Nome
Manipura, in sanscrito, è un nome composto da due parole: “mani” che significa gioiello e “pura” che significa città.
La città è un luogo che viene costruito per essere abitato, ma può essere anche distrutto e abbandonato in caso di eventi nefasti. Inoltre, la città non è costruita per un singolo individuo, ma per tutto il popolo.
Al pari un gioiello o, più precisamente, una gemma, Manipura ha molte sfaccettature ed anzi, più viene lavorato e sfaccettato, più riflette la luce.
Il segreto di Manipura è che dobbiamo costruirlo e abitarlo, poi ancora levigarlo e affinarlo, perché è in questo centro che dimoreranno le nostre anime e solo se faremo un buon lavoro potranno vivere al sicuro e in armonia tra loro.
Maniura è chiamato anche Nābhi Chakra. Nābhi è la parola sanscrita che indica l’ombelico. Rappresenta il centro del corpo e dell’universo, ma è anche il mozzo di una ruota. La parola Nābhi significa anche centro, punto di giunzione, casa, relazione, affinità, origine, capo.
Simbolo
Manipura è rappresentato da un loto giallo vivo con dieci petali. In molte filosofie, il 10 è un numero perfetto, che da la conoscenza di se stessi e del mondo. Ad esempio, nella Cabala 10 è il numero delle Sefiroth dell’Albero della Vita. Anche secondo i Pitagorici, la cui formula numerica è 1+2+3+4 = 10 descrive e racchiude l’intero sviluppo della manifestazione.
Questi petali rappresentano le dieci Nadi che danno origine a questo Chakra. Secondo alcuni testi tantrici i petali hanno il colore delle “nuvole cariche di pioggia”.
Mantra
Su ogni petalo c’è una delle dieci lettere sanscrite, ḍaṁ, dḥaṁ, nạṁ, taṁ, thaṁ, daṁ, dhaṁ, naṁ, paṁ, phaṁ, iscritte nel colore del loto azzurro.
Mantra del Chakra Manipura o Nabhi Mantra
Descrizione
Al centro del fiore risiede l’energia del fuoco, simboleggiata da un triangolo di colore rosso acceso, che ha una bhupura o svastika in forma di lettera T su ogni lato per meglio simboleggiare che il fuoco è prodotto dal movimento.
Il triangolo è rivolto verso il basso, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare. Ciò però non deve essere male interpretato: non si tratta di un fuoco discendente, ma di un fuoco che divampa da una base. E’ un fuoco nascente, che nasce dal movimento di Svadisthana, dal movimento delle emozioni. Per dirla in termini alchemici, è il fuoco che nasce dall’acqua.
Talvolta, infatti, Manipura viene rappresentato con un triangolo rivolto in basso al cui interno è inscritto il bijamantra Ram, che è appunto simbolo del dio Agni, signore del fuoco, che brilla come il sole nascente.
Nello Yantra del Chakra Manipura, Agni è rappresentato dall’Ariete che si trova nella parte inferiore del triangolo. Ricordiamo che l’Ariete è il primo Segno Zodiacale, che rappresenta la rinascita del Sole dopo il declino invernale.
A tal proposito occorre notare che Agni non è concepito come una divinità totalmente antropomorfa, in quanto il suo potere, l’energia che rappresenta, ha natura sovrumana e indomabile. Talvolta, sul dorso dell’ariete c’è il bijamantra Daṁ.
Agni è la divinità Hindu che incarna ogni manifestazione del fuoco, dal fuoco domestico a quello cosmico. Di solito ha le sembianze di un uomo barbuto, oppure con due teste.
E’ dotato di quattro braccia, nelle cui mani tiene un mala per le preghiere e una lancia, mentre le altre due sono atteggiate nel gesto che dissipa la paura e nel gesto del dono. Altre volte regge una fiamma.
Tornando al simbolo di Manipura, nel Bindu dimorano il dio Rudra e la dea Lakini.
Rudra è il trasformatore, Lakini è la benefattrice. L’uno separa mentre l’altra riunisce, permettendo a tutte le cose di entrare in relazione tra loro. Rudra e Lakini si uniranno nell’amplesso e, in seguito, li ritroveremo nel Quarto Chakra (Anahata Chakra) come Isha e Hakini.
