Traumi ed Effetti traumatici su Muladhara Chakra
Muladhara nelle Discipline Olistiche
Nome
Muladhara, in sanscrito, significa radice, sostegno. Si chiama così perché questo Chakra è la radice di Sushumna, dove riposa Kundalini, ma è anche il kanda, cioè il punto di incontro di tutte le Nadi.
Simbolo
Muladhara Chakra è tradizionalmente rappresentato da un fiore di loto con quattro petali di colore cremisi, le cui vritti (modificazioni della mente) sono:
Kama desiderio di piacere fisico (cibo, sesso, sonno o qualsiasi altro piacere materiale, come il denaro).
Artha desiderio di piacere mentale (conoscenza, studio, curiosità intellettuale…).
Dharma desiderio dell’infinito o desiderio psico-spirituale (esperienze mistiche, l’autoconoscenza, la conoscenza del Supremo).
Moksa desiderio di liberarsi dei legami della mente e della materia (unione con l’Assoluto, Nirvana, la Vita Eterna, Yoga…).
Ad esse corrispondono le quattro forme di beatitudine Paramanda, Shajananda, Yogananda e Virananda.
In ciascun petalo è inscritta, in color oro, una lettera sanscrita: vam, sham, sciam e sam, «v, sh (linguale), sh (palatale), s». ognuna delle quali è un mantra e, come tale, una Devata.
Mantra
- Bija Mantra: lam
- Bija Akshar: wam sham ṣam sam
Esercizio 1: om lam lam lam lam om wam sciam ṣam sam om
Esercizio 2: om lam lam lam lam om
Nel pericarpo c’è un quadrato giallo, simbolo dell’Elemento Terra, circondato da otto punte di lancia dorate: quattro in ogni angolo e quattro nei punti cardinali. Si dice che queste rappresentino le sette montagne Kula che si trovano alla base dell’asse terrestre.
Il quadrato giallo dorato, che dunque è lo Yantra dell’Elemento Terra, è sostenuto da un elefante con sette proboscidi.
L’elefante è il più grosso fra tutti gli animali della terra e possiede molta forza e solidità. Le sette proboscidi rappresentano i sette principi fondamentali necessari alle funzioni fisiche, in sanscrito conosciuti come sapta dhatu:
- Rasa dhatu (linfa)
- Rakta dhatu (sangue)
- Mamsa dhatu (tessuto muscolare)
- Medha dhatu (tessuto adiposo)
- Asthi dhatu (tessuto osseo e cartilagineo)
- Majja dhatu (midollo osseo e tessuto nervoso)
- Shukra dhatu (liquidi seminali o riproduttivi)
L’elefante dalle sette proboscidi è il veicolo della grande mente, della grande creatività.
Sopra il dorso dell’elefante, nel centro del quadrato, c’è un triangolo rosso capovolto: è il simbolo di Shakti, l’energia creativa responsabile della riproduzione e della moltiplicazione di tutte le cose.
I tre lati del triangolo sono presidiati dalle divinità femminili Vama, Jyeshtha e Raudri, personificazioni di volontà, conoscenza e azione; in essi risiede la dea Tripurasundari nella forma del suo bijamantra «klim».
Dentro il triangolo c’è lo swayambhu, di colore grigio fumo. Attorno a questo linga, che rappresenta Shiva, Kundalini è attorcigliata per tre spire e mezza, splendente come la folgore e “ronzante come uno sciami di api”. Signora degli esseri, ammaliatrice, fonte del suono, confonde il mondo con i suoi giochi illusori e solo lo yogin riesce a dissiparne i veli.
Kundalini viene descritta come una splendida giovane assisa su un leone, con tre occhi e quattro braccia con due mani atteggiate nel gesto che dissipa la paura (mano alzata con palma visibile), ed elargisce doni (mano abbassata con palma sempre visibile), mentre regge nelle altre due un libro e un liuto.
