Corrispondenze dell’Imperatrice
Io conosco i segreti della vita
Io sono l’emozione e l’espressione
di tutto ciò che dà anima alla vita e la fa procedere
Titoli dell’Arcano
Nome nel mondo divino= Divina Natura
Nome nel mondo umano = Partus
Nome nel mondo naturale = Generatis
Altri titoli = Phisis, Venus Urania, Iside Celeste
Principio
Creare, produrre, sviluppare, compiere, concludere, far fruttare, trasmettere.
La Terza Porta: la gioia di agire e l’espansione che rende fecondi
Quando la saggezza basta a se stessa, la ragione ha il sopravvento. Allora ci si ripiega in se stessi e ci si pongono limiti troppo severi che diventando sterili. Occorre, invece, provare la gioia di agire, per realizzare se stessi.
Questa è l’Armonia dell’Universo. E’ l’Amore unisce la Volontà di creare con la Comprensione di questa Creazione. Capisci la tua Volontà.
Evoluzione dei Simboli
Nel mazzo Visconti (1450) è frontale, incoronata e sostiene con la destra uno scudo con dipinta un aquila. Porta guanti verdi, il colore di Venere, con i quali non viene toccata dal mondo e nell’abito dorato ci sono decori formati da tre anelli intrecciati, che costituiscono la Triplicità Lunare.
Nel Marsiglia (1751) i guanti spariscono, lo scudo con aquila passa a destra, mentre con la sinistra sostiene uno scettro allungato con in cima il globo tripartito imperiale, sormontato dalla Croce.
In Wirth (1889) ha le ali, poggia il piede su una luna rovesciata, lo scettro diventa un’asta, un giglio spunta al suo fianco e 9 stelle le circondano la testa. Ricalca quasi completamente quella più egizianeggiante proposta da Papus (1909).
Nel mazzo Waite (1927) le stelle sono 12 come i segni zodiacali e diventano parte della corona. L’arma nobiliare, appoggiata ai suoi piedi, prende la forma di un cuore con l’emblema di Venere. L’orbe diventa quasi un pestello e l’abito ha la stessa stoffa decorata a melagrane che aveva la Papessa.
Un campo di spighe e un ruscello, la associano alla dea Demetra. In Crowley (1944) le simbologie mutano: è di tre quarti e non ci guarda negli occhi, lo scettro diventa il loto di Iside, lo stemma nobiliare riporta un’aquila alchemica a due teste e a destra è rappresentato il pellicano che nutre i suoi cuccioli con il suo stesso sangue, ad indicare Madre Natura.
Cabala
Scuola francese: lettera Gimel
Scuola inglese: lettera Dalet
Astrologia
Venere
Gli Insegnamenti di Eliphas Lévi
Dogma e Rituale dell’Alta Magia
Il Ternario è il Verbo perfetto perché suppone un principio intelligente, un principio parlante ed un principio parlato.
Esso è tracciato nello spazio dal punto più alto nel cielo che si unisce per mezzo di due linee divergenti all’oriente ed all’occidente.
Questo triangolo è paragone di un altro triangolo invisibile uguale e contrario, che ha per vertice la profondità, e la cui base rovesciata è parallela alla linea orizzontale che unisce l’oriente all’occidente.
Questi due triangoli, riuniti in una sola figura, formano il Sigillo di Salomone, la stella del macrocosmo. Ciò che è sotto somiglia o è uguale a ciò che è sopra. Così due cose che si somigliano e il Verbo che esprime la loro somiglianza fanno tre.
Il ternario è il dogma universale. Egli è dunque trino, per creare a sua immagine la moltitudine degli esseri e dei numeri.
Il Verbo manifestato per mezzo della vita è la realizzazione o l’incarnazione. La vita del Verbo che compie il suo movimento ciclico è l’adattamento o la redenzione.
Il bene è a destra, il male a sinistra ma la divinità li domina entrambi e fa servire il male al trionfo del bene e il bene a riparazione del male.
Il dogma è divino in quanto è veramente umano: così il maestro, che noi chiamiamo Uomo-Dio, chiama sé stesso figlio dell’uomo.
Ogni parola ha tre sensi , ogni azione un triplice valore , ogni forma una triplice idea , giacché l’assoluto corrisponde di mondo in mondo con le sue forme .