La divinità che presiede questo chakra, Braddha Rudra, rappresenta il potere di distruzione. Tutto ciò che esiste ritorna a lui. Rudra ha tre occhi, la pelle blu, una barba argentata e il capo cosparso di cenere bianca, a simboleggiare ciò che rimane di ciò che il fuoco divora.
Ha due braccia e le mani sono atteggiate l’una nel gesto che dissipa la paura e l’altra nel gesto che elargisce doni. Rudra è seduto sul toro Nandin, sua cavalcatura.
Rudra siede nella sua forma irata su una pelle di tigre dorata, simbolo della tigre della mente che dimora nella foresta dei desideri. In questo caso, infatti, la tigre rappresenta manas, la mente.
Quando Rudra manifesta il suo potere supremo, è Ishvara ed è il creatore, il manutentore e il distruttore dell’universo.
Rudra è colui che causa la scomparsa del dolore o che dona conoscenza.
Rudra altri non è che la forma primordiale di Shiva, il dissolutore dell’universo. Nel nostro cuore Rudra risiede come lo jyotir lingam, il linga di fuoco, la prima manifestazione di Shiva, l’essenza dello splendore.
Egli annienta il desiderio riducendolo in cenere, la cenere da cui la divinità è ornata, simbolo dell’immortalità, dell’ultimo stadio della materia.
Noi preghiamo Rudra perché renda la nostra mente pienamente consapevole, in grado di trascendere completamente i sensi e di risvegliare il nostro intelletto. Egli permette di esaurire completamente i processi del desiderio che hanno origine in Svadisthana, e che vengono alimentati dalla proiezione dei cinque sensi verso il mondo esterno.
In pratica, in Manipura avviene il sacrificio della nostra energia emozionale affinché la coscienza possa rinascere all’interno di noi e al di sopra dei sensi che ci legano al mondo materiale.
La parola Rudra può anche essere scomposta in “ru” radice di malattia, e “dra” che significa il distruttore. Perciò Rudra è colui che distrugge tutti i mali della vita, che provengono dal desidero. Alcuni ricercatori associano Rudra al loto dai mille petali, Sahasrara, dove Rudra crea una straordinaria delizia, facendo vibrare tutte le nadi e sprigionando Ananda, la pura beatitudine. Rudra così si mostra come Shambu, il grande dio benefico.
Lakini, la dea della Virtù, è Colei che dà e che prende, la virtuosa, la silente, la benefattrice di tutti, è la Shakti protettrice di Maṇipura, cioè l’energia femminile presente nel Terzo Chakra.
Ella è una dea benevola dalla pelle blu, più spesso vestita di giallo e indossa ricchi ornamenti. In questo Yantra relativo a Manipura ha tre volti e tre occhi per ciascun volto, quattro braccia, in una mano tiene il fulmine, in un’altra le frecce per Kama, il Signore del desiderio, nella terza mano tiene il fuoco e con la quarta compie Abhaya-Mudrā, il gesto che allontana la paura.
Secondo la fisiologia sottile, il nettare (Amrita) secreto nel Bindu Visarga gocciola attraverso la gola in Manipura, dove viene trasformato in energia.
Corrispondenze Psicologiche
Stadio evolutivo: da 18 a 24 mesi
L’ansia da separazione inizia a decresce e il bambino si percepisce come entità separata dalla madre, desideroso di esercitare la sua volontà per il puro piacere di farlo, senza discernere su dove e come usarla. Le capacità linguistiche sono progredite fino a poter usare semplici frasi di due o tre parole.
E’ proprio lo sviluppo del linguaggio (quinto Chakra), che in questa fase è ancora acerbo, a rendere la mente capace di operare in base agli impulsi e ai comportamenti che affiorano dal corpo fisico (Primo Chakra) ed emotivo (Secondo Chakra), rendendoci capaci di Volontà individuale (Terzo Chakra).
In altre parole, durante lo sviluppo dell’intelletto, viene stabilito un rapporto tra linguaggio e azione che ci fornisce il potenziale per il controllo degli impulsi.
La sfida di questo stadio è quella di imparare a controllare e dirigere gli impulsi senza perdere spontaneità ed entusiasmo.
Istinto: Potere Personale
Che cos’è il potere?
