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09.4 Pranayama: l’Arte di Respirare

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Introduzione

La parola Pranayama è formata da Prana (energia vitale, respiro) e Yama (controllo). Il suo significato indica quindi il controllo del respiro.

Nell’articolo relativo al Prana, abbiamo visto che la respirazione non è un semplice meccanismo semi-indipendente dalla nostra volontà che ha il solo fine di assorbire l’ossigeno dall’aria, ma è il veicolo dell’energia vitale, del Prana appunto, che ha la caratteristica di obbedire alla nostra volontà.

Imparare a controllare la respirazione significa guidare efficacemente le correnti energetiche che scorrono nel corpo, il che comporta la possibilità, tra le altre cose, di auto-indursi in stati di rilassamento o di concentrazione a proprio piacere, di dominare le proprie emozioni e avere il pieno controllo sui propri pensieri.

Gestire le emozioni e controllare i pensieri, significa avere la possibilità di plasmare il proprio carattere, modificando quelle reazioni emotive e comportamentali che si dimostrano essere disfunzionali per la nostra serenità. 

Mente e respiro sono in stretta simbiosi e, se impariamo a dirigere le onde mentali attraverso un respiro mirato e controllato, le situazioni che affrontiamo nella vita non ci sfuggiranno di mano. 

Oltre a favorire condizioni di rilassamento psico-fisico, il Pranayama permette di accedere a livelli di concentrazione mentale che favoriscono la meditazione, fino ad ottenere la sospensione del pensiero stesso. 

Visualizzando il Prana durante la respirazione, è possibile guidarlo lungo la colonna vertebrale, dal plesso coccigeo fino ai centri nervosi del capo, e viceversa.

In questo modo il Prana agisce sui Chakra equilibrandoli, e determinando la presa di coscienza di questi centri energetici. 

Il controllo del Prana avviene mediante il controllo della respirazione, che si suddivide in quattro fasi:

  • inspirazione (puraka)
  • pausa respiratoria dopo l’inspirazione (antara kumbhaka)
  • espirazione (rechaka)
  • pausa respiratoria dopo l’espirazione (bahya kumbhaka)

Vi sono diverse tecniche di respirazione, ma prima di affrontare esercizi pratici, occorre prepararsi adeguatamente.

Anzitutto, sembrerà una banalità, ma per respirare bene bisogna avere entrambe le narici libere, e non si tratta solo di imparare a soffiarsi il naso.

Infatti, capita spesso che una narice sia tappata, e questo è assolutamente normale. Gli Yogi, fini osservatori, hanno notato che non è sempre la stessa narice ad essere bloccata, ma che ogni due ore circa, il bloccaggio si inverte. 

La medicina occidentale chiama questo fenomeno “rinite a bilancia”, perché una narice si stappa quando si ottura l’altra. 

Questa alternanza si produce costantemente nel corso della giornata, in maniera più o meno sensibile a seconda dello stato di equilibrio vitale, e delle condizioni del fegato. 

La rinite a bilancia quindi non è altro che l’amplificazione di un fenomeno che, in condizioni normali, non viene avvertito. 

Dunque, anche se non vi siete mai accorti di avere una narice otturata, sappiate che comunque ne avete sempre una più libera dell’altra. 

Per provare la veridicità di quanto appena affermato, potete mettere uno specchio sotto il naso ed espirare: la differenza delle aureole di vapore sulla superficie dello specchio sveleranno quale narice è predominante in quel dato momento.

Naturalmente può capitare anche che le narici siano ostruite da mucosità di sorta. Anche in questo caso soffiarsi il naso può essere utile ma non sufficiente. 

Per rimediare, basta sdraiarsi sul fianco della narice libera per tre minuti al massimo: la narice otturata riprenderà la sua regolare funzione senza che l’altra si otturi.

 

Jala Neti

Prima di eseguire esercizi di respirazione, è utile effettuare delle irrigazioni (lavaggi) nasali, una pratica che gli Yogi chiamano Jala Neti.

SI tratta di una procedura igienica che consiste nel far passare nelle cavità nasali delle soluzioni idrosaline, al fine di pulire le fosse nasali. 

Il liquido viene introdotto in una narice per mezzo di un piccolo strumento chiamato “lota”, molto simile ad una teiera, e viene fatto uscire dall’altra.

Nel mentre, si deve tenere la bocca aperta per respirare.

La testa deve essere inclinata lateralmente, dal lato della narice da cui intendete far uscire l’acqua. 

In passato questa pratica veniva effettuata aspirando l’acqua direttamente dal palmo della mano, ma l’utilizzo del lota evita di annegare anche al più incapace tra gli esseri umani, tant’è che anche i bambini di tre o quattro anni riescono a farlo. 

Riguardo alla soluzione idrosalina, basta sciogliere un cucchiaino raso di sale (meglio se sale rosa dell’Himalaya) in mezzo litro d’acqua. 

L’acqua può essere calda se si ha necessità di distaccare mucosità di sorta o se si desidera un effetto emolliente, oppure a temperatura ambiente, o anche fredda se invece si desidera un effetto tonificante.  

La pratica del Jala Neti non ha controindicazioni, e si rivela assai benefica in caso di sinusite, rinite allergica, rinorrea, raffreddore, e per le alitosi causate da un ristagno nelle fosse nasali. 

Dopo il Jala Neti, è importante essiccare bene le narici e le conche turbinate, semplicemente piegando la testa in avanti ed espirando potentemente, lasciando che l’acqua fuoriesca completamente. 

