita dall’emanazione attiva del pensiero.

Portiamo attorno a noi il nostro cielo mentale,

il cui sole della ragione percorre l’eclittica

mantenuta negli stretti limiti di ciò che ci è accessibile.

 

Capelli biondi e ricciuti come quelli di Apollo inquadrano il volto sorridente del Bagatto, personaggio fine e discreto nella sua esuberanza, poco incline a confidare il proprio pensiero.

Il Bagatto è in piedi dietro una tavola rettangolare dalla quale sono visibili soltanto tre gambe. Queste tre gambe potrebbero indicare i simboli alchemici di Zolfo, Sale e Mercurio, poiché essi sono le Tre Colonne del mondo oggettivo, i sostegni della sostanza elementare che ricade sotto i nostri sensi.

Su questa piattaforma della fenomenalità sono posati una coppa d’argento, una spada d’acciaio e un siclo d’oro.

Su questo denaro, dove appaiono dei pentacoli, il Bagatto punta l’indice della mano destra, come per concentrarvi la sua emanazione personale attiva. Ma quest’ultimo amuleto non possiederebbe tutta la sua virtù se la bacchetta magica non riversasse su di esso gli effluvi tratti dall’ambiente.

Ciò spiega il gesto della mano sinistra del Mago, che tiene la bacchetta esattamente nella direzione del denaro, perché il fuoco della Volontà sia proiettato sull’oggetto da magnetizzare. Il siclo d’oro rappresenta l’Elemento Terra, ed indica quindi la messa a terra delle proprie idee, la propria volontà infusa nella materie inerte. 

La bacchetta completa il quaternario degli strumenti del Mago o Bagatto, che corrispondono ai Quattro Elementi associati ai Quattro Verbi: Coppa-Acqua-Sapere, Aria-Spada-Osare, Fuoco-Bacchetta-Volere, Terra-Denaro-Tacere.

Per entrare in possesso di questi strumenti mistici bisogna avere subito la prova degli Elementi.

La vittoria conseguita sulla Terra conferisce il Denaro, il punto d’appoggio concreto per ogni azione.

Affrontando l’Aria con audacia il cavaliere della verità ottiene di essere armato di Spada, che mette in fuga i fantasmi dell’orrore.

Trionfando sull’Acqua si conquista il Santo Graal, la Coppa dalla quale si beve la Saggezza.

Provato dal Fuoco, l’iniziato diviene strumento del Volere Supremo e ottiene la Bacchetta, il bastone, lo scettro del Re che regna e governa.

Come se avesse subito una prova in una loggia massonica, il Bagatto tiene i piedi ad angolo retto, come una squadra, e tra loro spunta un tulipano non ancora schiuso. Questo fiore fa capire che l’iniziazione è ancora agli albori, poiché lo ritroveremo più aperto davanti all’Imperatore, inclinato accanto alla Temperanza, vitale davanti al Matto.

L’abito del Bagatto è multicolore, ma vi predomina il rosso, segno di attività.

Il giustacuore è chiuso da 5 bottoni, senza dubbio per alludere alla quintessenza di cui il corpo è il rivestimento.

Con il motivo delle braccia e l’inclinazione del dorso, il personaggio del Bagatto traccia la lettera Alef.

Non vi è nulla che riproduca il profilo dell’Alef esattamente come la figura di Orione, il gigante che insegue le Pleiadi, accanto al Toro celeste. Tra le costellazioni è quella che si accosta di più al Bagatto.

Il Bagatto corrisponde a Kether, l’inizio di tutte le cose, la Causa Prima, l’Unità-principio, lo spirito puro. E’ il soggetto pensante unico e universale, che si riflette nell’Io di tutte le creature intelligenti. 

 

Il Mago di Aleister Crowley

01Al centro di questa carta vediamo la figura di un giovane che sta in equilibrio, con grande abilità, sulla punta di un piede sopra un monte.

Il monte rappresenta il suo inconscio, che lui stesso fa diventare volontà individuale. L’inconscio, infatti, trova la sua corrispondenza in una striscia giallo-blu che riappare sopra la testa del Mago.

In ciò vediamo il Bastone che viene dalla profondità e che ritrae il Mago come anello di congiunzione tra la Profondità e l’Alto, tra l’inconscio e il sovra cosciente.

La sua posizione somiglia a quella dell’ibis che sta senza muoversi su una sola gamba, simbolo della più alta concentrazione possibile. L’ibis è anche l’animale simbolo di Thoth, il dio egizio della saggezza.