La nostra è una cultura ossessionata dal potere. Il modello generale di potere che esiste nel mondo odierno è basato su lotta e opposizione tra dualismi, in cui infine una parte vince su un’altra parte.
Nel mondo interiore la lotta è rappresentata dalla luce contro l’ombra, dal respingere con sempre maggiore veemenza gli aspetti che abbiamo rifiutato con l’energia delle nostre parti coscienti. Se vince la parte luminosa, allora saremo buoni e giusti, altrimenti saremo cattivi e sbagliati.
Siccome per l’evoluzione individuale prevede proprio l’integrazione dell’ombra, occorre prima ristrutturare la nostra concezione del potere, allontanandolo dal concetto di lotta e avvicinandolo a quello di trasformazione. La dualità non deve essere intesa come contrasto ma come sinergia, e il risultato finale deve essere una combinazione piuttosto che una separazione.
Sviluppo della Personalità: la Volontà Individuale
Lo scopo di Manipura è quello di trasformare l’inerzia della materia e la caoticità del movimento in una direzione conscia dell’attività volontaria.
Man mano che maturiamo, iniziamo a scegliere in base a quali impulsi agire e quali tenere sotto controllo.
In tal modo inizia a emergere un sé conscio, in cui la mente agisce al di sopra degli istinti, a emergere una responsabilità personale e la nascita dell’Ego.
I primi tre Chakra ci tengono radicati e impegnati, motivati e attivi. Mantengono intatto il sé individuale mentre interagisce col mondo.
I Chakra superiori, invece, ci collegano all’universale attraverso la comunicazione, la visione e la comprensione. La progressione dai Chakra inferiori a quelli superiori è una progressione dall’individualità all’universalità.
La nostra evoluzione Inizia da uno stato di fusione, poi ci separiamo e diventiamo indipendenti, per emergere infine nuovamente in un mondo più ampio, questa volta come individui consapevoli.
L’Ego
Dopo essersi identificato col proprio corpo fisico e con la propria esperienza emotiva, l’individuo inizia a formare un’identità autonoma: l’Ego. L’Ego è una realizzazione conscia di noi stessi come entità separate e autodeterminanti.
Il termine Ego è una combinazione della radice greca delle parole “io” (e) e “terra” (go). Dunque possiamo immaginare l’Ego come la radice dell’individuo.
Molte discipline spirituali consigliano di trascendere l’Ego o addirittura di distruggerlo, considerandolo qualcosa di negativo, limitativo o falso. In realtà l’Ego è ciò che organizza la divisione tra la dimensione inconscia e quella inconscia in un individuo, è ciò che manovra le porte di accesso ai mondi del Sé. Per questa funzione l’Ego può essere percepito come qualcosa di limitante, ma è l’individuo stesso, l’Io, che si lascia confinare dall’Ego nella dimensione conscia, al fine di proteggersi.
Secondo Carl Jung, il viaggio dell’anima verso la realizzazione è un processo definito come “individuazione” e consiste nell’espansione del Sé al di là dei regni dell’Ego, che è solo un’identità esecutiva del Sé. Tuttavia, l’Ego è necessario per ancorare questa crescita.
Nel corso di questo viaggio la persona si sveglia dal mondo limitato in cui prima abitava per abbracciare il mondo più vasto dell’inconscio personale e collettivo, recuperando la propria ombra, la parte interiore maschile e femminile, il suo legame con le energie mitiche e archetipiche.
Dunque, lo scopo dell’individuazione, cioè del viaggio dell’anima, è quello di integrare gli aspetti non ancora sviluppati di se stessi con un Sé più ampio, globale, che è allo stesso tempo sia individuale che universale.
Il concetto di individuazione di Jung è parallelo al processo evolutivo dell’adulto attraverso i Chakra.
In termini di Chakra, l’Ego è un organizzatore dell’energia istintiva che sale dal primo e dal secondo Chakra e la combina con la coscienza che scende dai Chakra superiori.
In pratica diamo forma all’Ego con la Coscienza, mentre l’energia vitale ne è la sostanza.
John Pierrakos, in Core Energetics, definisce l’Ego in termini di energia somatica, come «la facoltà umana che guida il flusso d’energia dentro e fuori il centro dell’essere umano. È la facoltà che sceglie, discrimina, analizza e regola il flusso dell’energia e dell’esperienza».
