giudizio

20. Il Giudizio

divisore

Corrispondenze del Giudizio

Nulla va perduto

Il passato rimane vivo in ciò che interessa l’avvenire

e tu puoi evocarlo per ritrovare la parola perduta degli antichi Saggi

 

 

Titoli dell’Arcano

Nel mondo divino: ACTRACTIO DIVINA = L’influenza dell’archetipo ci attira verso la fonte, verso il divino, dunque sulla Via del ritorno, verso la reintegrazione.

Nel mondo umano: TRANSFORMATION ASTRALIS = Sulla Via del ritorno, per conseguire la reintegrazione, inevitabilmente ci si dovrà trasfromare.

Nel mondo della Natura: MUTATIONES IN TEMPORE = Vi saranno quindi delle mutazioni nel tempo, il tempo che occorrerà per percorrere la Via.

 

Evoluzione dei simboli

Nel mazzo Visconti (1450) Dio si manifesta tra le nuvole, con una spada in mano, in mezzo a due angeli che suonano le trombe del giudizio, mentre i morti (un uomo anziano, una donna e un ragazzo) risorgono nella carne dalle loro tombe. Nel Marsiglia (1751) in cielo vi è un solo angelo e da questo mazzo in poi lo schema si mantiene fisso.

Cambiano solamente le tre persone che evolvono in madre, padre e figlio. Crowley (1944) ribattezza il Giudizio come l’Eone, collegandolo alla corrente esoterica da lui stesso sviluppata.

L’immagine è egiziana, con il corpo della dea Nut a simboleggiare la porta del cielo attraverso cui entrerà nel mondo il nuovo eone di Horus. Ci sono ancora i morti in attesa di rinascere, ma sono tre piccole figure in posizione fetale, indistinguibili una dall’altra, ognuna all’interno delle tre “fiammelle” della lettera Shin.

 

Principio

Lo spirito santo. Il soffio ispiratore che feconda l’intelligenza per farle discernere la verità. Simboleggia l’umanità rigenerata. È il giudizio supremo, il momento della verità in cui tutto ciò che è materiale viene separato da ciò che è spirituale. L’energia intrappolata nella materia ascende dopo la distruzione del guscio che la contiene. 

 

Verbo

Discernere, rinnovare, rigenerare, riconoscere, ricevere.

Tutto ciò che possiede in sé la vita esce dalla tomba dell’oblio quando ode la tromba del grande Giudizio.

E’ la carta del Logos che scende come Fiamma sulla Terra (la Shin entra nel Tetragramma per formare il Messia YHSVH) per Giudicare il mondo e Comunicare (l’Angelo è un Messaggero) una nuova Parola ai Profeti.

 

La ventesima porta: il senso della misura. 

Una volta riunificata, la persona ritrova il suo stato originale, e può essere giudicata per ciò che è. Dall’unione sacra una nuova nascita verrà al mondo: l’individuo rinascerà a se stesso. 

Dopo le tenebre e la luce, l’uomo impara a discernere: non è più dal mondo esterno che riceve informazioni che condizionano la sua esistenza facendolo vivere nella speranza o nella paura, ma dal suo mondo interiore, da se stesso.

Questa è la rivelazione. Le nostre origini, la nostra fonte di vita, la saggezza, tutto è contenuto in noi stessi ed è qui che dobbiamo immergerci o ritornare per ritrovarle. Come il nostro codice genetico che tutti possediamo ma per ciascuno è unico.

 

Messaggio

Non è più questione di mentire a se stessi o di dissimulare agli altri. Non si può sfuggire a se stessi, e questo è il tempo in cui si viene messi di fronte alle conseguenze delle proprie azioni, si viene giudicati in base ad esse, si subisce un giudizio severo ma apportatore di rinnovamento.

 

Cabala

Questo arcano è associato alla lettera Shin dalla scuola inglese, mentre la scuola francese lo associa alla lettera Resh. 