Le tre spire rappresentano i tre guna o qualità della natura in un individuo. Finché i tre guna sono operanti, l’individualità funziona entro i confini dell’ego. Il mezzo giro rappresenta la trascendenza.
Nel Tantra questo serpente arrotolato è conosciuto come mahakala, il grande tempo o tempo senza fine. Lì, Kundalini giace nel grembo dell’inconscio, oltre il tempo e lo spazio.
Quando Kundalini comincia a manifestarsi, penetra nelle dimensioni della personalità e dell’individualità, e diviene soggetta al tempo e allo spazio. Questo è il risveglio del grande potere del serpente entro la forma, la struttura e la coscienza individuali dell’essere umano.
Nella maggior parte delle persone è addormentata. Nel suo aspetto risvegliato, kundalini shakti rappresenta il nostro potenziale spirituale, ma nel suo aspetto addormentato rappresenta quel livello istintivo di vita che sostiene la nostra esistenza fondamentale. Entrambe le possibilità si trovano in Muladhara.
Vicino al triangolo rovesciato, risiedono il dio Brahma e la dea Daakini.
Brahma possiede quattro volti (catur-ānana) con cui controlla tutto il cosmo e rappresentano l’onniscienza. Ogni singolo volto recita un Veda: Est il Ṛigveda, Ovest il Sāmaveda, Nord l’Atharvaveda, Sud lo Yajurvedae. La pelle di Brahama è del colore del grano ed egli indossa un dhoti giallo e una sciarpa verde. Brahma ha quattro braccia, e tiene nella mano superiore sinistra un fiore di loto, simbolo di purezza, nella seconda mano sinistra le sacre scritture, in una mano destra ha un vaso contenente il nettare amrita, il prezioso fluido della potenza vitale, e la quarta mano è in Abhaya mudra, il gesto di dissipare la paura.
Dakini, con quattro braccia e lucenti occhi rossi, è il veicolo dell’intelligenza pura. È vestita di rosa brillante con quattro braccia che reggono un teschio, una spada, uno scudo e un tridente che simboleggiano le forze del creatore, del conservatore e del distruttore.
L’olfatto è il tanmatra o senso associato a Muladhara, che è collegato alla parte più antica del nostro cervello, il rinencefalo. Il gyanendriya, od organo di senso, è il naso, ed il gyanendriya, organo d’azione, è l’ano.
Il risveglio di Muladhara è spesso accompagnato da una sensazione di prurito attorno al coccige o all’ano, e il senso dell’olfatto diviene così acuto da rendere inizialmente difficile sopportare gli odori.
Muladhara è l’interruttore diretto per il risveglio di Ajna Chakra. Appartiene a bhu loka, il primo piano dell’esistenza mortale, ed è il centro principale di apana.
Muladhara è anche la sede di annamaya kosha, il corpo molecolare, connesso con l’assorbimento del cibo e l’evacuazione delle feci.
Il bjamantra è «lam», cioè la lettera sanscrita «la» nasalizzata, ovvero pronunciata facendola risuonare nel naso. E’ il bijamantra del dio Indra, signore degli dei nel periodo più antico della civiltà indù, quello incentrato sulle sacre raccolte dei Veda.
Il bijamantra viene visualizzato come una divinità con quattro braccia, di colore giallo dorato, in groppa all’elefante Airavata, la cavalcatura di Indra, in certe raffigurazionì posteriori rappresentato nero. «Lam» è anche il bijamantra di Dhara, la dea della terra.
Nel puntino che viene posto sulla lettera dell’alfabeto sanscrito lo per nasalizzarla è inscritta un’altra divinità, il dio Brahma, signore dell’origine dell’universo, dotato di quattro volti e qui rappresentato come un fanciullo. La sua cavalcatura è l’oca bianca dal capo striato, animale che nella tradizione indù rappresenta l’anima e che viene identificato con il cigno dai traduttori occidentali.