L’Ego costruisce la dichiarazione che facciamo al mondo di chi siamo. Crea le difese per proteggere la vulnerabile essenza del Sé e sviluppa le strategie e i comportamenti per soddisfare le necessità di quell’essenza stessa man mano che essa cresce e si sviluppa.
Soltanto un Ego forte è in grado di integrare esperienze diverse e complesse, oppure di dividerle sequestrando le energie istintuali meno favorevoli nel regno delle ombre.
L’Ego organizza la coscienza verso l’autodefinizione. “Io sono ciò che faccio” è l’identità esecutrice, poiché esegue le nostre attività nel mondo ed è l’identità che più spesso si manifesta. Ma dobbiamo ricordare che essa è soltanto un mezzo, uno strumento del Sé.
Demone: la Vergogna
La vergogna è il risultato di quasi ogni tipo di abuso sui bambini, sia esso un abuso di autorità, di responsabilità, un criticismo eccessivo, oppure anche trascuratezza, abbandono, o ancora violenza sessuale, emotiva e fisica.
Questi bambini, non solo si ritrovano a dover reagire spontaneamente a situazioni assurde, ma vengono anche fatti vergognare per reazioni che non è loro possibile evitare.
Per il bambino che non è in grado di spiegare questi comportamenti in termini di incapacità genitoriale, l’unica conclusione è che ad essere in colpa è lui, dunque si vergognerà delle sue reazioni e di se stesso.
Con vissuti di questo genere, l’individuo verrà soggiogato da una coscienza che analizza e controlla tutto, nel tentativo di evitare atti spontanei che potrebbero causare una vergogna maggiore. La mente cerca di dominare il corpo al di là delle sue possibilità, arrivando ad ignorarne le necessità emotive e persino fisiche, come il cibo o il riposo, mantenendo al minimo l’intero sistema. Tuttavia, l’ansia si scatena, facendo temere di non essere all’altezza, di fallire, di essere abbandonati.
La vergogna crea un blocco tra la mente e il corpo che scinde la persona dal centro del Sé.
La vergogna fa letteralmente collassare il Chakra Manipura. L’individuo che prova vergogna incurva le spalle in avanti infossando il torso e restringendo il torace invece di sorreggerlo e facilitare la dilatazione dei polmoni per mezzo del diaframma. Con questa postura la respirazione diventa più faticosa e la gola si stringe. La testa è fuori allineamento con il resto del corpo, disallineando anche il Sesto e il Settimo Chakra (percezione e comprensione).
Noi adeguiamo il nostro comportamento al concetto che abbiamo di noi stessi.
Conflitto: autonomia vs vergogna – lasciare andare o trattenere.
Se la volontà dell’individuo rimane contestata, essa sarà dipendente da ciò che la contesta.
Se, d’altro canto, la volontà viene assecondata in modo eccessivo, senza discrezione o rispetto dei limiti appropriati, si avrà un’inflazione dell’Io.
Diritto fondamentale: il diritto di agire.
Traumi ed Effetti traumatici su Manipura
- Autorità e Mancanza di Volontà
L’autorità è un aspetto presente nella vita di ciascuno, fin da bambino, ed è rappresentata in primis dalle figure parentali.
Il modo in cui queste persone danno forma all’autorità influisce molto sul modo in cui l’individuo l’affronterà ma, ancor più importante, sul modo in cui svilupperà la propria autorità interiore.
È solo attraverso l’autorità interiore che organizziamo e focalizziamo la nostra energia personale in una volontà efficace.
Fino al momento in cui formiamo consciamente questa parte interna della personalità, essa verrà formata da coloro che detengono l’autorità su di noi.
Se il nostro genitore era un tiranno, la nostra autorità interna potrà essere tirannica oppure il suo opposto, uno straccio completo.
Dunque, in un momento cruciale dell’evoluzione dell’autonomia dell’individuo, la volontà viene strutturata da cose esterne, senza considerazione per i bisogni e la direzione del Sé interiore. In pratica veniamo educati all’obbedienza.
Anche l’obbedienza richiede volontà, ma rimane comunque la volontà prestata da un altro, una volontà scorporata dall’individuo che la mette in atto.
Non ha origine nel proprio corpo, ma in quello di qualcun altro: nel corpo dei genitori, dell’insegnante, dell’amante, nella scuola, nella ditta o nel corpo militare.