L’abate Tritemio spiega che evocare uno spirito significa entrare nel pensiero dominante di questo spirito e, elevandosi più in alto sulla stessa linea, si può trascinarlo con noi e questo spirito ci servirà. In caso contrario però, sarà lui a trascinarci nel suo cerchio e saremo noi a servirlo.
Scongiurare significa dunque opporre ad uno spirito isolato la resistenza di una corrente o di una catena (congiurare = giurare insieme).
Ciò non sia frainteso: si può essere soli ad evocare uno spirito, ma per scongiurarlo è necessario parlare in nome di un circolo, ed è questo il significato del cerchio geroglifico tracciato intorno al mago durante l’operazione e dal quale non deve uscire fino al termine.
A tal proposito è bene ricordare che non si violenta impunemente la natura, non si scherza impunemente con forze sconosciute e incalcolabili. Infatti, il ternario è anche il numero simbolico della realizzazione e dell’effetto.
La lettera Shin è generalmente tracciata sui pentacoli cabalistici che hanno per scopo l’adempimento di un desiderio.
Questa lettera è anche il segno del capro emissario della cabala mistica, e San Martin osserva che questa lettera intercalata da l’incomunicabile tetragramma lo trasforma nel nome moderno del redentore degli uomini.
Questo è ciò che volevano significare i mistagoghi nel medioevo quando nelle notturne assemblee mostravano un capro simbolico che aveva sulla testa, fra le corna, una torcia accesa.
Dunque, nel cerchio delle evocazioni si traccia un triangolo facendo attenzione alla parte in cui si pone il vertice. Se si suppone che lo spirito venga dal cielo, il mago dovrà tenersi al vertice e mettere l’altare alla base. Se invece si suppone che lo spirito venga dagli abissi si farà l’opposto. Inoltre è necessario avere sulla fronte, sul petto e sulla mano destra il Sigillo di Salomone.
La combinazione di lettere del triangolo formato dalla parola ABRACADABRA è una delle chiavi del pentagramma, formato proprio da 5 A.
A
La A è l’unità isolata del primo principio o dell’agente intellettivo o attivo.
La B rappresenta la fecondazione del binario per opera dell’Unità.
La R è il segno del ternario, giacche geroglificamente rappresenta le fusione che nasce dall’Unione dei due principi A e B.
Il numero 11, quante sono le lettere della parola, unisce l’unità 1 all’iniziato, che è il 10 di Pitagora.
Il numero 66, totale di tutte le lettere sommate, forma cabalisticamente il numero 12 che è quadrato del ternario e di conseguenza la mistica quadratura del cerchio.
L’autore dell’Apocalisse di Giovanni, clavicola della Cabala Cristiana, ha composto il numero della bestia, cioè dell’idolatria, aggiungendo un sei al doppio senario della ABRACADABRA, ciò che cabalisticamente fa 18, numero assegnato nei Tarocchi alla Luna, la cui chiave cabalistica e 9, numero dell’iniziazione e dell’Eremita.
Infine l’Apocalisse dice a questo proposito:
Colui che ha l’intelligenza (cioè la chiave dei numeri cabalistici) calcoli il numero della bestia, che è il numero dell’uomo, e questo è il 666.
In effetti è la decade di Pitagora moltiplicata per se stessa e aggiunta alla somma del pentacolo triangolare di ABRACADABRA. E’ dunque il riassunto di tutta la magia nel mondo antico, l’intero programma del genio umano, che il genio divino dell’evangelo voleva assorbire e soppiantare.
L’alfabeto cabalistico assoluto, che collegava le idee primitive alle allegorie, le allegorie alle lettere e le lettere i numeri, era quello che si diceva la Chiave (o Clavicola) di Salomone. Queste chiavi, conservate fino ai giorni nostri in modo del tutto misconosciuto, non sono altro che il gioco dei Tarocchi, le cui antiche allegorie sono state notate ed apprezzate per la prima volta dal sapiente archeologo Court de Gibelin.
Tutte le immagini, gli atti analoghi alle figure, le disposizioni dei numeri e i caratteri, sono strumenti di educazione per la volontà, di cui fissano e determinano le abitudini. Servono inoltre a riunire insieme all’opzione tutte le potenze dell’anima umana e aumentano la forza creatrice dell’immaginazione. È la ginnastica del pensiero che si esercita nella realizzazione.