 

Astrologia

Giove/Saturno in Acquario, la visione disciplinata come espressione di liberazione

 

 

Gli Insegnamenti di Eliphas Levi

Il Dogma e il Rituale dell’Alta Magia

Levi associa all’Arcano XX la Taumaturgia, intesa come la capacità di operare guarigioni miracolose. Per spiegare questa capacità, Levi si appella al fatto che:
«….la maggior parte delle nostre malattie fisiche hanno origine dalle nostre malattie morali, secondo il dogma magico, unico ed universale, e per legge delle analogie. …. E’ necessario quindi cominciare col guarire l’anima, il corpo si guarirà in seguito».
Dunque, secondo Levi, l’abbandonarsi ad una grande passione corrisponde sempre a qualche malattia che si prepara, mentre la temperanza, la tranquillità d’animo, la semplicità di carattere, la calma e la ragione derivante dal volere, rendono l’uomo non solo felice, ma sano e robusto.
Inoltre, essendo ciascuno di noi l’artefice del proprio destino, neppure Dio potrebbe salvarci senza la nostra cooperazione. Dunque il primo passo per guarire è voler guarire, e l’azione stessa della volontà sul corpo è in grado di formulare un miracolo nell’ordine fisico.
L’errore principale che si commette nel valutare i miracoli è proprio quello di ritenerli effetti senza cause, quasi contraddizioni della natura. Invece basterebbe un solo miracolo di questo genere da parte di Dio per spezzare l’armonia universale e far piombare l’intero universo nel caos. Neppure a Dio stesso sarebbe possibile compiere un miracolo assurdo.
Dunque, i miracoli sono gli effetti naturali di cause eccezionali e tali cause eccezionali siamo noi stessi, con la nostra volontà. Dio stesso agisce in terra per mezzo degli uomini, dunque gli esseri umani dispongono della medesima potenza divina. 
Nel cielo delle concezioni umane, l’umanità stessa crea Dio, e gli uomini affermano che Dio li abbia fatti a sua immagine e somiglianza. Perché essi l’hanno fatto a immagine loro.
….. in cielo egli (Dio) opera per mezzo degli angeli, in terra per mezzo degli uomini. Quindi, nella cerchia d’azione degli angeli, gli angeli possono tutto ciò che in quella cerchia è possibile a Dio. Nella cerchia degli uomini, gli uomini dispongono ugualmente della ogni potenza divina. L’uomo che sia giunto a nulla desiderare e a nulla temere, è padrone di ogni cosa. 
Per operare i miracoli della volontà, non c’è medicina che sia efficace quanto la taumaturgia. Essa si giova delle parole, delle insufflazioni, e comunica, con la volontà, speciali virtù alle più semplici sostanze: l’acqua, l’olio, Il vino, la canfora, il sale. E’, infatti, la direzione dell’intenzione che dà al rimedio la sua speciale virtù, mentre il rimedio di per sé stesso è una cosa da nulla.
Il taumaturgo deve essere abbastanza abile da ispirare una grande fiducia e sono soprattutto la fiducia nel taumaturgo e la fede nei suoi rimedi che salvano i malati.
I rimedi prescritti dal taumaturgo sono spesso ridicoli e bizzarri, eppure ottengono i risultati migliori perché richiedono e addensano una maggiore quantità di fede dell’ammalato e degli operatori. La medicina occulta è fatta essenzialmente di simpatia.
L’insufflazione è una delle pratiche più importanti della medicina occulta, giacché è simbolo perfetto della trasmissione della vita. Essa vuol dire soffiare su qualcuno o su qualcosa, e il soffio può essere caldo o freddo, può attrarre o respingere.
Il soffio caldo corrisponde all’elettricità positiva, quello freddo all’elettricità negativa; si necessita, perciò, di alternare questi due soffi osservando la polarità dell’organismo umano reagendo in maniera opposta sui poli che l’uno dopo l’altro si sottoporranno ad un magnetismo contrario.  
Per quanto riguarda la resurrezione dei morti, Levi prende in esame l’argomento da un punto di vista materiale, ovviamente con le conoscenze mediche della sua epoca, in cui si stavano sperimentando le prime narcosi, mentre non erano conosciute tecniche di rianimazione e lo stato di coma non era ancora noto.
Nonostante le scarse conoscenze mediche dell’epoca, Levi propone comunque delle riflessioni molto interessanti:
La morte non è mai improvvisa, ma avviene per gradi, come il sonno. Fino a che il sangue non sia completamente raffreddato, fino a che i nervi possono sussultare, l’uomo non è completamente morto, e se non è distrutto alcuno degli organi essenziali della vita, l’anima potrà ancora essere richiamata, sia per un caso, sia per effetto di una forte volontà.
La morte per il saggio non esiste: essa è un fantasma risolvibile dall’ignoranza e dalla debolezza del volgo. A testimone di ciò vi è il fatto che il cambiamento attesta il movimento, e il movimento rivela la vita. Dunque il cadavere stesso non si decomporrebbe se fosse morto: tutte le molecole che lo componevano sono viventi e si muovono per rendersi indipendenti. Se il trasformarsi deve dirsi morire allora noi moriamo e rinasciamo ogni giorno, già che ogni giorno le nostre forme mutano.