La volontà di obbedire ci rende strumenti perfetti per qualcun altro e ci saranno sempre moltissime persone felici di dirci che cosa fare se non lo sappiamo da noi.
Questo solleva anche dalle responsabilità, cosa che può essere anche comoda, ma pone anche nella condizione di non poter esigere, quindi di reprimere ogni impulso.
Dal momento che il potere personale e la forza dell’Ego sono collegati, il senso del potere personale diventa il senso di se stessi. Dunque, se le dinamiche del potere non hanno permesso di superare la dominanza che è stata imposta dall’autorità, la conclusione è che l’individuo percepirà se stesso come inadeguato.
La volontà è di per sé la capacità di organizzare se stessi, in modo che possa verificarsi il movimento in una certa direzione o verso un certo obiettivo. Il suo fondamento è il desiderio, che ha sede in Svadhisthana, che anela a ciò che manca.
E’ il desiderio ad alimentare la volontà, mentre la coscienza, scendendo dall’alto mediante dell’intelletto, fornisce direzione e forma attraverso l’intenzionalità. Non vi è volontà senza intenzione, mentre il desiderio fornisce l’impulso e l’energia che muove verso il futuro.
Attraverso la volontà portiamo il futuro a compimento. Una volontà disordinata, invece, è uno stato di mancanza di emozioni, la disperata sensazione che nulla importi, uno stato molto vicino all’apatia.
- Punizione e Manipolazione
Da bambini veniamo premiati se facciamo quello che “dobbiamo fare” e puniti quando non obbediamo. Talvolta però l’obbedienza è richiesta in situazioni che l’individuo, persino il bambino, può avvertire come nefasta.
Quando l’autorità si guadagna il nostro rispetto si trova in armonia con la nostra verità interiore. Ma può accadere che l’autorità ci ordini di andare contro la nostra natura e in questo caso si trova in combutta con qualcosa di più profondo: la paura.
Per mettersi in questa posizione, l’autorità sfrutta la punizione. In altre parole la punizione istilla paura, e l’autorità usa la punizione per tenere sotto sotto controllo il comportamento e ci depriva del nostro libero arbitrio.
La paura fa regredire la volontà del nostro terzo chakra al livello di sopravvivenza del nostro primo Chakra e il nostro comportamento diviene un atto di autoconservazione invece che di autodefinizione. Invece che un’azione volontaria compiamo una reazione istintiva.
La punizione è efficace soltanto quando la perdita o il dolore sono abbastanza feroci da lasciare traccia, abbastanza feroci da minare il nostro senso del sé.
Essa deve togliere qualcosa di più importante di quello che potrebbe essere ottenuto, qualcosa di cui abbiamo un disperato bisogno, come la sicurezza, l’amore, il piacere, la libertà o il rispetto di se stessi.
La punizione può suscitare vergogna o operare un controllo, deprivare o invadere. Può essere fisica o emotiva, letterale o simbolica.
Se durante l’infanzia si verificano tali esperienze, la forza interiore dell’individuo sarà poco sviluppata, poiché le uniche sensazioni che avrà provato sono state di debolezza, inefficacia e inadeguatezza.
- Responsabilizzazione
Talvolta la situazione all’interno di una famiglia fa sì che il bambino cresca troppo rapidamente e si assuma delle responsabilità superiori alla maturità propria della sua età.
Una simile inadeguatezza non si salderà solamente ad ogni compito che verrà affrontato in futuro, ma anche alla visione vera e propria di se stessi.
Questo senso di inadeguatezza può essere superato solamente riconoscendo quanto queste aspettative fossero inappropriate e lavorando sulle emozioni che ne sono derivate.
- Sovraeccitazione
I bambini non sono neurologicamente adatti per essere iperstimolati, e la loro psiche è del tutto incapace di gestire qualunque tipo di stimolazione intensa. Essi, anzi, hanno necessità di essere difesi dalle intrusioni e di scaricare l’energia attraverso attività fisiche e ricreative.
Nel caso un bambino si trovi in stato di sovraeccitazione, potrebbe sviluppare comportamenti aggressivi o, al contrario, diventare ipersensibile.
L’ipersensibilità può manifestarsi sia nel campo emozionale che in quello fisico, sviluppando una ipersensibilità ai colori, alla luce, ai rumori, agli odori e persino ad alcune situazioni di tensione.