Nulla muore nella natura e quello che visse continua a vivere sempre, sotto forme rinnovate, ma le stesse forme anteriori non sono distrutte poiché le ritroviamo nel ricordo. Le stesse tracce che crediamo cancellate dal nostro ricordo, in realtà non lo sono e qualunque circostanza fortuita le evoca e le ricorda.
Il Rituale Magico del Sanctum Regnum
L’Imperatrice è la Saggezza della Comprensione e rappresenta il massimo grado a cui può giungere la facoltà dell’intelligenza Creatrice.
Il Mago deve sviluppare le sue facoltà creative senza mai stancarsi per modellare secondo la propria Volontà, ma deve al contempo studiare le Sacre Leggi della Natura e capire attraverso quali forze, e in seguito a quali influssi, dall’infinito si passa al finito, e dal divino all’umano.
E’ il concetto soggettivo, il pensiero o idea non espresso racchiuso in gestazione nello spirito.
L’Imperatrice di Oswald Wirth
Questa sovrana raffigura l’Intelligenza creatrice, Madre delle forme e delle immagini delle idee.
Essa è la Vergine immacolata dei cristiani, nella quale i greci avrebbero riconosciuto la loro Venere-Urania, nata dai flutti del mare fecondati dal fallo di Crono.
Regina del cielo, si libra nelle altezze più sublimi dell’idealità, al di sopra di ogni contingenza oggettiva, come indica il piede posato sulla mezzaluna dalle punte rivolte verso il basso. In questo modo, ella afferma la dominazione sul mondo sublunare, dove tutto è mobilità, perpetuo cambiamento e trasformazione incessante.
In contrasto con questo regno inferiore sul quale la Luna (arcano XVIII) sparge soltanto un chiarore indeciso e fallace, la sfera dell’Imperatrice corrisponde alle Acque superiori, oceano luminoso in cui risiede la suprema Saggezza.
Tutto, qui, è fisso e immutabile, poiché è necessariamente perfetto: è la regione degli archetipi, cioè delle forme ideali o delle idee pure secondo le quali viene creata ogni cosa.
Per esprimere l’immutabilità delle cose sottratte all’alterazione, l’Imperatrice si mostra esattamente di fronte, in un atteggiamento improntato ad una certa rigidità ieratica. Tuttavia, una serenità sorridente anima il suo volto, inquadrato graziosamente da una morbida chioma bionda.
Una corona leggerissima è posata sul suo capo, quasi senza peso, e attorno gravitano dodici stelle, nove delle quali sono visibili. Queste cifre ricordano lo zodiaco, quadrante celeste che regola le produzioni naturali di quaggiù, e il periodo di gestazione imposto alla generazione.
Come la Vergine dello Zodiaco, l’Imperatrice è alata ma i suoi attributi non sono né la spiga di grano delle messi terrestri, né il ramoscello d’olivo che esorta gli uomini alla pace. La Regina del Cielo regge lo scettro d’una dominazione universale e irresistibile, poiché l’ideale si impone, l’idea comanda e gli archetipi determinano ogni produzione.
Come blasone, ella ha un’aquila d’argento in campo porpora, emblema dell’anima sublimata in seno alla spiritualità. Mentre ii giglio che fiorisce a sinistra dell’Imperatrice simboleggia la purezza, la dolcezza e la bellezza.
Imperatrice e Papessa sono vestite entrambe d’azzurro e di porpora. Però, l’azzurro della veste della Papessa è scuro, per ricordare le profondità in cui si perde il pensiero, mentre il manto dell’Imperatrice è di un azzurro luminoso. La sua tunica, invece, è più rossa, per esprime l’attività interiore da cui nasce l’intelligenza o la comprensione, in opposizione all’indumento esterno azzurro, allusione alla placidità ricettiva che raccoglie fedelmente le impressioni ricevute dall’esterno.
Dal suo interno azzurro cupo, la Papessa estrae la sostanza dell’idea, che esteriorizza in una mistica agitazione spirituale raffigurata dal suo manto di porpora ornato d’oro.
L’Imperatrice, invece, si ammanta di azzurro per captare il pensiero vivo, di cui arresta l’irradiazione per renderlo percettibile: ella manifesta l’Occulto, che la Papessa mette in vibrazione, senza dargli corpo neppure spiritualmente.