I Greci lo chiamavano Ermes (Ermete) e lo rappresentavano con scarpe alate. Pertanto, le caviglie del Mago sono attorniate da un paio di ali enormi, simbolo di Mercurio, che bilanciano il giovane nella sua posizione estasiata ed esagerata.

La testa del giovane è coronata da una specie di turbante composto da due serpenti che si aprono per formare il simbolo del disco solare alato, nel centro del quale troviamo una colomba, simbolo dello spirito santo.

Sulla punta del bastone, vediamo il disco solare alato degli Egizi: l’ala destra rappresenta la dea avvoltoio dell’Alto Egitto, Nechbet, quella sinistra la sua gemella, Buto, la dea serpente protettrice del Basso Egitto.

Questo simbolo si trova anche sulla carta del Diavolo, dove rappresenta la parte ctonia e oscura della forza creativa del Magus Mercurius.

La leggenda narra che il dio egizio del sole, Horus, prendesse le sembianze di questo disco solare alato per sconfiggere Seth, il dio del male. In seguito a questo, Thoth il dio della saggezza, avrebbe ordinato che tutti i templi portassero questo segno come protezione dal male.

I due serpenti di Ureo, che troviamo come amuleto protettivo anche sulla fronte di molti faraoni, sono le forze che proteggono il Sole, e sono in relazione con il disco solare alato e con il Caduceo di Ermete: essi sono il serpente della vita maschile e il serpente della morte femminile.

Il racconto biblico del primo Peccato ci parla soltanto del serpente oscuro della morte, mentre i seguaci di Esculapio pretendono per il loro bastone solo il serpente della vita. Nel Caduceo di Ermete entrambi i serpenti sono collegati e formano al centro una lemniscata dritta, segno dell’infinito.

Sotto il disco alato, sopra la mano destra del Mago, troviamo una freccia: essa rappresenta la sete di conoscenza oppure per la ricerca di nuovi orizzonti.

Per gli sciamani la freccia aveva un significato di invocazione, un messaggio che invitava la divinità scendere per un rituale. La pergamena invece, sopra la mano sinistra, contiene le esperienze colate in forma, e perciò vissute e scritte.

Una rete di raggi dorati copre tutta la carta e si perde nello sfondo. Essi simboleggiano la rete dei nostri pensieri, oppure la dualità. Nelle immaginazioni duali, il nostro Io si sforza di comprendere l’infinito. La disposizione geometrica dei raggi rappresenta la struttura con cui l’Io cerca di fissare all’eterno.

La zona circostante la figura, però, è vuota, senza raggi, e permette uno sguardo nell’immaginazione al di là del pensiero. E’ un triangolo libero alle spalle del Mago che comincia a farsi un’immagine di se stesso: l’Io passa attraverso questo triangolo da una dimensione ideale in una dimensione Spazio-Tempo, dall’Idea alla Materia.

Il Mago dispone della volontà di addensare le nebbie dell’eternità attraverso le sue azioni. Sulla carta, ciò è espresso con l’oggetto a forma di ventaglio color lapislazzuli intorno alla sua testa, sopra il triangolo di colore viola chiaro.

Noi creiamo la realtà attraverso le nostre azioni e allo stesso tempo gli effetti delle nostre azioni creano la nostra identità individuale.

Il Mago, nell’intenzione di formare il mondo secondo la sua volontà, attraversa le sfere rappresentanti i simboli che lo circondano con grande facilità. Il modo in cui gioca con essi mostra una fiducia interiore ininterrotta.

Questi simboli sono la moneta, il calice e la spada e rappresentano le sfere Elementari. Con il Bastone egli crea. Con la Coppa egli conserva. Con la Spada egli distrugge. Con la Moneta egli redime.

Tempo e Spazio permettono al Mago tutti gli spettri toccabili in questi simboli: forza di volontà e intelletto, cuore corpo. 

Sulla punta delle dita della mano destra, il Mago tiene, quasi per gioco, lo Scettro di Was, l’antico simbolo egizio di potere e forza.

Nella sua mano sinistra è sospeso un uovo alato, simbolo magico della forza spirituale dell’etere, quinto elemento o quintessenza.

In basso, vicino ai piedi del Mago, vediamo la scimmia, animale simbolo del dio egizio della saggezza Thot, che si innalza nell’ombra della coscienza con aggressività contro la sfera della luce.

L’animale corrisponde alla personalità istintiva del Mago, che si fa notare con furia per non essere trascurata in favore di una posizione solamente intellettuale. 

Nell’induismo è il dio Hanuman, il Dio Scimmia, ma esso è, appunto, poco più della Scimmia di Thot che ha la testa di ibis, simbolo della concentrazione e della meditazione in quanto sta su una gamba sola.