La Shakti, l’energia cosmica femminile, qui si proietta come Dakini, terrificante dea su un loto rosso che si apre all’interno del fiore principale: questo ulteriore loto sottolinea con il suo colore acceso l’energia potente e ancora da controllare della natura.
Dakini, risplendente come il sole nascente, vestita di nero, con volto feroce e occhi rossi, ha quattro braccia nelle cui mani ci sono la lancia, il khatvanga (un bastone con infilato un teschio), la spada e la tazza ricolma di liquido inebriante.
Dakini purifica l’intelletto e conferisce l’illuminazione. E’ ghiotta di budino di riso, zucchero e latte ed è associata al plasma, uno dei sette tessuti che la medicina tradizionale indiana, l’Ayurveda, ritiene costituire il corpo umano.
Corrispondenze Psicologiche
Stadio evolutivo: dal 2° trimestre di gravidanza ai 12 mesi
Per il feto che si sviluppa, l’utero è la prima esperienza del corpo, la prima casa e il primo ambiente e il terreno dell’essere da cui emerge la vita. Per questo motivo tale ambiente ha un’influenza importante, e spesso trascurata, sullo sviluppo del primo Chakra, Muladhara.
L’equilibrio nutrizionale della madre e i suoi stati emotivi durante la gravidanza, giocano un ruolo nella struttura del terreno personale del bimbo. Quando l’utero è rigido l’infante impara a contrarre il proprio corpo. Quando la madre è impaurita o tesa, l’ambiente uterino è invaso da sostanze chimiche che stimolano un livello di energie più intense, che diventa il normale stato di base per il feto che vi sta all’interno. Se la madre usa sostanze, come tabacco, alcool o droghe, anche il bimbo che ha dentro le usa.
La nascita è l’ingresso nella vita e l’inizio dell’individualità. Tuttavia, l’infante non si rende conto di quella individualità e rimane in uno stato di identità fusionale: per i primi cinque o sei mesi non esiste il concetto di un sé separato.
La coscienza è orientata quasi interamente sul corpo, la consapevolezza è sensoria e lo scopo è lo sviluppo motorio.
Se i movimenti e i suoni (come il pianto) del corpo procurano un sollievo sotto forma di cibo, calore e conforto, allora la continuità tra l’interno e l’esterno non viene interrotta e lo stato simbiotico continua fino a che vi è consapevolezza sufficiente e sufficiente sviluppo motorio per iniziare a separarsi.
Se invece il bambino è incapace di vedere soddisfatte le proprie necessità (cioè se la madre non è adeguatamente accudente), sviluppa una crescente sfiducia nel mondo esterno ed una dissociazione dal mondo interiore accompagnata da un senso di inadeguatezza e abbandono.
Sviluppo della personalità: la Coscienza Fisica
La Coscienza fisica consiste nell’identificazione con il proprio corpo come limite di separazione con il mondo circostante e lo sviluppo della consapevolezza e del controllo del proprio corpo.
Quando vi è una buona e regolare soddisfazione dei bisogni primari, la coscienza può essere impegnata in altre attività. Quando, invece, i bisogni primari non vengono adeguatamente soddisfatti, la coscienza si focalizza sull’istinto di sopravvivenza che, a sua volta, domina su tutto il resto.
Condizioni ambientali di stress conducono allo sviluppo di uno stato ansiogeno cronicizzato. Il corpo è in perenne stato di allerta e si verifica una condizione di ipervigilanza verso l’esterno, con conseguente scarsa attenzione verso gli stimoli interni, quali ad esempio la fame e il sonno. Una condizione frustrante produce tensione, rabbia e aggressività, stati d’animo che l’individuo potrà proiettare verso l’esterno, ma anche verso se stesso.
Freud scoprì che l’equilibrio psichico gioca su istinto alla vita (eros) e istinto di morte (thanatos) che hanno pari importanza. L’uomo non cerca solo il piacere, ma in fondo agogna la propria morte come ritorno allo stato iniziale di non vita. E’ il desiderio di concludere la sofferenza della vita e di tornare ad uno stato di riposo.