Il Rituale Magico del Sanctum Regnum

Levi spiega i privilegi del Mago, ognuno associato ad una lettera dell’alfabeto ebraico e divisi in tre gruppi di sette. Al termine, corrispondente alla lettera Tau, scrive: 
«In conclusione, il mago sa controllare le forze Elementali, calmare le tempeste, guarire gli infermi, e resuscitare i morti. Ma queste sono cose sigillate con il triplo Sigillo di Salomone. Gli iniziati le conoscono, e questo è sufficiente. Quanto gli altri, sia che vide ridano, sia che il terrore ispirato dalla vostra audacia lì sopra faccio, a voi cosa importa?».

 

Il Giudizio di Oswald Wirth

Il Giudizio

Nella carta vediamo raffigurato un angelo apocalittico che suona una tromba, producendo un suono così potente che resuscita i morti. Ma i morti non resuscitano nel corpo, spiega Wirth, bensì nello spirito, dunque la resurrezione raffigurata in questo Arcano non è quella della carne, a meno che non sia intesa allegoricamente. 

Vi sono dunque verità preziose che dormono nella tomba dell’oblio, che costituiscono una memoria fedele che conserva in segreto ciò che sapevano gli antichi saggi, e che torna in vita per istruirci, diventando così individui rinati.  

Vediamo quindi in basso la triade umana resuscitata, rinata. Padre e madre stanno di fronte al figlio, nel quale si riconosce il personaggio principale dei Tarocchi, il giovane biondo che incontriamo nei ruoli successivi di Bagatto (I), di Innamorato (VI), di Trionfatore (VII) e di Appeso (XII). E’ il soggetto della Grande Opera, l’iniziando che subisce le prove iniziatiche per conquistare, alla fine, il ruolo di Maestro. Dunque l’iniziato deve morire a stesso, e la materia, la carne, racchiude lo spirito solo per costringerlo allo sforzo liberatorio, non per trattenerlo indefinitamente.  

Per possedere in ispirito e in verità questo grado supremo, bisogna essere morti due volte e nati tre volte. Rinunciando alla vita profana, l’iniziato muore e rinasce una prima volta. Entra allora nella carriera iniziatica come in una nuova vita, inaugurata dalla seconda nascita.

Gli antichi costruttori d’una umanità migliore sono raffigurati dai genitori del giovane risuscitato: a destra, il Padre incarna tutta la filosofia costruttiva del passato, tutto ciò che la ragione umana ha concepito di profondo e di saggio nei riguardi della Grande Arte, che è l’arte della Vita vissuta nella piena intelligenza delle sue leggi; a sinistra, la Madre corrisponde al cuore, al sentimento religioso d’amore che le anime veramente pie hanno sempre provato.

Erede dei suoi genitori, il Figlio al centro raccoglie ciò che gli proviene da destra e da sinistra, per agire quale fedele esecutore testamentario del passato rimasto vivo.

Padre, Madre e Figlio sono Archetipi, e l’Archetipo è la forza che ci sospinge avanti nell’evoluzione, oltre ad essere tutto ciò che noi, in quanto esseri umani, possiamo concepire della divinità vivente e agente. 