Possono anche manifestare iperattività, con conseguente difficoltà di concentrazione.
Da adulti probabilmente saranno individui pieni di energia in situazioni in cui gli stimoli saranno molto forti, come concerti o grandi feste e, al contrario, perderanno sprint passando del tempo da soli. Tuttavia, conserveranno la tendenza ad isolarsi, poiché l’isolamento è la cosa che gli è più familiare.
Il Problema della Rabbia
Nell’articolo riguardo Svadhisthana abbiamo visto che le emozioni sono in relazione al secondo Chakra, ma la rabbia è particolarmente rilevante per Manipura, il terzo Chakra, in quanto esprime un’energia assertiva, ardente.
La rabbia è considerata un’emozione, tuttavia sarebbe più corretto definirla un sentimento, ovvero uno stato affettivo intenso che si attiva in risposta a stimoli sia interni che esterni e alla loro interpretazione ed elaborazione cognitiva. La sua radice è insita nell’istinto di sopravvivenza, che induce l’individuo a difendersi per sopravvivere. Dunque, la rabbia non è affatto un sentimento disfunzionale ma, al contrario, ha esattamente una funzione adattiva all’ambiente per l’individuo.
Tuttavia, lo sviluppo sociale spesso avviene a discapito dell’individuo, ed ecco spiegato perché la rabbia è un sentimento tanto bistrattato. Essa permette all’individuo, oltre la sopravvivenza, anche l’autoespressione, ed è proprio quest’ultima che viene spesso sacrificata nei sistemi sociali.
La rabbia è un processo che segue alcune fasi (inizio, durata, attenuazione) cui si accompagnano modificazioni fisiologiche e comportamentali che hanno una funzione di adattamento dell’individuo all’ambiente. La gestione delle proprie emozioni e la scelta razionale dei comportamenti delineano il libero arbitrio. A questo proposito è molto importante non confondere la rabbia con l’aggressività e che le emozioni (o sentimenti) e il comportamento individuale sono cose ben distinte.
La rabbia non deve essere confusa neppure con l’odio. Il contrario della rabbia, infatti, non è l’amore e neppure la gioia, ma bensì il controllo.
La negazione della rabbia e la mancata espressione di questo sentimento possono indurre nell’individuo comportamenti passivo-aggressivi. Questo tipo di personalità nasce proprio da un’incapacità di esprimere e comunicare i sentimenti negativi in forma razionale.
L’autorità, la punizione, la manipolazione, la prematura responsabilizzazione sono situazioni che generano nei bambini (futuri passivo-aggressivi) un forte rancore verso le figure adulte che, invece di occuparsi di loro, si dimostrano trascuranti ed esigenti. Da tale rancore nasce il forte desiderio di emancipazione tipico di queste personalità.
Al rancore, tuttavia, si associa anche una profonda nostalgia per le cure ricevute in passato che induce in loro lo sviluppo del costante desiderio di trovare qualcuno che finalmente possa riconoscere e soddisfare i loro bisogni di accudimento.
Tale desiderio li porta a boicottare ogni possibilità di indipendenza.
Sembra inoltre che nella famiglia di origine degli individui aggressivo-passivi venisse punita aspramente qualsiasi dimostrazione di rabbia come anche qualsiasi forma di autonomia.
Tutto ciò sembra spiegare la difficoltà di questi individui nell’esprimere direttamente ed in maniera assertiva la contrarietà e la rabbia.
L’aggressività passiva viene manifestata con diversi atteggiamenti reiteranti:
- pessimismo e tendenza a prevedere catastrofi ed esiti negativi in qualunque situazione, anche apparentemente positiva;
- pur dichiarandosi ben disposti e collaborativi, tendono a resistere alle legittime richieste degli altri in maniera indiretta (procrastinano i compiti assegnati, dimenticano gli appuntamenti,…)
- quando si sentono contrariati smettono di parlare, mettono il muso (il silenzio è usato come arma);
- insultano in maniera velata o fanno complimenti ambigui
- tendono continuamente ad esprimere comportamenti e atteggiamenti opposti ( si mostrano disponibili e servizievoli per poi, successivamente, mostrare un forte risentimento e rancore nei confronti della stessa persona).