L’istinto di morte si manifesta nella coazione a ripetere: si ripete il sintomo nevrotico invece di ricordare ed anzi, si ripete appositamente per non ricordare, con quello che Freud chiama l’eterno ritorno dell’uguale. Occorre ricordare per non ripetere gli errori del passato, gli stessi dubbi e conflitti per tutta la vita, in amore, in amicizia, nel lavoro.
Demone: la Paura
Avere paura significa credere che qualcosa di brutto stia per accadere, ed è l’esatto contrario della fiducia, condizione mentale in cui ‘individuo crede che qualcosa di bello stia per accadere.
La paura è provocata da una situazione di pericolo che può essere reale, anticipata dalla previsione, evocata dal ricordo o prodotta dalla fantasia.
La paura è una condizione di ipervigilanza, in cui vi sono difficoltà a rilassarsi e a lasciarsi andare. E’ strettamente correlata all’istinto di sopravvivenza e all’istinto di morte, ed una delle sette emozioni primarie che “muovono” l’individuo.
La paura è spesso accompagnata da una reazione organica, di cui è responsabile il sistema nervoso autonomo, che prepara l’organismo alla situazione d’emergenza, disponendolo, anche se in modo non specifico, all’apprestamento delle difese che si traducono, solitamente, in atteggiamenti di lotta e/o di fuga.
Tuttavia, un’emozione di paura estremamente intensa, solitamente denominata come terrore e che è superiore al panico, induce un impulso a scappare talmente elevato da ricercare una soluzione immediata: in questo caso l’individuo sceglie di ritirarsi dentro se stesso.
Il terrore è una vera propria fuga verso l’interno, la muscolatura si paralizza nel tentativo di ridurre la sensibilità dell’organismo durante l’agonia (immaginata o reale), con un effetto fisico paralizzante.
Conflitto: fiducia vs sfiducia
La fiducia induce nell’individuo un atteggiamento di calma e sicurezza, che porta ad un’apertura verso il mondo esterno favorendone l’esplorazione. Questo atteggiamento soddisfa pienamente l’istinto di sopravvivenza in quanto, solo mediante l’esplorazione, è possibile trovare i mezzi di sussistenza ed appagare la ricerca del piacere.
Un atteggiamento indotto dalla sfiducia, invece, porterà l’individuo ad una progressiva chiusura nei confronti del mondo esteriore, in quanto non si ricevono cure adeguate, fino ad una vera e propria dissociazione.
Ciò comporta un senso di inadeguatezza, di abbandono, e di paura. Il mondo interiore ed il mondo esteriore saranno vissuti come disarmonici ed antitetici.
La soluzione a questo dilemma interiore va ricercata nella speranza, che è l’esatto opposto della paura.
L’ottimizzazione dell’equilibrio individuale avviene quando paura e speranza si annullano vicendevolmente e subentra un meccanismo di serena accettazione, dunque di fiducia in se stessi.
Istinto: autoconservazione. Istinto di sopravvivenza e istinto di morte.
Diritto fondamentale: diritto di esistere; diritto di avere (necessità). Capacità di contenere e/o mantenere.
Traumi ed effetti traumatici su Muladhara Chakra
- Traumi di nascita
Non essere voluti, gravidanza sofferta, parto difficile, separazione coatta dalla madre, permanenza in incubatrice,..
Queste, ed altre ancora, sono situazioni che possono causare una certa fragilità nel neonato, che egli manifesta in una costante ricerca di attenzioni e necessità del contatto fisico.
Tuttavia, il senso di isolamento porta il neonato ad un pianto compulsivo che a sua volta potrebbe inibire il legame con i genitori che, per far fronte allo stress, potrebbero sentirsi indotti ad adottare atteggiamenti di trascuratezza o aggressività, se non addirittura di rifiuto e violenza.