L’Angelo del risveglio degli spiriti spiega nei Tarocchi le sue ali verdi, poiché il suo regno è quello della vita spirituale.

La sua tunica azzurra, orlata di bianco, ricorda la pura idealità celeste, ispiratrice d’una azione incessante, come indicano le maniche rosse dell’annunciatore del Giudizio.

Rosso è anche lo stendardo che orna la tromba d’oro del messaggero del risveglio.

Una croce d’oro ne divide il campo in quattro quadrati, che attribuiscono alla suprema spiritualità il potere realizzatore di una quadruplice pietra filosofale.

Un’alternanza di porpora e d’oro caratterizza le emanazioni dell’Angelo del Giudizio, la cui chioma dorata s’irradia da una calotta semisferica d’un rosso vivo, analoga alla calotta del cappello a larghe tese sotto il quale si esercita l’incessante attività mentale del Bagatto (I).

Qui è il nucleo in cui si condensa allo stato vivo il pensiero ispiratore che esteriorizza l’oro delle verità immutabili. I capelli dell’Angelo corrispondono ai principii trascendenti da cui derivano le nozioni accessibili all’intelligenza umana, nozioni raffigurate dall’aureola luminosa racchiusa nel cerchio delle nuvole da cui partono raggi rossi e dorati.

La nostra vista intellettuale è fermata da questa nube circolare, dove l’astratto si concretizza per manifestarsi a noi sotto forma di protezioni ispiratrici, che si traducono in parte, per la nostra intelligenza, in idee geniali (raggi d’oro) e in parte in incoraggiamenti alle azioni grandi e belle (raggi rossi).

Dai raggi ispiratori permanenti cadono piccole lingue di fuoco rosse, verdi e gialle, perché concedono individualmente i doni dello spirito agli eroi dell’azione generosa (rosso), alle anime tenere che si dedicano al servizio della vita (verde) e agli istruttori incaricati di ripartire i tesori del sapere puro (oro).

Sulla fronte dell’angelo brilla il segno solare, emblema di discernimento già incontrato come simbolo d’illuminazione della Giustizia (VIII) e della Temperanza (XIV). Questa triplice apparizione dell’ideogramma del verbo coordinatore ricorda innanzi tutto la coordinazione del caos fisico, in seno alla quale la legge dell’equilibrio (VIII) realizza la stabilità relativa che si presta alla costituzione degli organismi.

La luce costruttiva è in seguito inerente alle manifestazioni vitali, poiché la vita non si diffonde ciecamente: scorre con intenzione verso uno scopo determinato, e questo spiega l’illuminazione del genio dalle due urne (XIV).

Ma l’ordine e la chiarezza s’impongono anche nel campo spirituale, dove non appare la luce piena se non attraverso la comunione dell’intelletto individuale con l’Intelligenza collettiva del genere umano (XX).

Per scoprire la costellazione che presenta maggiore affinità con l’arcano XX, bisogna considerare il Cigno di Leda come equivalente pagano della Colomba dello Spirito Santo.

La spiritualità sovrumana raffigurata dal Signore dell’Olimpo, si trasforma in un grande cigno bianco per fecondare una mortale, che partorirà i Gemelli e la loro sorella Elena, cioè la Fraternità (XIX) e la Bellezza (XVII).

Giove personifica, inoltre, il fuoco celeste animatore che si sposa alle piogge fertilizzanti versate dall’Acquario (Ea, Indra, Giove Pluvio), e di cui la terra si abbevera sotto il segno dei Pesci (XVII).

Il Cigno celeste annuncia la primavera, il risveglio della vegetazione, quindi la resurrezione annuale, conformemente al simbolismo dell’arcano XX. Bisogna osservare anche che il Cigno spiega le ali sulla Via Lattea, strada delle anime attratte dal palazzo di Giove, dove godranno l’immortalità.

Per quanto la luce solare sia splendente, si arresta pur sempre alla superficie delle cose, senza giungere a rivelarcene l’essenza intima, che non ricade sotto il dominio dei sensi. Le opere di pura bellezza, prodotte dalla Natura o dall’Arte, traducono nella loro forma esteriore uno spirito interiore nascosto, che l’intelligenza ha il compito di discernere.