Manipura Chakra in Breve
Caratteristiche Equilibrate
L’individuo è autonomo e indipendente. Si identifica con la sua propria volontà e le sue azioni, facendosi carico delle conseguenze. In questo modo, l’autonomia e la volontà conferiscono poteri realizzativi.
Tuttavia, le persone con una buona autostima non sentono il bisogno di emergere, di spiccare sugli altri, di ricoprire ruoli di potere. Una buona autostima conferisce la realizzazione in quanto dona la capacità di accettare e di vivere semplicemente la propria vita.
Le persone che possiedono una buona autostima sono quelle che si trattano bene, si prendono cura del loro corpo, sono in contatto con i loro sentimenti e si concedono il piacere. In pratica hanno una maggiore autostima per il semplice fatto che si sentono meglio, soprattutto con se stessi.
Essi hanno riempito il calice prestando attenzione semplicemente agli aspetti del primo e del secondo chakra. Sentendosi appagati si sentono anche sicuri e sono pieni di energia.
Carenza Energetica
La carenza energetica del terzo Chakra caratterizza gli individui con una mancanza cronica di vitalità, di autodisciplina, di spontaneità, e una volontà debole. Spesso è presente una componente depressiva. Inoltre, queste persone possono essere facilmente manipolate.
Il fatto è che la loro energia è bloccata da sentimenti di vergogna nei confronti di se stessi e il loro debole Ego si difende sottraendosi più che compensando.
Queste persone possono essere assai timide e apparire fredde e riservate in quanto mantengono il controllo proprio attraverso la loro passività.
Eccesso Energetico
Si potrebbe pensare che l’eccesso di energia nel terzo Chakra implichi un’abbondanza di potere. Invece, dal momento che compensa un Ego debole e una bassa autostima, l’individuo ha sensazioni di potenza sminuita o non riconosciuta.
Per superare queste sensazioni di non adeguate attenzioni alla propria grande energia, può verificarsi un attaccamento eccessivo, persino ossessivo, nei confronti del potere e del controllo, allo scopo di dare rinforzo all’autostima.
Talvolta, è possibile vedere una volontà eccessiva nel controllo del proprio corpo, come nel caso di taluni culturisti, sportivi, ballerini o anche praticanti di Yoga.
Se l’energia in accumulo non viene impiegata, si rivolge contro l’individuo.
Strategie di Cura
Le strategie di cura per il terzo chakra implicano l’equilibrio del metabolismo affinché il corpo possa fruire correttamente dell’energia che lo anima e la volontà possa determinare il corso della vita individuale con la giusta responsabilità e libertà.
Per ottenere tutto questo occorre lavorare su due livelli: l’organizzazione dell’energia all’interno del corpo e l’espressione esteriore di quella energia.
Naturalmente, il lavoro sulla parte interiore ha la priorità in quanto non possiamo agire in modo efficace nel mondo esterno se la nostra energia personale non scorre come dovrebbe.
Se Manipura è carente, l’energia deve essere accumulata lentamente come se si attizzasse un fuoco. In questo caso si passa dal Muladhara e Svadhisthana, il primo e il secondo Chakra, per accendere un fuoco bruciante che ci spinga avanti.
Senza il fuoco della fiducia e dell’entusiasmo non possiamo affrontare delle nuove sfide o mantenere con successo delle discipline, come una dieta restrittiva o una pratica di meditazione. Anzi, ci esporremmo a dei fallimenti, che non farebbero che aumentare la sensazione di vergogna e di impotenza.
Attizzare il fuoco interiore aumenta l’energia metabolica e, al contempo, rafforza la volontà.
Potrebbe, quindi, essere necessario aprire dei canali per esprimere le emozioni o intensificare il collegamento con la materia e la terra.
In presenza di un eccesso si avrà invece bisogno di rilassarsi e di lasciare andare il controllo.
In entrambi i casi, l’individuo deve necessariamente uscire dalla zona di comfort.
Affermazioni: posso fare tutto ciò che desidero fare
Manipura nelle Discipline Olistiche
Elemento: Fuoco
Colore: giallo
Sistema Endocrino: fegato e pancreas
Profumi: cedro, limone, bergamotto e gli agrumi in genere.
Cristalli: in generale le pietre gialle, in particolare l’Ambra, la Pirite, l’Occhio di Tigre.