Quindi si inspira sollevando la testa. L’essiccamento avviene per ventilazione. 

Se volete asciugarvi al meglio, espirate di nuovo con forza inclinando la testa verso destra, quindi ripetete l’operazione inclinandola verso sinistra. 

Una volta che le narici sono libere, pulite e asciutte, si può cominciare a respirare sul serio. 

Ad esempio, provate ad allargare le narice durante l’inspirazione e a rilasciarle durante l’espirazione. 

Poche respirazioni effettuate in questo modo ci permetteranno di constatare che l’aria entra assai più facilmente, in maggiore quantità ed in maniera molto più equilibrata.

Sembra che questa semplice modificazione della disposizione delle narici scateni, per via riflessa, una modificazione per gradi di tutto l’apparato respiratorio, essendo quest’ultimo meglio ossigenato. 

A livello psichico, l’inalazione attiva dell’aria induce uno stato di leggera euforia, in quanto la dilatazione delle narici implica una maggiore apertura verso il mondo esterno. 

Dunque questo semplice accorgimento, è anche in grado di migliorare il tono dell’umore, oltre che ossigenare al meglio i tessuti del nostro organismo, pertanto è consigliabile utilizzarlo in tutti gli esercizi di respirazione.  

E’ giunta l’ora di sperimentare qualche tecnica di Pranayama.


Nadi Sodhana Pranayama

Surya Bhedana Pranayama steps

E’ l’esercizio più semplice in assoluto, ed ha la funzione di equilibrare la corrente pranica e purificare le Nadi. 

Non è indispensabile che, al principio dell’esercizio, la corrente d’aria sia identica nelle due narici, l’importante è che non via sia un bloccaggio che impedirebbe di svolgerlo. 

E’ invece molto utile dilatare le narici all’atto dell’inspirazione e rilasciarle durante l’espirazione, anche se questo esercizio prevede la respirazione a narici alternate.

Siediti comodo, con la colonna vertebrale diritta. Se preferisci, puoi appoggiare la schiena contro un muro, oppure sederti su una sedia. Apri la tua mano destra, ripiega indice e medio contro il palmo della mano, e portala al naso. 

Il pollice si occuperà di occludere la narice destra, anulare e mignolo chiuderanno quella sinistra. Occorre premere su un punto preciso per tappare le narici, al limite inferiore dell’osso nasale, ma ciò è molto naturale e lo troverai senza sforzo. 

Questo è il punto su cui premerai per occludere alternativamente le narici. E’ molto importante che ciò venga fatto solo con i polpastrelli delle dita: le unghie non devono entrare in contatto col naso. 

Espira lentamente e a fondo, senza tappare le narici, ma poniti nella posizione per farlo; svuota i polmoni il più possibile, senza sforzare.

  1. Con il pollice, occludi la narice destra, quindi inspira lentamente e silenziosamente con la narice sinistra.
  2. Alla fine dell’inspirazione, blocca anche la narice sinistra con le dita. Per un secondo o due, entrambe le narici saranno bloccate. Quindi solleva il pollice e stappa la narice destra.
  3. Espira a fondo attraverso la narice destra, lentamente e il più silenziosamente possibile.
  4. Quando i polmoni saranno vuoti, inspira con la narice destra. Non occorre quindi cambiare la posizione delle dita della mano né cambiare narice.
  5. A polmoni pieni, tappa anche la narice destra; mantieni entrambe le narici tappate per uno o due secondi.
  6. Stappa la narice sinistra ed espira, sempre lentamente, silenziosamente e a fondo.
  7. Ripeti da capo:
  1. Espira a sinistra
  2. Inspira a sinistra
  3. Espira a destra
  4. Inspira a destra
  5. Espira a sinistra
  6. Inspira a sinistra

Puoi ripetere questa sequenza quante volte vuoi. Se il braccio destro si stanca, appoggialo contro il torace. 

I momenti ideali per questa pratica sono il mattino appena svegli e la sera prima di addormentarti, ma puoi praticarlo in qualunque momento della giornata. L’unica precauzione è di aspettare almeno mezz’ora dopo i pasti.

All’inizio, la tua attenzione sarà catturata del movimento delle dita e dall’alternanza delle narici, ma presto diventerà molto semplice ed automatico e potrai concentrarti sul passaggio dell’aria nel naso e nei polmoni e, eventualmente, rappresentare mentalmente il Prana visualizzandolo.

Dopo qualche minuto, potresti avvertire calore al viso: questo indica che la respirazione cellulare è stata stimolata e l’esercizio ha raggiunto lo scopo di ricaricare il tuo organismo di Prana.

All’inizio, non preoccuparti di stabilire una proporzione tra la durata dell’espirazione e quella dell’inspirazione, presta attenzione soltanto a rallentare il ritmo della respirazione. Quando l’esercizio sarà diventato familiare, potrai livellare questi due tempi.

La pratica regolare di questo esercizio purifica le Nadi in poche settimane, e si avvertiranno benefici a livello energetico e fisico.

E’ consigliabile non passare a pratiche di Pranayama più complesse finché l’organismo non si sarà perfettamente abituato al nuovo ritmo respiratorio, al fine di evitare stati di malessere, quali ad esempio mal di testa e capogiri, dovuti all’iperventilazione.

Solo quando questo esercizio sarà del tutto naturale e non comporta alcuno sforzo, né fisico né volontario, allora sarà auspicabile procedere con esercizi più complessi.

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