Il Giudizio interviene a questo scopo, per distinguere ciò che è spirituale da ciò che è materiale, il significato profondo della forma espressiva, il verbo vivo della lettera morta. Tutto è simbolo, poiché tutto procede da un’idea generatrice che si collega a concezioni trascendenti.

 

L’Eone di Aleister Crowley

L'Eone o il GiudizioCrowley chiama questa carta “Eone”, nome che deriva del dio persiano Aion, una personificazione del tempo inteso come durata, quindi il simbolo del susseguirsi delle ere nell’eternità, dato alla luce dalla dea Kore e celebrato ogni anno il 6 gennaio  nel santuario dedicato alla dea, ad Alessandria d’Egitto.
Eraclito dice di lui: «Lui è un bambino che gioca come un bambino e sposta le figure sul tavoliere. Il regno è di un bambino».
Crowley crea una connessione tra Il Giudizio e Aion creando L’Eone, che indica un cambio di Era, la fine di un ciclo, di un ordine conosciuto delle cose, seguito da un grande cambiamento che implica un nuovo sistema.

L’epoca viene quindi stimata, cioè misurata, per il suo giusto valore: quello della misura fatta con amore. Essa è valutata, pesata e giudicata, ma mai condannata. Inoltre nulla può essere nascosto, perché si tratta della misura della verità. 

La cornice blu che circonda l’immagine di questo Arcano rappresenta Nuith, la dea del cielo stellato (XVII), che divora il Sole alla sera per partorirlo la mattina, ed il sangue che perdeva colorava il cielo di rosso.
Lei è la Grande Madre che dona e riprende la vita, Lei è la Signora che crea e riprende anche gli eoni, e sempre Lei è la porta attraverso cui si manifesta l’avvenire del nuovo, come raffigurato in questo Arcano.
Sulla carta, Nuith circonda un uovo dorato capovolto e alato, simbolo di energia eterna e movimento. Nuith rappresenta dunque l’utero, mentre l’uovo alato è Hadit, che Crowley ritiene essere il compagno di Nut.
Crowley attribuisce all’unione di Nuith e Hadit il bambino in primo piano, Apocrate, identificato con il dio Horus bambino, che rappresenta l’unione tra passato e futuro. Sullo sfondo, invece, riconosciamo Horus il Vecchio, che albeggia dal passato verso un presente ancora indeciso che potrà diventare futuro. 
La divinità doppia di Horus è dunque simbolo dell’inizio che si crea dalla fine, e della fine che germoglia dall’inizio, la natura del tempo.
Nella mitologia egizia, troviamo la dea del Cielo stellato Nuith che genera con suo marito Geb, dio della Terra, cinque figli: Oro, Iside, Osiride, Seth, e Nefti.  Oro viene identificato con il falco, ed è il dio del mondo, della luce e del cielo.
Il suo nome egizio è Heru, colui che sta sopra, e in seguito diventa Heracthe, che lo distingue come dio del sole nascente, e più tardi viene unito con il dio Ra in un’unica figura che porta il nome Ra Heracte, nome che Crowley trascrive con RA-HOOR-KHUIT.
In un altro mito invece troviamo Horus come il figlio che Iside ha ricevuto dal fratello morente Osiride (alcune fonti dicono che fosse già morto), ed il suo nome in greco è Apocrate, che Crowley trascrive con HOOR-PA-KRAT. 
Apocrate viene rappresentato come un bambino che si succhia il pollice e sta seduto in un fiore di loto, ma spesso anche come un ragazzo in piedi che porta l’indice alle labbra. Dai Greci e dai Romani venne perciò identificato come il dio del silenzio, il che però fu energicamente respinto dagli Egizi che lo ritenevano semplicemente un bambino che si succhiava il pollice.
La cosa strana è che in genere viene rappresentato con l’indice sulle labbra e non con il pollice in bocca. Sembra comunque che il suo sia un gesto di iniziazione. 
Nell’Arcano XX, Crowley fa dipingere Horus in tutti e due gli aspetti: Horus il Bambino (Apocrate) che invita al silenzio, ed Horus il Vecchio (Ra-Herachte) che si trova nell’uovo di luce. 
Horus il vecchio è il simbolo del potere rafforzato e autoritario, identificato con il dio falco, che porta sulla testa il disco solare e, secondo Crowley, dice di se stesso: “Io sono il signore del bastone doppio del potere e del bastone della forza di Coph-Nia ma la mia mano sinistra è vuota poiché è distrutto Il cosmo è nulla rimane”. 
Horus il bambino era invece l’erede legittimo al trono, ma la sua esistenza era continuamente minacciata in quanto malato e debole. Per questo vediamo sul suo capo i due serpenti di Ureo, che proteggono il ragazzo.
Inoltre egli dovette lottare duramente contro Seth, fratello di Osiride, che pretendeva il trono per sé. Alla fine un’astuzia gli assicurò il trono.
Nell’antichità Horus figlio di Iside fu venerato come domatore di serpenti, guaritore divino, dio della Stella Polare, domatore di buio e siccità, personificazione della gioventù e, infine, come la forza che porta l’anima dal buio della notte, della morte e dell’ignoranza, nella casa dei beati.
Sulla carta di Crowley, possiamo dire che Horus il Bambino simboleggia la dimensione spirituale ancora giovane, debole e non rifinita della nuova epoca, rispetto alla quale la forza manifesta e autoritaria di Hprus il Vecchio deve ritirarsi.
La mitologia egizia vede la paternità di Horus attribuita a Geb, oppure ad Osiride, mentre non esiste nessuna divinità conosciuta come Hadit, che invece Crowley ritiene essere compagno di Nuith, identificato nell’uovo che ella circonda, definito come «il punto di vista onnipresente, la sola concezione filosoficamente sostenibile della Realtà».
Il geroglifico che rappresenta Geb raffigura un uovo, in quanto Geb fu il dio originario che depose l’uovo del mondo. Inoltre, nella lingua egizia “hatith” significa “luce” ed è linguisticamente simile ad “hai”, colui che splende,  che distingue il dio del sole. Gli alchimisti egizi chiamavano il ferro “hadid”, il che corrispondeva al dio Seth. 
Ciò fa pensare che, forse, Crowley abbia nascosto un’allusione che fa di Seth l’amante di Nuith.