L’Imperatrice di Aleister Crowley
L’immagine mostra una donna coronata seduta su un trono le cui colonne contorte sono formate da acqua blu e lampi che il Mago ha gettato nell’abisso della Papessa.
Il viso dell’Imperatrice è girato verso sinistra, mentre il corpo è in posizione frontale. A destra vi è un passero, che ella non guarda: è un simbolo di cupidigia. Il suo sguardo è rivolto invece a sinistra, verso la colomba, simbolo di purezza.
Il suo viso, infatti, non è segnato dalla passione né infiammato dagli istinti, ma ogni segno di sensualità e formale. L’Imperatrice di Crowley appare più come una santa che come una donna, anche se tradizionalmente questa carta rappresenta dedizione e passione.
Ama e lascia amare.
Prova diletto in ogni forma dell’amore e
prendine la tua estasi ed il tuo nutrimento.
Sul torace dell’Imperatrice troviamo il simbolo alchemico del sale, simbolo della fissità della materia, ma anche di equilibrio. Nel ternario dei primi tre arcani, l’Imperatrice rappresenta l’elemento neutro tra l’attivo Mago e la passiva Papessa.
Sul suo abito vi sono delle api bianche, simbolo di operosità e dolcezza, a significare l’operosità del percorso iniziatico, oltre che della regina dell’arnia e della sua organizzazione.
Nella mano destra tiene il loto di Iside che rappresenta la forza femminile o anche passiva. Le sue radici (del loto) sono nella terra, sott’acqua oppure nell’acqua stessa, ma i suoi petali si aprono verso il sole.
In basso, vediamo due gigli. Essi rispecchiano i due poli della femminilità da un punto di vista patriarcale. Infatti, il giglio è visto sia come simbolo di purezza e verginità, sia come asfodelo, che fiorisce negli inferi Greci. Il giglio è simbolo della dea Persefone, la parte oscura della Grande Madre.
Infine, vediamo due simboli araldici, il pellicano e l’aquila bicipite.
Il pellicano è tradizionale la madre che nutre i suoi piccoli con il sangue del suo cuore, come simbolo di dedizione e amore materno.
Questa simbologia trova origini molto materiali, nella semplice osservazione di questo uccello. Nel rigurgitare il cibo per i piccoli, il pellicano inclina il suo collo in modo che il becco tocchi il petto. Dal momento che spesso il becco è sporco del sangue dei pesci catturati, le piume bianche diventano rosse. Ecco perché sembra che mamma pellicano si sia ferita volontariamente per nutrire i suoi piccoli con il proprio sangue.
Inoltre, nel calendario degli antichi egizi, il pellicano rappresentava il periodo del raccolto.
L’aquila bianca con due teste è, invece, il simbolo degli alchimisti per il cambiamento e la rinascita, e descrive i cicli della creazione. In questa carta rappresenta la sapienza interiore dell’Imperatrice, che sgorga dalle sorgenti delle Madre e si manifesta quando è opportuno.
In modo simile, la luna calante sulla destra e la luna crescente sulla sinistra simboleggiano l’eterno ciclo di nascita e morte.
Considerazioni sull’Imperatrice
Il ternario viene rappresentato per mezzo del triangolo che ha origine dal vertice in alto, che è neutro, e si esplica proiettando i due vertici in basso, di cui uno è positivo e l’altro è negativo.
L’unione dei due vertici in basso da per risultato un nuovo equilibrio neutro, che a sua volta sarà un nuovo vertice da cui scaturiranno altri due vertici polarizzati.
Esempi
Il momento PRESENTE è il vertice da cui scaturiscono il PASSATO passivo e il FUTURO attivo.
Il percorso di vita di un individuo scaturisce dal suo DESTINO, dal quale si dipanano la volontà attiva dell’individuo e il fato (inteso come eventi esterni o karma) passivo.
La Lettera Shin, che rappresenta il ternario, è rappresentata dal simbolo del tridente, che rappresenta il triplice potere: creare, conservare, trasformare.
L’Imperatrice nella Divinazione
Caratteristiche. Comprensione Fecondità Amore, amicizia, felicità, piacere, successo, fortuna.
Consiglio. Si può arrivare al successo, ma bisogna accoppiare l’attività feconda con la rettitudine che la fa fruttificare: si avrà fortuna evitando indecisione e pigrizia, puntando sulla razionalità e sulla conoscenza.