Come simbolo creativo, Thot impugna il bastone della fenice, che simboleggia la resurrezione attraverso il processo generativo (fecondazione). Nella mano sinistra ha l’Ankh, croce ansata, che rappresenta una cinghia di sandalo, ovvero il mezzo di cammino attraverso i mondi.

Oppure ha uno stilo nella mano destra e un papiro nella sinistra, per simboleggiare sapienza e parola. In tal caso è il messaggero degli dei: trasmette la loro volontà per mezzo di geroglifici (simboli).

L’uso del linguaggio o della scrittura però implica introdurre ambiguità, se non addirittura falsità: perciò Thot è seguito da una scimmia, il cinocefalo, il cui compito è distorcere la parola del Dio, scimmiottare, simulare, ingannare. Dunque la manifestazione implica illusione. Nell’induismo, questo aspetto di Thot è Mayan.

Il Mago è dualità: rappresenta sia la verità che la falsità, saggezza e follia. Essendo l’inaspettato, egli sconvolge ogni idea consolidata e perciò appare infido. 

Ha il carattere creativo dualistico della lettera Beth.

Questo Arcano è il sentiero tra Kether (origine) e Binah (comprensione), perciò è il messaggero degli Dei e rivela la terza Sephirah, non ancora formulata (Binah, comprensione), così come non è ancora formulata Da’at (conoscenza). Essendo la Parola la Legge della ragione o della necessità o del caso, non può essere compresa, poiché il suo Volere è inconscio. Questa carta rappresenta la Volontà, la Parola, il Logos. E’ il Figlio, la manifestazione in atto dell’idea del Padre. 

Il Vero lo è il significato della Vera Volontà: Conosci Te stesso tramite la Tua Strada.

Calcola bene la formula della Tua Strada.

Crea molto; assorbi gioiosamente; dividi attentamente; consolida completamente.

Lavora Omnipotente, Omnisapiente, Omnipresente, in e per tutta l’Eternità.

mago
Come accennato nel paragrafo riguardante l’evoluzione simbolica di questo Arcano, Crowley commissionò alla Harris non uno ma tre dipinti che lo rappresentassero, rispettivamente: il Bagatto, l’Astrologo e il Magus. Questa triplicazione del primo Trionfo rispetterebbe l’idea dell’Uno e Trino. 

 

Considerazioni sul Bagatto

Il Bagatto o il Mago è contemporaneamente l’Io, il principio cosciente (centro) da cui si irradia il pensiero, l’idea pura e anteriore ad ogni espressione.

Il pensiero anteriore all’espressione è rappresentato dal Matto, mentre il Mago esprime un pensiero direzionato, cioè unito alla volontà. 

Usare come chiave iniziale della sequenza, il Bagatto corrispondente alla lettera Alef, il cui significante letterale è “bue, toro” e il cui valore jerosofico è quello di Madre di ogni Generazione. 

Ciò significa sostanzialmente proiettare sullo sfondo dell’esperienza iniziatica una costruzione mitica in cui l’adepto maschio (il Mago) occupa la posizione di assoluto protagonista in quanto incarna l’attività creatrice primaria di Alef, mentre la Papessa, in cui sono racchiusi gli Archetipi del Mistero sacro femminile, viene “colorata” dalla lettera Beth, il cui significato letterale è “casa” e il cui valore jerosofico è eminentemente passivo e connesso al concetto di contenimento.

In realtà l’Alef e la Beth, in questa interpretazione, non sono scindibili: dal primo vortice (Alef) si procede immediatamente e necessariamente alla manifestazione; se così non fosse, nulla esisterebbe e tutto sarebbe solo una vana idea.

L’iniziato, una volta preso coscienza del proprio centro, procede alla creazione di se stesso, ovvero alla creazione del Tempio sul cui portale è scritto “Conosci Te Stesso”. Il Tempio è il luogo in cui si rivela il tuo Alef, il tuo soffio vitale, e questo Tempio è il tuo Io incarnato nel tuo corpo, la tua casa. La tua Beth. Dunque erigi il tuo Tempio. Esso è la Beth in cui si rivelerà l’Alef. 

 

Il Bagatto nella Divinazione 

Riguardo l’interpretazione di questa carta, tutte le definizioni sono necessariamente false, poiché qualsiasi stasi contraddice l’idea della carta stessa, che è movimento, attività, cambiamento.

Il Bagatto o Mago indica una volontà, un’iniziativa, talvolta un lampo di genio, un’intuizione.

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