Considerazioni sul Giudizio

La scuola francese mette in analogia questo Arcano con la lettera Resh, mentre la scuola inglese lo assegna alla lettera Shin.  Dunque la scuola francese, che vede nel Bagatto (I) la forma dell’Alef, non riconosce in questo Arcano la forma della Shin, data dai tre personaggi che risorgono al suono della Tromba del Giudizio.

La scuola inglese pone anche l’analogia tra l’Arcano XX e la lettera Shin con il sentiero che dalla Sefirah Hod conduce l’energia intellettuale creatrice alla Sefirah Malkuth, e viceversa dalla Sefirah Malkuth che rappresenta la sfera materiale conduce alla conoscenza del significato di ogni gesto, di ogni parola e di ogni pensiero.

Ciò è congegnale per quanto riguarda la Magia Cerimoniale. Essa prevede una serie di procedure definite, precise e non trascurabili, in cui ogni oggetto, ogni gesto, ogni parola, hanno un significato particolare: comprendere tale significato e assimilarlo nella propria coscienza risvegliandola, quindi non solo lasciando che il simbolo agisca a livello inconscio, è la rivelazione di Shin, dello Spirito che anima la Materia.

Per tanto l’Arcano XX, come la lettera Shin che penetrando nel mezzo del Tetragramma forma il Nome (Shem) del Messia (Yod – He – Shin – Vau – He) è:

  • in discendenza, l’energia cosciente di sé, che assume forma adatta e coerente al proprio essere e al proprio scopo, il che è esattamente la formazione del mondo materiale penetra il mondo materiale;
  • in ascendenza, la consapevolezza intellettuale di tale valore intrinseco (a livello psichico) in ogni forma (oggetto, azione, gesto, parola).

Il Giudizio discende nella vita intellettuale delle persone e le loro azioni vengono giudicate.