- Abbandono
Il senso di abbandono ed isolamento può essere compensato con la richiesta spasmodica di attenzioni (eccesso energetico del primo Chakra).
Tuttavia, se ciò non avviene, subentra un meccanismo di repressione al fine di non percepire le sensazioni frustranti che inducono alla ricerca di un soddisfacimento che non può avvenire.
Tale repressione porta l’individuo a perdere progressivamente contatto con il proprio corpo e quindi a non essere più in grado di riconoscere i propri bisogni.
- Trascuratezza
L’instabilità emotiva da parte della madre induce nel neonato un senso di inadeguatezza, che si svilupperà nell’individuo come un senso di vergogna, minandone l’autostima.
- Malnutrizione
Ci si può riferire al nutrimento scarso, eccessivo o insano, ma anche ad associazione di sentimenti negativi al momento del pasto, come ad esempio frustrazione, aggressività, esplosioni di rabbia.
La malnutrizione può, inoltre, essere intesa per estensione a tutti i tipi di nutrimento, quali l’affetto, gli stimoli esterni positivi come il gioco, l’esplorazione, la socievolezza, …
L’associazione di questi stimoli con emozioni negative, induce il neonato ad avere delle difficoltà a percepire e gestire gli stimoli del proprio corpo come la fame e la sazietà, ma anche la curiosità, l’apprendimento mediante la scoperta e la ricerca del piacere.
- Clisteri
Può accadere che i bambini abbiano difficoltà sia fisiche che emotive per quanto riguarda l’espulsione delle feci. In questi casi, l’effettuazione dei clisteri può essere vissuta come una vera e propria violazione fisica.
In questo caso, il clistere distrugge i confini del proprio corpo, la propria capacità di autocontrollo nel mantenere e contenere, il proprio senso di solidità. Infine, distrugge l’autonomia.
E’ possibile che l’individuo adulto senta la necessità di erigere muri e barriere per proteggersi, o che percepisca tali barriere con l’esterno anche se inesistenti. Può inoltre sviluppare una certa rigidità caratteriale, la necessità di controllo sugli altri, avarizia e possessività.
- Violenza fisica
Subire violenza fisica induce l’individuo a dissociare la propria coscienza dal corpo, ma produce anche uno stato ansiogeno al fine di evitare il ripetersi dell’esperienza. Insieme, la dissociazione dal proprio corpo e lo stato di eccitazione data dall’ansietà, produrranno nell’individuo adulto la necessità di creare degli stati di crisi per sentirsi vivi.
- Traumi ereditari
Sono gli eventi traumatici vissuti dai genitori e trasmessi ai figli. Possono riguardare eventi quali ad esempio guerra, povertà, violenze, … Essi causano nel bambino e nell’individuo adulto paure, ansie ed insicurezze che tuttavia non gli appartengono.
La Repressione degli Stimoli
L’individuo che non trova soddisfazione alle proprie necessità e bisogni, tende a reprimere gli stimoli che lo inducono ad appagarli.
In questo caso il corpo viene annullato, mentre la coscienza intellettiva diventa elevatissima.
Il soggetto avrà una tendenza a strafare, ben oltre i propri limiti, arrivando addirittura al punto di non accorgersi di aver bisogno di appagare bisogni vitali, come mangiare o di dormire.
Naturalmente questo atteggiamento sarà causa di malattia e incidenti.
Il Disturbo Schizoide
Da non confondere con la schizofrenia.
L’individuo introverso/schizoide/creativo presenta spesso una immaginazione ricca ed articolata ed un vissuto emozionale intenso.
Egli, infatti, concentra molte delle sue energie psichiche coltivando un mondo interiore. In questo modo appaga le proprie necessità senza partecipare attivamente al mondo reale.
La risposta schizoide è un meccanismo difensivo profondo, rivolto verso la realtà in quanto tale, inconsciamente percepita come fonte di pericolo o di dolore.
L’individuo non ha alcun interesse verso i rapporti sociali, tenderà anzi a scegliere attività che può svolgere in solitudine, evitando così stati d’ansia e dolorosi.