Esposti alle fiamme del giudizio, i miei atti cercano giustificazione facendo appello alla ragione e alla sensibilità. Il rogo del sensibile è il fuoco della critica. Si avvia la dialettica tra sé e Sè, il colloquio interiore, il risveglio spirituale. Io chiedo a me di me: è la circolarità della concentrazione. La scintilla annienta il vagabondare del pensiero. (I Tarocchi e l’Albero della Vita, Claudio Marucchi).

In questo modo le persone stesse si elevano ad una vita intellettuale imparando a discernere, ovvero a stabilire il bene o il male, mediante l’utilizzo delle facoltà mentali indicate dalla lettera Zayin, la Spada che separa, (simbolicamente rappresenta esattamente la facoltà di discernere), indicata nei tarocchi dall’Innamorato (VI) in cui è rappresentata la scelta tra due polarità uguali e contrarie (Gemelli).

La Tromba che annuncia il Giudizio è la chiamata a tale consapevolezza, nonché il risveglio mentale: la tromba, il suono. C’è una stretta relazione tra suono e forma: il suono incide nella mente i contorni delle immagini che essa proietta, così il potere evocativo della parola crea i contenuti mentali.

Un suono particolare dato dalla parola sono i Mantra, che in-formano (formano dentro) l’immagine, la vibrazione plasma la sostanza della visione interiore.

Da qui possiamo comprendere l’analogia considerata dalla scuola francese tra l’Arcano del Giudizio e la lettera Resh, il cui sentiero posto tra Yesod e Tifereth implica imparare a silenziare la mente per far parlare l’Angelo, il Messaggero, il Daimon.

Tuttavia, la scuola francese assegna all’Arcano XX la Taumaturgia e la Resurrectio Mortourum e Levi spiega come possono avvenire per mezzo di due fattori: volontà e fede.

In pratica ciò significa che una condizione di malattia implica che qualcosa deve essere cambiato: secondo questa visione la malattia stessa è un agente di distruzione di ciò che è obsoleto, ed in questo caso Shin è il fuoco che consuma, che è anche il fuoco trasformatore della putrefazione.

Da tale condizione è possibile guarire: la guarigione si opera per mezzo del cosiddetto Fuoco Sacro, il calore che guarisce, che può essere indirizzato e trasmesso. A tale proposito vi sono diverse scuole di guaritori, come ad esempio il Reiki.

Ma ciò che è fondamentale più d’ogni altra cosa è che anche dalla morte di può risorgere: il processo di putrefazione consuma ciò che non ha più diritto di essere, ma vi è un essenza di cui nulla si può dire né spiegare, che risorgerà e si tramanderà nei secoli dei secoli. Come il motto della Fenice: Post fata resurgo. A cui si risponde: Semper Eadem.

Dopo queste considerazioni, la frase “i Morti cammineranno sulla terra” assume nuove connotazioni.

Una di queste potrebbe indicare che il passato verrà fatto rivivere per essere giudicato, dunque le azioni compiute verranno valutate secondo una consapevolezza più elevata e allo stesso tempo più profonda. Questa consapevolezza è il senso della misura, la misura di se stessi.

Un altro significato potrebbe riguardare le persone consapevoli esclusivamente dell’ambito materiale, che di conseguenza non sono altro che involucri di carne destinata alla putrefazione, dunque Morti che Camminano.

Così i morti non sono gli scomparsi: siamo noi che ci agitiamo nelle tenebre del sepolcro carnale.

Un altro significato decisamente più filosofico potrebbe riguardare la trasmissione ed il perpetrarsi delle tradizioni, che nonostante il loro mutare nel tempo per adeguarsi a nuovi usi e costumi, conservano inalterata l’antica saggezza che deve essere compresa e fatta rivivere.  L’intelligenza del passato. La tradizione compresa e fatta rivivere.

Il Giudizio nella Divinazione

Caratteristiche Decisione finale in rispetto al passato, nuova corrente in rispetto al futuro; rappresenta sempre un passo definitivo.

Consiglio Sei giunto alla resa dei conti. Da questo momento tutto cambierà.

 

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