Disturbi Fisici
I malesseri e le patologie correlate ad uno squilibrio nel primo Chakra si rivelano nelle disfunzioni intestinali, in particolare a carico dell’intestino crasso, oppure nelle problematiche ossee a carico degli arti inferiori, o ancora in una decalcificazione a carico dei denti.
Muladhara Chakra in Breve
Caratteristiche equilibrate
Le Caratteristiche equilibrate del primo Chakra consistono in un adeguato radicamento nel proprio corpo, che a sua volta è il mezzo di contatto con il mondo esterno. Un buon radicamento implica varie condizioni: il sentirsi bene e a proprio agio nel proprio corpo, godere di una buona vitalità e di una buona salute nonché della capacità di rilassarsi, avere fiducia in se stessi e nel mondo, conoscere i confini adeguati per sé e per gli altri, essere in grado di gestire le proprie risorse fisiche ed emotive in modo da prosperare.
Carenza Energetica
La carenza energetica del primo Chakra si caratterizza con la disconnessione dal corpo al punto da non avvertirne i segnali e oltrepassare i limiti fisiologici fino alla malattia. L’individuo, di solito, avverte un costante senso di debolezza e di collasso fisico.
Altri segni tipici della carenza energetica del Muladhara sono l’ansietà, la difficoltà di adattamento, la mancanza di serenità, la tendenza a sognare ad occhi aperti, la mancanza di confini rispettosi per sé e per gli altri, poca capacità di fissare degli obiettivi e poca disciplina per raggiungerli, disorganizzazione, trascuratezza, pigrizia, stanchezza cronica.
Eccesso Energetico
L’eccesso di energia nel primo Chakra si manifesta con atteggiamenti di accaparramento, avidità, fissazioni materiali, disordini alimentari che possono manifestarsi come obesità, anoressia o bulimia, rigidità caratteriale, timore dei cambiamenti, necessità di ritualizzare azioni quotidiane per appagare un senso di stabilità, iperattività nevrotica atta a compensare l’incapacità di rilassarsi, atteggiamento invadente nei confronti degli altri, incapacità a contenere e mantenere, senso di sopraffazione e di sconfitta.
Strategie di cura
Le strategie di riequilibrio del Muladhara Chakra consistono nell’imparare ad ascoltare il proprio corpo, svolgere un’attività fisica che favorisca il contatto ed controllo della propria fisicità, quali ad esempio la danza o l’Hatha yoga. Un altro metodo consiste nel favorire il contatto fisico ad effetto distensivo e rilassante come ad esempio i massaggi. Può essere utile, a livello psicologico, analizzare il rapporto con la propria madre, individuare le radici della propria infanzia e diventarne consapevole, reclamare il proprio diritto di esistere ed al contempo riconoscerlo agli altri.
Affermazioni: Ho il diritto di esistere. Sono reale. E’ sicuro per me essere qui. La terra mi sostiene e viene incontro alle mie necessità. Amo il mio corpo e ne ho fiducia.
Il Muladhara nelle Discipline Olistiche
Elemento: terra
Colore: rosso
Sistema Endocrino: ghiandole surrenali
Incensi ed oli essenziali: più indicate sono quelle provenienti da alberi con radici profondamente radicate nel terreno, come legno di sandalo, di cedro, cipresso e olmo.
Altre essenze che aiutano a sanare i disequilibri del Chakra base, in particolare nelle manifestazioni di ansia, depressione e paura, sono: rosa, mirra, muschio di quercia, pepe nero.
Per superare il senso di isolamento sono indicati geranio, vetiver, melissa, patchouli, ylang ylang e incenso.
Cristalli: rubino, corallo rosso, granato, diaspro, onice nero, ossidiana, ematite, tormalina nera.
Mi piace molto questo articolo davvero completo e profondo, grazie
Grazie 🙂
Bellissimo articolo
Grazie Christian